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Ribelliamoci noi classe lasciata a se stessa!

Publie le venerdì 29 aprile 2011 par Open-Publishing

Alle analisi è venuto il tempo di affiancargli le azioni mirate. Non bastano più le semplici difese messe in atto. Questi sciacalli stanno portando avanti, giorno dopo giorno, un disegno criminale sulla pelle di chi non ha nessuna difesa. Reagiremo ad ogni sopruso colpo su colpo. Affanculo sindacati che non schiodano il culo dalla sedia, che aspettano e tergiversano sulle spalle di chi non ha tempo. Porteremo la rabbia e la voglia di riscatto nei luoghi del ricatto. La classe lasciata a se stessa ha tutto il diritto di difendersi dall’emarginazione totale in cui vorrebbe essere ricacciata come duecento anni addietro. E’ ora di esprimere una manifesta dignità contro qualsiasi pietismo e pressapochismo. E’ ormai un dato di fatto la completa esclusione politica verso questa formazione sociale, perché è quella che potenzialmente fa più paura. La paura non deve più appartenere ai singoli componenti di questa classe, ma deve essere rigettata in faccia a questi criminali vigliacchi che perseguono il loro disegno politico.

Questi pezzenti hanno ridotto questo stato come una pezza da piedi, prostrato ai loro piedi uomini e donne costretti a fargli da servi. La servitù politica ed economica di questo stato pupazzo si riflette nella servitù della classe lasciata a se stessa.

E’ venuto il momento di reagire, di pretendere uno stato nazionale che difenda i propri cittadini in quanto lavoratori per un comune progetto nazionale: la salvaguardia della dignità lavorativa dei suoi cittadini in quanto uomini e donne, e non pezze da piedi di capitalisti criminali.

La controriforma Gelmini è il primo passo sistemico verso l’ideologia della democrazia totale. In essa sono contenuti i programmi che dovranno attuare la moltiplicazione e relativa gestione delle masse marginali (ovvero colpevolizzare coloro i quali andranno ad ingrossare la classe lasciata a se stessa). Non stiamo parlando, chiaramente, solo in difesa di una categoria come quella degli insegnanti precari, ma di un disegno sociale che investirà tutti quanti.

Il fatto che questa formazione sociale sia nata grazie ad un certo modo di produzione capitalistico, chiamato convenzionalmente globalizzazione (volutamente per non doverlo definire imperialismo made in Usa), attraverso la “soluzione finale” iniziata da Treu, e sistemata da Maroni, creando i vari tipi di contratti a precarietà continuativa, sembra un fatto dato per scontato. Tutti i dati scomodi al sistema sono scontati. Quando qualcosa è dato per scontato statene certi significa che non deve essere spiegato.

La prima domanda che bisognerebbe porsi per trovare la soluzione è quella di chiedersi quale attinenza vi sia tra esclusione dal modo di produzione e mancanza di rappresentatività politica e sindacale. Mettere in relazione il sistema produttivo e il sistema politico e sindacale è già il primo passo per comprendere il sistema regolato dal potere. Essendo la nostra società regolata da varie agenzie che lavorano per il potere, cominciare ad inserire quelle che fanno finta di stare all’opposizione è già un passo non da poco.

Questa formazione sociale oramai rappresenta quasi la maggioranza della popolazione. Il quasi è riferito ai giovani che ancora si trovano sui banchi di scuola, ma tra poco meno di cinque anni tale formazione sarà definitivamente la maggioranza.

Questa formazione sociale sarà la sorvegliata speciale del sistema. A tenerla stretta nelle maglie del sistema ci saranno le cosiddette agenzie: quella carceraria, sanitaria, assistenza sociale, del lavoro attraverso il sindacato privatizzato, politico, associativo.

Questi uomini e donne che si ritroveranno a farne parte saranno trattati, grazie ai mezzi di disinformazione di massa, come dei potenziali criminali, dei paria, gente che non ha voglia di lavorare, incapaci. Saranno tutti portati a sentirsi in qualche modo colpevoli. Far sentire le persone in colpa per qualcosa di cui non sono responsabili è una tecnica già collaudata, e in buona sostanza riuscita.

Per opporsi a questo sistema bisogna arrivare, attraverso la lotta sul campo, alla condizione di gruppo sociale differenziato, cioè cosciente di essere il semplice prodotto dello stato delle cose presenti, una formazione incolpevole e, per questo, consapevole di avere la ragione dalla propria parte e colpevole di azione comune perché comune è il destino che gli è stato riservato.

In parole povere è come dire che la minaccia comincia a diventare finalmente realtà.