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Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano
Publie le mercoledì 9 marzo 2011 par Open-Publishing16 commenti
Personale e politico di un sedicenne dell’Autonomia. Ecco cosa c’è nel “dossier”
Liberazione descrive le carte di Verbano riapparse da un archivio dei carabinieri. Si tratta di una parte del materiale sequestrato nell’abitazione di Valerio il 20 aprile di 31 anni fa. Prima scomparso dall’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma, poi ritrasmesso in copia fotostatica dalla digos al giudice che indagava sul suo omicidio, infine definitivamente inviato al macero nel 1987. Quasi 400 pagine, tra cui l’agenda rossa del 1977 e la rubrica con i nomi dei militanti neofascisti. Il legale di Carla Verbano invoca trasparenza e chiede copia del dossier alla procura
Giorgio Ferri e Nicola macò
Liberazione 8 marzo 2011
Ci sono i voti del semestre appena concluso, l’orario delle lezioni, il testo della canzone di De André, Il bombarolo, e poi in stampatello sul frontespizio: «Portare l’attacco al cuore dello Stato», con una falce e martello e un mitra sovrapposti e sotto la sigla Ccr, collettivo comunista rivoluzionario quarta zona, composto dagli studenti del liceo scientifico Archimede. E’ la copia fotostatica dell’agenda rossa 1977, edita dalla Savelli, appartenente a Valerio Verbano, allora studente appena sedicenne, riemersa da un buio lungo 31 anni. Ai lati dei fogli la firma di Rina Zapelli, nome da ragazza di Carla Verbano, madre di Valerio, apposta al momento del sequestro la sera del 20 aprile 1979.
L’inchiesta sui fascisti
Tra le pagine che abbiamo potuto consultare, poco meno della metà dei 379 fogli che sembrano comporre quanto resta del “dossier Verbano”, ci sono anche 41 fogli di una rubrica nei quali sono riportati circa 900 nomi di attivisti di estrema destra corredati da indirizzi e in alcuni casi con numero di telefono. Redatti tutti con la grafia di Verbano. Altri 16 fogli, trascritti da più mani, riportano appunti, minute di schede, appartenenza politica, piantine e altre informazioni, come alcuni luoghi di ritrovo dell’estrema destra. Carla Verbano vi ha già riconosciuto quella di un amico di Valerio deceduto nel frattempo. Un accurato lavoro di mappatura delle diverse realtà del neofascismo romano dove lucide intuizioni e scoperte anzitempo si sommano anche ad imprecisioni e approssimazioni notevoli. Alcune schede collimano solo in parte con quelle riportate nel recente libro di Valerio Lazzaretti, Valerio Verbano, ucciso da chi, come e perché, Odradek 2011. Questa circostanza conferma quanto ricordato nei giorni scorsi da Carla Verbano sulla esistenza di più versioni del dossier, «realizzato da Valerio insieme ad altri sei o sette amici». La riprova sta proprio nel libro di Lazzaretti che riporta uno schedario con circa 1200 nomi aggiornato ad un periodo successivo alla morte di Verbano. Nel dossier “riapparso” in una scheda numerata “002” si legge che Pierluigi Bragaglia, ex militante del Fdg divenuto «gregario delle strutture collaterali dei Nar», ha 18 anni, mentre nel documento citato da Lazzaretti gli anni salgono a 20 e il testo della scheda, seppure quasi identico, vede l’ordine delle frasi spostato a conferma del fatto che le informazioni salienti contenute nel “dossier” erano patrimonio di un’area più larga che le ha conservate ed aggiornate nel tempo.
E’ azzardato trarre delle conclusioni sulla base di una visione troppo parziale della carte riemerse – secondo quanto sostenuto dal Corriere della sera – da un archivio dei carabinieri a cui la procura ha recentemente attribuito la delega per le nuove indagini sull’omicidio. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di Carla Verbano, si è già rivolto ai pm per avere copia del “dossier”. Le carte di Verbano rivestono ormai una valenza storica ancor prima che giudiziaria. Il buco nero che per lunghi decenni ha inghiottito le sue agende, rubriche e foto, consigliano oggi un dovere di trasparenza assoluta, tanto più che eventuali sviluppi dell’inchiesta si attendono dall’esame tecnico di altri reperti.
