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Quando la xenofobia si fa business immobiliare
Publie le martedì 25 gennaio 2011 par Open-Publishing3 commenti
Oltre 4000 euro al metro quadro più forti spese condominiali per vigilanti e custodi. Target: medici, avvocati, manager ed imprenditori di età compresa tra i 35 e i 50 anni. Si chiama "Cascina Vione", nel milanese, ed è solo l’ultimo esempio del trend immobiliare -non solo in Italia- degli ultimi anni. Si chiamano "gated community", città blindate: vigilanza armata, telecamere sul muro di cinta e sensori elettronici antintrusione per restituire ai residenti -così sta scritto sulla brochure pubblicitaria- il piacere di vivere lontano da "traffico, inquinamento, aggressività, violenza e soprattutto troppe persone con origini e abitudini diverse".
Fonte:
http://danielesensi.blogspot.com/2011/01/quando-la-xenofobia-si-fece-business.html
Messaggi
1. Quando la xenofobia si fa business immobiliare, 26 gennaio 2011, 08:01
In America(S.U.) ce ne sono moltissime e sono un business enorme per le agenzie di guardie private, spesso " sorelle" delle stesse agenzie che forniscono contractors all’esercito USA( vedi Blackwater). michele
1. Quando la xenofobia si fa business immobiliare, 26 gennaio 2011, 20:27, di carla ghiglieri
In Francia una grandissima parte delle nuove costruzioni ad uso residenziale,
spesso all’interno di vecchi quartieri, sono residence blindati con telecamere,
guardiani, divieti d’accesso e recinzioni invalicabili, a costi elevati tanto per
l’acquisto quanto per l’affitto, che di per sè danno vita a comunità omogenee,
a livello di classe se non di etnia.
2. Quando la xenofobia si fa business immobiliare, 27 gennaio 2011, 18:48
Non ci vedo niente di male.Ognuno vive dove e come gli pare.