Home > Paolo Rossi «No a Grillo e Di Pietro La Lega è l’unico partito»

Paolo Rossi «No a Grillo e Di Pietro La Lega è l’unico partito»

Publie le giovedì 15 aprile 2010 par Open-Publishing

«No a Grillo e Di Pietro
La Lega è l’unico partito»
Paolo Rossi: l’ex pm mi ricorda un poliziotto cubano

«Beppe fa il capopopolo, io non ci riuscirei mai. Preferisco restare un saltimbanco»

Paolo Rossi: l’ex pm mi ricorda un poliziotto cubano

[...] Si è detto che nella prima versione [lo spettacolo che doveva fare a Sanremo] il visitatore non fosse lo Stato ma Berlusconi... «No. Non sono così pazzo, sarebbe stata una provocazione. Ho riferito l’episodio al mio maestro, Dario Fo, che deve averlo rielaborato. Ma non è così».

Dice Rossi che «ci sono molte forme di censura. C’è quella dei cortigiani, come in questo caso. Burocrati che si svegliano un paio d’ore prima delle persone di talento, per avere il tempo di sforbiciarne il lavoro. Poi c’è la censura del re. Ma c’è anche la censura di chi il proprio talento lo sacrifica, si vende al mercato, purga le proprie opere. Succede a molti del mio ambiente. Li vedo censurare la loro stessa intelligenza e originalità. Ma non voglio fare nomi. L’unico collega di cui parlo è il presidente del Consiglio: un uomo di spettacolo, il più adatto a governare la società dello spettacolo».

«In questi trent’anni in Italia è accaduta una rivoluzione culturale, che ha trasformato i cittadini in spettatori. Tutti sono stati coinvolti, anche la sinistra. Gli unici che non si sono adeguati, che hanno continuato a lavorare per strada, magari avendo in tasca ancora la tessera del vecchio Pci, sono i leghisti. La Lega è l’unica forma di resistenza al virtuale. Purtroppo, a differenza di Alberto da Giussano, è salita sul carro dell’imperatore.

Da tempo, dalla canzone di Gaber in poi, i parametri di destra e sinistra non sono più validi. E a volte, quando incontro un esponente di sinistra, mi viene da sentirmi un po’ di destra ».
Ma se alle regionali lei si è candidato con Rifondazione? «L’ho fatto per un amico, Vittorio Agnoletto. Non sono comunista; al più, anarchico. E la mattina delle elezioni sono rimasto a casa. Credo di essere l’unico candidato che non si è votato».

In tanti guardano a un altro suo collega, Beppe Grillo. «Ognuno nella vita va dove lo portano le sue scelte. Io non riuscirei mai a diventare un capopopolo — dice Rossi —. Preferisco restare un saltimbanco. Questo so fare, e lo so fare bene. Grillo ha altre capacità. Da buon genovese, è molto portato ad afferrare i concetti economici». E Di Pietro? «L’ho visto due volte in vita mia. A un convegno sulla Costituzione, dove si arrabbiò molto perché gli avevano portato via il posto in prima fila. Mi ha ricordato il poliziotto cubano che mi interrogò per ore: aveva trovato la polvere che usavo per incollare un ponte dentale. Non mi mollò finché non mi staccai il ponte, lo cosparsi di polvere e lo riattaccai. Disgustato, il Di Pietro cubano mi rilasciò ».

Tra i bersagli di Paolo Rossi ci fu Bettino Craxi. «Dov’è finita la fontana di piazza Castello? Ad Hammamet!» cantava. Qual è oggi il suo giudizio su Craxi? «Non riesco a giudicare una persona che non può rispondere. Io attacco il potere; quando l’uomo perde il potere, smetto di prendermela con lui. Craxi paga il pedaggio che tocca agli sconfitti. Quando in Parlamento si alzò a dire che tutti erano responsabili, diceva la verità.
Denunciare la malefatte di Berlusconi è inutile: vince perché in tanti si identificano nel primattore, che è anche un po’ primattrice; in tanti vorrebbero vivere nel suo film.

Aggiunge sulle foibe:
«Due anni fa, con il mio primogenito Davide, ho accompagnato mio padre, che ha combattuto in Jugoslavia, a cercare i corpi dei suoi commilitoni gettati dai titini nelle foibe. Non li trovammo: quella è zona termale, sul posto magari avevano costruito un percorso benessere. Noi siamo di Monfalcone. Bisiacchi, che secondo Magris può significare sia "gente tra due acque", l’Isonzo e il Timavo, sia "gente in fuga". Come i carpentieri del mio paese, bastonati per vent’anni dai fascisti e, passata la frontiera dopo la guerra, dai comunisti».