Gli elenchi distrutti
Quello che si legge nel verbale di sequestro del materiale trovato dalla digos nella stanza di Valerio Verbano è un lungo elenco: l’agenda rossa che fu il suo diario personale nel 1977, quaderni, decine di fogli sparsi, fotocopie, ritagli di giornali, fotografie e una pistola. In tutto, ben diciotto schedari pieni di documenti e altri sei di foto. Dopo il sequestro, cominciano le ‘stranezze’. Tutto il materiale – spiega Marco Capoccetti Boccia nel suo, Valerio Verbano, una ferita ancora aperta, Castelvecchi 2011 – sarà tenuto in custodia dalla digos per una settimana prima di essere consegnato all’ufficio corpi di reato del tribunale di Roma per essere repertato e messo a disposizione del fascicolo processuale «Verbano + 4». Pochi giorni dopo la morte di Valerio i legali della famiglia ne chiedono la restituzione. Si scopre così che l’originale del cosiddetto “dossier” non è più al suo posto; è praticamente sparito. Il 27 febbraio 1980 il giudice istruttore Claudio D’Angelo, che si occupa dell’omicidio di Valerio, constatata la scomparsa del dossier dall’ufficio corpi di reato riceve dalla digos una «copia fotostatica della documentazione sequestrata nell’abitazione di Verbano Valerio». Se ne evince che si tratta ancora di una copia integrale ma Carla Verbano, che all’epoca poté visionare le carte, sostiene che il materiale inviato dalla digos era «dimezzato» rispetto all’originale. Nell’ottobre 1980, il giudice istruttore nega alla famiglia la restituzione delle carte sequestrate, ormai presenti solo in copia, perché ancora sottoposte a segreto istruttorio. Quattro anni dopo, l’11 aprile 1984, la corte d’appello che aveva giudicato Valerio ordina la distruzione dei reperti, comprese le carte e le foto, nonostante queste fossero state nuovamente repertate nell’inchiesta aperta per il suo omicidio. In realtà, come documenta Capoccetti, l’effettiva distruzione della copia fotostatica inviata dalla digos avverrà solo il 7 luglio 1987. Da quel momento non c’è più traccia del dossier negli atti giudiziari. Per ritrovarne copia Capoccetti ha scritto anche alla digos, ricevendo lo scorso luglio un’evasiva risposta che tra le righe non smentisce affatto l’attuale possesso di copia del «materiale oggetto di sequestro». Documentazione che all’improvviso è riapparsa in mano ai carabinieri dopo la recente riapertura dell’inchiesta. Si è detto anche che il dossier sarebbe passato nelle mani del giudice Amato, ucciso mentre conduceva un’inchiesta contro Nar e Terza posizione, ma sempre secondo quanto accertato da Capoccetti non c’è alcuna traccia di protocollo che ne dia conferma. Questo trasmigrare, sparire e ricomparire, dimagrire, per infine esser distrutto e poi riapparire in copia fotostatica dove nessuno se lo aspetta, è senza dubbio una delle circostanze più sconcertanti di tutta la vicenda.
