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Ostacoli e opportunità
par Claudio Grassi
Publie le venerdì 25 novembre 2011 par Claudio Grassi - Open-PublishingUno degli argomenti maggiormente dibattuti nei nostri congressi dopo la nascita del Governo Monti è la proposta del Fronte Democratico contenuta nel primo documento. Si dice che è stato un errore proporlo. La dimostrazione starebbe nella sua attuale improponibilità. Da ciò ne discenderebbe che la proposta politica contenuta nella mozione di maggioranza è sbagliata.
Non condivido affatto questo ragionamento e spiego il perché. Intanto non è vero che questa è l’unica proposta politica contenuta nella prima mozione. Il Fronte Democratico è inserito in un insieme di proposte che comprendono la costruzione della Sinistra di alternativa, la Federazione della Sinistra e il rafforzamento di Rifondazione. Ma, al di là di questo, continuo a ritenere che nello scenario nel quale è stata formulata la proposta del Fronte Democratico (quando poteva determinarsi una competizione elettorale tra centrodestra e centrosinistra) questa era l’unica proposta sensata possibile. Non mi sfuggono i suoi limiti, ma le due ipotesi alternative erano, a mio giudizio, assai più negative. Quella di una intesa di Governo a tutto tondo ci avrebbe messo in una condizione ancor peggiore di quella già vissuta col Governo Prodi. Quella di una corsa solitaria, con questo sistema elettorale, con il meccanismo del voto utile e con degli sbarramenti per noi impossibili da superare, ci avrebbe messo in una condizione di totale marginalità. L’efficacia di una proposta politica va valutata nel contesto per cui essa viene concepita. E’ del tutto evidente che oggi, come abbiamo sottolineato nel documento approvato dalla Direzione, in presenza di un governo tecnico di “grande coalizione” non ha alcun senso proporre il Fronte democratico. Adesso la proposta di fase diventa quella di costruire l’opposizione di sinistra al Governo Monti. Sarebbe veramente grave se, a fronte di un esecutivo nato per attuare le indicazioni della Bce, l’unica voce contraria fosse quella della Lega Nord.
Per quanto riguarda il nostro partito, la situazione resta molto difficile. La scissione che abbiamo subito ci ha indebolito pesantemente e non mi sfuggono i nostri limiti soggettivi e gli ostacoli che frustrano il progetto di costruzione della Federazione della Sinistra, primo passo verso la costruzione unitaria della sinistra di alternativa. Tuttavia mi pare che si aprano anche delle opportunità. Le scelte politiche che abbiamo assunto in questi anni ci consentono di collocarci “naturalmente” all’opposizione del Governo Monti. In una situazione ben diversa si trova chi ha scelto strategicamente l’internità al Nuovo Ulivo, poiché, se si pronuncia contro il Governo, rischia di mettere in discussione la coalizione stessa, se lo sostiene entra in contraddizione con le proprie posizioni politiche. E’ il problema dell’Idv, ma soprattutto di Sel, che aveva puntato molte carte su uno strumento – le primarie – al momento, per lo meno, congelato. Anche il Pd andrà incontro a non poche difficoltà, come il caso Fassina emerso in questi giorni dimostra. Tutto questo ci dice che per la sinistra si apre un vasto spazio politico, e che occorre muoversi con intelligenza in un contesto dinamico, che vede moltiplicarsi le contraddizioni. Precisamente in questo consiste la sfida posta nella proposta politica contenuta nel primo documento: dobbiamo dimostrarci in grado di bandire dalle nostre valutazioni e dai nostri comportamenti qualsiasi approccio settario o di autosufficienza.
Lo scenario politico e sociale accresce la concreta possibilità di riallacciare i fili dell’unità della sinistra di alternativa. Come mostrano i risultati dei referendum e l’esito delle recenti amministrative in alcune importanti città, ci sono tutte le condizioni per costruire una opposizione non minoritaria. I segnali che ci arrivano dagli altri paesi europei ci dicono che i comunisti e la sinistra di alternativa ce la possono fare. L’ottimo risultato di Izquierda Unida in Spagna, data per spacciata fino a pochi mesi fa, ci fa ben sperare.
Ps: Il prossimo post, che farò la prossima settimana, sarà sul Congresso di Rifondazione. Già adesso si potrebbe esprimere una valutazione. Ma mi interessa valutare attentamente i dati definitivi, non tanto per vedere le percentuali delle varie mozioni (quelli sono più o meno valutabili), ma vedere i risultati territorio per territorio, sia in termini di voto delle mozioni, sia in termini di partecipazione al voto.
Intanto possiamo dare qualche elemento:
Le percentuali tra le mozioni sono, più o meno, 81% la prima, 14% la seconda, 5% la terza.
La partecipazione delle iscritte e degli iscritti al congresso è tra il 38 e il 40%
Gli emendamenti Valentini-Bonadonna e Forenza-Barbarossa vengono approvati in alcune federazioni, ma non conseguono un risultato rilevante.
http://www.claudiograssi.org/wordpress/2011/11/ostacoli-e-opportunita/