L’agenda rossa del 1977
Siamo entrati nelle pagine del diario di Valerio del 1977 con un sentimento di pudore. Ci sembrava di violare la sua intimità, i suoi segreti, quelli di un adolescente cresciuto in fretta. In quegli anni si diventava adulti presto travolti dalla forza di una corrente che insegnava come fosse possibile cambiare il mondo. Valerio surfava veloce su quell’onda di rivolta che non conosceva rassegnazione. Il suo era un coinvolgimento totale: almeno quattro riunioni politiche a settimana, tra collettivi, comitato e assemblee, non solo all’Archimede ma anche all’università. Annotava le manifestazioni e gli scontri del periodo, le ricorrenze, l’uccisione dei militanti di sinistra, da Francesco Lorusso ad Antonio Lo Muscio e Walter Rossi, insieme ai compiti in classe, i pomeriggi al muretto con gli amici, gli incontri con le ragazze e anche un «abbiamo giocato a nascondino» che fa sorridere. Tanti gli slogan, roventi come la temperatura al suolo dell’epoca, ma anche una battuta del tipo: «Atac: associazione telline aspiranti cozze». Meglio non prendersi troppo sul serio. Il 4 marzo annota: «Mancia ripassa a scuola». Angelo Mancia, conosciuto come Manciokan, fattorino del Secolo d’Italia, era un noto picchiatore del quartiere. Venne ucciso per rappresaglia dalla Volante rossa poche settimane dopo la morte di Valerio, anche se con il suo assassinio non c’entrava nulla. Il 12 marzo sono appuntati gli scontri durante la manifestazione nazionale per l’uccisione da parte di un carabiniere di Francesco Lorusso e, qualche giorno dopo, il 15, la discussione nel collettivo «sui fatti di sabato e le baiaffe». Facevano discutere le pistole apparse durante il corteo e l’armeria presa d’assalto il sabato precedente. Il 22 settembre Valerio annota la partenza per Bologna dove partecipa, fino al 25, al convegno nazionale contro la repressione. Dormirà a casa di una zia accompagnato dalla madre, ci racconta Capoccetti. Il 15 novembre si legge «Vado all’Archimede, vengo aggredito». Quasi un presagio.
Messaggi
1. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 9 marzo 2011, 14:23, di alberto
....dov’era Liberazione e gli altri giornali "compagni" in questi 31 anni?
1. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 10 marzo 2011, 11:59, di Saverio
Ma che razza di domanda è?
Un giornale fa il suo mestiere, scova carte scomparse, ne rende pubblico il contenuto che per giunta sfata tante leggende, e tu non trovi di meglio che sollevare una stupida domanda del genere?
Dicci piuttosto tu cosa hai fatto in questi 31 anni? Hai usato la testa soltanto per separare le orecchie?
2. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 10 marzo 2011, 12:05
Oltretutto Liberazione esiste da meno da 20 anni ...
3. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 10 marzo 2011, 20:24, di Red Web Master
La domanda giusta sarebbe, viste le difficoltà della stampa comunista: dove sarà Liberazione (ed anche Il Manifesto) fra 31 anni?
4. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 11 marzo 2011, 22:39, di Luca
Sì sì....una domanda molto stupida. Pensa quanto sarebbe stato importante e utile scovare le carte 20 anni fa e non quando sono state riaperte le indagini e si comincia a far luce.....
Ciò che faccio io conta poco, non sono un giornale. Non so dove sarà tra 31 anni la stampa "comunista"....so dove stanno i compagni come Valerio e Fausto e Iaio e tanti altri. Loro lottavano, la stampa (comunista e non ) no.
5. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 12 marzo 2011, 11:39
31 anni fa Liberazione non esisteva. mi sembra sia nata nel 1990.
Ed ovviamente non esisteva il suo partito di riferimento.
In compenso esisteva Il Manifesto ed anche Lotta Continua ( inteso come organo di stampa, il gruppo politico omonimo si era sciolto nel 1976).
E non si può certo dire che questi due quotidiani all’epoca dell’omicidio Verbano non dissero già con chiarezza quello che politicamente diciamo ancora oggi, cioè che si trattò di una omicidio politico fascista ma con evidenti implicazioni anche di altro tipo, "malavitose" ed anche "di stato".
Caduta immediatamente l’ipotesi facilona ed in parte "consolatoria" che voleva che la morte di Valerio fosse una rappresaglia di esponenti locali di Terza Posizione per il ferimento di uno di loro ( mi sembra oggi sia un parlamentare finiano) in una scaramuccia appunto di quartiere cui anche Valerio era presente ( troppa la sproporzione tra i due episodi e troppo evidente che gli assassini in casa Verbano cercassero principalmente qualcosa di ben preciso) ... immediatamente l’attenzione si spostò sul famoso "dossier" sequestrato dalla Digos a Valerio in occasione del suo precedente arresto .... dossier poi scomparso e ricomparso, anche se probabilmente solo in parte, più volte in questi lunghi anni ...
Dossier del quale si è sempre detto contenesse qualcosa di "esplosivo", tanto da suscitare l’attenzione del giudice Amato, a sua volta ucciso poi nello stesso 1980 e nello stesso quartiere, da parte di Gilberto Cavallini, esponente dei Nar.
Su quest’aspetto Lotta Continua ed il Manifesto non furono certo reticenti, tuttaltro ... e bisogna dire che persino L’Unità, che pure all’epoca aveva rapporti a dir poco pessimi coi movimenti, fece pienamente il proprio dovere giornalistico sulla vicenda .....
Il Manifesto, poi, aveva certamente qualche elemento in più per sostenere questa tesi ... il fatto che avesse più volte utilizzato elementi usciti dalle inchieste di controinformazione di Valerio e degli altri compagni della zona per propri articoli sui legami tra estremismo nero e grossa malavita organizzata ( la Magliana ma non solo questa) in particolare proprio nella zona romana Montesacro/Talenti/Trieste/Tufello /Valmelaina ...
E se il quotidiano Lotta Continua chiuse poco tempo dopo, trasformandosi prima nell’obrobrio filo/craxiano "Reporter" per poi scomparire del tutto .... Il Manifesto - che esiste ancora ai nostri giorni - invece continuerà spesso ( quantomeno ogni anno intorno all’anniversario dell’uccisione di Valerio) ad occuparsi della vicenda, continuando sempre a sostenere la stessa identica tesi.
Che è poi più o meno quella, dalle indiscrezioni di stampa, sulla quale stanno di nuovo lavorando gli inquirenti nella inchiesta riaperta nelle scorse settimane.
E che sembrerebbe indicare proprio in una certa area fascistoide a cavallo tra bombaroli neri e malavita organizzata i responsabili dell’uccisione di Valerio.
Con particolare riferimento ad un personaggio ( comunque estraneo ai Nar propriamente detti ed all’ambiente su cui finora, collegando la storia di Valerio a quella di 3 anni prima di Fausto e Iaio, si erano appuntati i maggiori sospetti ) che viveva ed operava nello stesso quartiere in cui viveva e faceva politica Valerio ...
Naturalmente queste indiscrezioni di stampa vanno prese con le molle .....
Potrebbe trattarsi, come diceva qualcuno in altra discussione qua sopra, di una "lepre falsa" gettata dagli stessi inquirenti per "scuotere" l’ambiente fascista romano per poi vedere cosa ne esce fuori.
E potrebbe anche trattarsi dell’ennesimo "depistaggio" da parte di altri ( in primo luogo i servizi ) per evitare con un "polverone" che anche in questa nuova occasione si arrivi ad alcuna certezza.
Tutto quindi da verificare ....
Ma da questo a prendersela con presunte reticenze storiche di Liberazione o in generale con la stampa "di sinistra" .... questa si mi sembra politicamente una pista "falsissima" ....
K.
6. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 20 marzo 2011, 11:57, di Tonio
Lo sapete questo atteggiamento come si chiama? Dermatite anale, altrimenti detto rodimento di culo. E sì perché se non se ne parla, non va bene perché si è complici del silenzio. Se poi se ne parla, non va bene lo stesso, perché bisognava parlarne prima. Insomma è il classico atteggiamento lagnoso di chi non ha più nulla da dire se non recriminare nei panni della vittima. Vittimismo, niente altro che vittimismo, ecco cosa siete diventati: vittime della vostra inconsistenza politica.
Mi sembra di capire che una parte dela carte siano riapparse. Liberazione dice che l’avvocato della famiglia ne ha chiesto copia alla procura. Che cosa è succeso da allora? La procura le ha date? Oppure siamo alle solite. Perché queste carte non vengono alla luce? Il problema mi sembra questo.
Io quelle carte vorrei che si conoscessero in integrale. Vorrei capire cosa c’è dentro perché stando al resoconto che ne da Liberazione, come dicono loro però solo parziale, di retroscena e misteri non mi sembra che ci sia granché. Niente di niente. Solo schedature, non tutte esatte, di militanti di estrema destra. Niente servizi, niente banda della magliana.
Ecco vorrei che riuscissimo ad accertare una volta per tutte queste cose. Il resto sono solo stupide lagne.
7. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 20 marzo 2011, 12:36
Che il dossier, negli stranissimi giri avvenuti in oltre 30 anni (apparizioni/sparizioni, a suo tempo sequestrato dalla Digos ed ora riapparso in mano ai carabinieri, così come la famosa pistola lasciata in casa Verbano dagli assassini e custodita per decenni, sembrerebbe, nientemeno che dall’antimafia siciliana), abbia potuto subire tagli, amputazioni, persino aggiunte posticce, è purtroppo nelle cose.
Ma, al di là del dossier, i nomi di fascio/criminali - non estranei anche agli ambienti della Magliana - usciti fuori sulla stampa in seguito alla riapertura dell’inchiesta ( Marion, Esposito, Laganà), che fossero o meno nomi contenuti nel dossier ( cosa che realisticamente a questo punto probabilmente non sapremo mai ), fanno largamente pensare che la pista fascio/mafiosa, indicata sin da subito dalla controinformazione militante ed anche da parte della stampa "normale", sia quella giusta.
E si tratta di personaggi, proprio perchè all’epoca detiti principalmente ad altri più lucrosi interessi, che certo non si facevano coinvolgere negli scontri di strada o davanti alle scuole che in quel periodo, ed in particolare in quella zona di Roma, erano questione quotidiana.
Deve quindi necessariamente esserci dell’altro, qualcosa di più "grosso", che spieghi l’uccisione di Valerio e le modalità, indubbiamente più in stile "mafioso" che non da pur feroce violenza politica, con cui è avvenuto.
E qui indubbiamente esce fuori una certa "inconsistenza politica" da parte di molti commentatori o presunti "controinformatori della domenica".
C’è chi si è "innamorato" ormai da decenni della tesi che vuole a tutti i costi una parte dei Nar ( in particolare i cosiddetti "fascisti proletari" del quartiere Prati, gli stessi a suo tempo inquisiti per la morte di Fausto e Iaio e di Ivo Zini e sfiorati anche dalla prima inchiesta giudiziaria sul delitto Verbano) responsabili della morte di Valerio. E vede quindi come come fumo negli occhi ogni ipotesi, sia pure dello stesso segno, leggermente diversa quanto ad identificazione dei killers materiali.
E c’è chi arriva addirittura a teorizzare, sul delitto Verbano, chissà perchè, una omertà più ampia, persino di settori della sinistra e di stretti amici dello stesso Verbano ( che, sempre chissà perchè, "coprirebbero" gli assassini ) e quindi se la prende con tutti, persino con Liberazione che nel 1980 nemmeno esisteva.
Atteggiamente sostanzialmente impolitici, più da psicanalisti che da analisti politici, che però impazzano sul web ormai da anni.
E che certo tutto fanno meno che aiutare la ricerca della verità.
K.
8. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 21 marzo 2011, 10:02, di Tonio
Caro K. è molto interessante la tua analisi dell’atmosfera che si è venuta a creare attorno alla vicenda di Valerio Verbano, trasformato in una sorta di icona estrapolata dal contesto della fine degli anni 70 e riempita di nuovi significati come accade in genere per tutte le derive della memoria. La memoria, infatti, parla sempre del presente, cioè di come il passato è riletto alla luce di ciò che lo sguardo del presente trova più interessante.
A me sembra un’atmosfera molto malsana.
T.
9. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 25 marzo 2011, 13:04
Keoma e Tonio, sono nella sala d’attesa dello psicanalista, aspetto di essere visitato. Intanto volevo ringraziarvi della generosità con cui gettate perle ai porci, noi, poveri patologici ignoranti fissati con i Nar e piagnoni vittimisti. E che cavolo, manco ci avessero sparato qualche volta o avessero messo bombe sui treni. Che aria malsana....ma fosse la nube radioattiva? Mi pento, ci pentiamo tutti noi linciatori ignoranti di Nar, giustizialisti ebeti, e becchini di compagni. Vi prego, non demordete, cercate di cambiarli voi questi tempi e consigliateci libri da leggere. Non lasciateci soli cone le nostre icone.......
Claudio
10. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 26 marzo 2011, 10:23, di Tonio
Bravo Claudio! Non potevi fare di meglio. Mi auguro che tu abbia scelto lo psicanalista migliore. Vedrai che ti aiuterà a risolvere qualche problemino che hai in testa: come pensare che dalla procura di Roma possa venire la soluzione sulla morte di Verbano. Che il vostro declamato antifascismo si risolva alla fine nell’attendere che dei bravi giudici trovino i suoi assassini la dice lunga. Cosa c’entri tutto questo con la storia politica di Valerio Verbano poi ce lo venite a spiegare.
11. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 26 marzo 2011, 13:26
In effetti Tonio dopo 31 anni non rimane che affidarsi ai giudici vista l’assenza dei compagni.....magari spiegateci voi il vostro di antifascismo e che c’entrate con Valerio, Fausto e Iaio tutti gli altri. Secondo me li volete solo seppellire.
12. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 26 marzo 2011, 14:29
Anche io purtroppo credo che ormai, per chiarire l’uccisione di Valerio, non c’è che da affidarsi ai giudici.
E questo non per fiducia "giustizialista" in essi - in effetti la contraddizione tra il tipo di militanza di Valerio ( o anche mia) ed il "giustizialismo" cieco, anche di molti compagni, di questi anni è un pò come tra il giorno e la notte - ma perchè oggettivamente, a 31 anni di distanza non intravedo altre possibilità.
Curioso però che quando i giudici, cui si ripone in genere tanta acritica fiducia, sembrano orientarsi verso ipotesi diverse ( non nella matrice ma nei nomi dei killers materiali ) da quelle di cui si è parlato per decenni senza concludere nulla, alcuni entrano nel panico e gridano al "depistaggio".
La verità vera è che, con la miriade di pentiti dello "spontaneismo armato nero" ( non solo quindi i Nar) che ci sono stati, si sa praticamente tutto sugli autori dei vari attentati fascisti di quegli anni a Roma.
Anche se poi le testimonianze di questi pentiti, riferendo spesso "de relato", non sempre sono bastate per arrivare a condanne sefinitive dei fascisti accusati.
L’unico episodio di rilievo di questa natura in cui invece ancora si brancola nel buio o quasi è invece proprio l’uccisione di Valerio Verbano.
L’ipotesi che questo si sia determinato per il semplicissimo motivo che gli assassini di Valerio erano probabilmente personaggi diversi dai soliti killers di strada del neofascismo romano, magari - occupandosi al tempo di grossi traffici fascio/malavitosi - semplicemente meno esibizionisti e conosciuti di questi e quindi anche meno noti ai suddetti pentiti, non mi sembra per niente peregrina.
K.
13. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 28 marzo 2011, 15:57
http://www.odradek.it/Schedelibri/valerioverbano.html
14. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 30 marzo 2011, 09:07, di Saverio
Provo a spezzare una lancia in favore di Tonio. Sono intervenuto tra i primi in questa discussione e non pensavo davvero che si arrivasse a questo punto. Ma alla fine i nodi vengono al pettine. E il nodo in questo caso è l’atteggiamento di fondo nei confronti del nuovo fenomeno ideologico che mobilita le interiora della compagneria: il penalismo.
1) Cominciamo dalle indagini. Mi par di capire che dopo le tante piste indagate in passato, oggi ci siano in campo due ipotesi: quella seguita dai carabinieri che si avvicina grosso modo allo scenario sostenuto da Keoma nei post precedenti. Anche se in giro si dice che i nomi sparati sui giornali di recente sarebbero solo depistaggi. L’altra ipotesi è quella sostenuta da Lazzaretti nel suo libro. Ipotesi che riveste un suo fascino, senza fare nomi (chi vuole si legga il libro), l’autore sostiene che le verità va ricercata indagando in un’area dello spontaneismo neofascista rimasta un po’ in ombra, ovvero il gruppo che girava intorno alla rivista Quex, che avrebbe costituito un proprio gruppo di fuoco in competizione e polemica con i Nar storici. Tuttavia una mera ipotesi logica, sommata alla presenza di una compatibilità tra le foto segnaletiche dell’epoca, di uno degli esponenti di questa area con uno degli identikit degli assassini di Verbano, non sono sufficienti di per sé a sostenere un’accusa a distanza di 31 anni dai fatti.
Il totocolpevole, perché ancora a questo stiamo, non andrà molto lontano se dagli esami tecnici sulla ricerca del dna sui reperti (il nastro adesivo del silenziatore, il bottone e gli occhiali) non emergerà nulla. La vera svolta potrebbe venire solo da li. Se si ritroveranno tracce di impronte genetiche si aprirà per la prima volta una pista vera. E se le impronte verranno fuori dagli occhiali, avranno una valenza ancora più forte. Altrimenti ci troveremmo di fronte all’ennesimo teorema accusatorio....
2) Veniamo invece al contesto all’interno del quale si svolgono queste nuove indagini. Si dice che la verità potrà venire solo dai giudici. Ragioniamo un attimo. L’inchiesta è stata riaperta nel quadro dei 19 casi irrisolti, in maggioranza vittime di destra, che Alemanno aveva chiesto di riaprire in un incontro con i vertici della procura. Il primo caso riaperto è stato Primavalle. Per altro con una sconcertante forzatura giuridica: ipotizzare il reato di strage (l’unico che consente di aggirare la prescrizione) quando i tre già condannati per i fatti sono stati accusati di un reato diverso, morte cagionata da altro reato, cioè l’incendio doloso (questo perché il processo ha dimostrato che non vi era un intento omicida nell’azione delittuosa commessa). Per compensazione, la procura è dovuta poi passare ad un caso irrisolto di sinistra, Verbano appunto. C’era anche un’altra necessità, vista la forte visibilità mediatica assunta da Carla Verbano e il peso delle sue denunce sul modo in cui sono state condotte le indagini in passato, la procura doveva in qualche modo restaurare l’immagine di una giustizia inefficiente e impresentabile che aveva addirittura distrutto i corpi di reato. Insomma occorreva restaurare l’immagine dello Stato. Ma la riapertura del caso Verbano, ammesso che condurrà a qualche risultato, trascina con sé la riapertura anche di altri casi, da Mancia ad Acca Larentia. Ora i legalitari puri, i giustizialisti doc presenti in ambo i fronti politici, ovviamente trovano ciò normale. Poi ci sono gli antifascisti di oggi, quelli che non essendo più in grado di prendere in mano nemmeno una canna da pesca, confidano nella magistratura per farsi giustizia. Tralascio la grave dimensione filosofica che contenuta in questo atteggiamento per venire agli effetti: un vero boomerang perché si ripropone l’ennesima soluzione penale ai conflitti degli anni 70-80. Per giunta col rischio di creare unicamente capri espiatori perché dopo 30 anni e passa è molto difficile se non impossibile individuare i veri responsabili. Questo è il punto. Qui si sta cercando di riempire delle caselle con dei volti qualunque un po’ come sta accadendo con i casi di cronaca nera irrisolti, vedi Il delitto Cesaroni e quello dell’Olgiata.
Forse si potrebbe tentate un’altra strada che sottragga al sistema penale l’accertamento della verità e la chiusura storica di quel periodo. Ma so bene che questa ipotesi che non riscontra particolare consenso. E qui torniamo al nodo di fondo: sembra che oggi l’unico orizzonte che dia soddisfazione è quello di avere dei colpevoli davanti. Nemmeno dei nemici, degli avversari da combattere ma dei colpevoli da punire, che siano quelli giusti o meno poco importa. Per giunta si chiede allo Stato di scovarli e condannarli, riconoscendo appieno la propria totale inconsistenza e incapacità. Ma che c’entra tutto ciò con quello che un tempo si chiamava comunismo, anarchia, autonomia, ognuno ci metta la sua appartenenza, la sostanze non muta? Forse è questa la prima domanda alla quale dovreste dare una risposta.
15. Riappare dopo 31 anni l’archivio di Valerio Verbano, 30 marzo 2011, 19:30
Completamente d’accordo, caro Saverio ... anche se credo che ti chiami in altro modo e credo pure di conoscerti ....
K.