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"Rifondazione" a proposito del tesseramento : il diritto al dissenso e l’etica della responsabilità
Publie le sabato 15 gennaio 2005 par Open-PublishingDazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi
Ogni critica, anche la più aspra, è legittima, sta dentro le regole di democrazia
che debbono governare la vita del Partito.
di Francesco Ferrara, Erminia Emprin
Altrettanto fondamentale è, quando si condivide lo stare assieme dentro una comunità, un’etica della responsabilità che consiste nel far prevalere sempre l’interesse generale che, nel nostro caso, è la crescita del consenso del partito e della sua capacità di espansione e nel tenere la critica alle scelte politiche distinta dall’avvelenamento del confronto con insinuazioni che attengono la correttezza, l’onestà politica, introducono la cultura del sospetto.
E’ stato così quando, si è alimentata la menzogna che ci fosse l’intendimento di cambiare nome al partito o di togliere dal simbolo la falce e il martello, intendendo che si volesse modificare la ragione sociale fondamentale del nostro partito, cioè il voler rimanere una forza comunista che intende proporsi di rifondare un pensiero e una pratica di trasformazione sociale. Lo si fa, analogamente oggi, montando un caso pretestuoso sul tesseramento. Si avvelena il dibattito e si ingannano i nostri militanti e gli iscritti.
I rappresentanti nella commissione per il Congresso delle minoranze, arrivano ad affermare che il dato del tesseramento per il 2004, che vede un incoraggiante miglioramento rispetto allo scorso anno e un modesto aumento della platea congressuale rispetto allo scorso congresso (circa il 5%), sia un dato gonfiato e che questo deriverebbe dalle difficoltà che la posizione politica espressa dalla maggioranza (anzi, direttamente dal segretario del Partito) incontrerebbe tra gli iscritti.
L’etica della responsabilità impone che quando si formula una accusa occorra essere conseguenti a quell’affermazione.
Dire che si è gonfiato il tesseramento per ovviare a una presunta difficoltà politica equivale ad adombrare il sospetto, anzi più di questo, che il tesseramento, almeno in una sua parte, sia falso e che, attraverso questa operazione, qualcuno, ovvero la maggioranza, intenda vincere con il dolo la competizione congressuale. Se è questa già l’anticipazione di una giustificazione per la sconfitta congressuale è problema che riguarda le minoranze.
Ma qui, c’è un problema che riguarda tutto il Partito e le modalità medesime del suo stare assieme.
Una accusa del genere è di una gravità eccezionale proprio per la cultura del sospetto che instaura. E’ la credibilità politica e morale del gruppo dirigente del Partito, dal segretario nazionale ai segretari delle federazioni e dei circoli, ad essere messa in discussione. Per questo pensiamo che, quando si dice una cosa, occorra valutarla bene nelle conseguenze che determina.
A sostegno della loro tesi, i compagni delle minoranze lamentano che l’Ufficio dell’Organizzazione non ha loro messo a disposizione gli strumenti per verificare.
In realtà alla commissione congressuale sono state sottoposte tutte le richieste di chiarimenti e i reclami, ogni fatto o circostanza segnalati che richiedeva una decisione. Oppure i compagni delle minoranze pensano sia stata loro sottratta o non esibita qualche segnalazione? In questo caso lo dicano con chiarezza. Altra cosa è un’idea del partito che alimenta, appunto, la cultura del sospetto, sostenendo la necessità di controlli preventivi o a campione.
Così, per un interesse di parte, si offende l’impegno militante di migliaia e migliaia di compagni che hanno dato, come sempre, il massimo impegno per il rafforzamento del Partito anche dal punto di vista della sua capacità organizzativa. Questo è il punto!
Ma andiamo, anche, al merito, dei numeri del tesseramento che già sono stati illustrati il giorno della pubblicazione dei dati. L’incremento del numero degli iscritti rispetto al 2003 è del 13.5%, ma rispetto alla platea dello scorso congresso di tre anni fa è assai più modesto (5%).
E’ così sorprendente che, non essendoci stata in questi anni alcuna scissione interna o altro fatto che ha minato la compattezza del Partito, anzi vi è stata indubbiamente una crescita, si arriva a una platea congressuale del genere ?
L’incremento degli iscritti non segue alcuna logica di tendenza interna: aumentano gli iscritti in tutte le Regioni, a prescindere dalla maggioranza interna al partito in quelle realtà.
L’incremento degli iscritti si differenzia territorialmente, è lieve al nord e segna dei picchi più elevati nel Mezzogiorno. Ma anche qui aumentano gli iscritti indifferentemente, sia nelle federazioni governate dalla maggioranza nazionale del Partito sia in quelle in cui una delle minoranze interna detiene la maggioranza.
Il fatto che nel Mezzogiorno avviene questo scatto, non ha niente da dire con quanto di fecondo è avvenuto in questa realtà? Non ha niente a che vedere con i movimenti straordinari (Scanzano, Melfi, Acerra e altri ancora) che hanno fatto parlare tutti noi di un nuovo vento caldo del Sud? Non ha niente a che vedere con l’incremento straordinario di voti alle elezioni europee che proprio nel Mezzogiorno il Partito ha avuto o lo straordinario successo della candidatura di Vendola? O qualcuno delle minoranze interne pensa che, anche quel successo è stato "gonfiato"?
Non hanno niente a che vedere le operazioni di investimento e rinnovamento politico che proprio in particolare in alcune realtà nevralgiche del Mezzogiorno il Partito ha fatto anche con nuovi quadri provenienti dai giovani comunisti, dai movimenti, da esperienze politiche importanti che vengono da varie esperienze del meridionalismo? Insomma, con l’incremento degli iscritti, in particolare nel Mezzogiorno, non c’entra niente la politica? Non c’entra niente l’incremento di voti, di consensi, la presenza attiva del partito nei movimenti ?
Non c’entrano niente scelte così importanti e indovinate, come la Sinistra Europea che ha fatto scendere in campo al fianco del Partito molte espressioni del mondo politico e intellettuale che fino a ieri ci guardavano con qualche diffidenza? Non c’entra niente la ricerca di innovazione della cultura politica che questo partito ha praticato e che è guardata con attenzione da mondi così ampi e diversi?
Tutte scelte avversate dalle minoranze interne e che forse impediscono loro di connettere anche il dato del tesseramento con la politica.
Naturalmente a nessuno sfugge che al dato del tesseramento ha concorso anche l’evento del Congresso. Ma, a parte la circostanza dimostrata inconfutabilmente dai numeri che l’incremento degli iscritti prescinde dalla maggioranza che governa localmente il Partito, cosa c’è di negativo se una parte di compagne e compagni che hanno conosciuto e apprezzato il Partito in questi anni decidono di iscriversi per contribuire da protagonisti al dibattito? Anche il congresso è un’occasione importante per attivare consensi e partecipazione.
C’è un’ultima questione.
I compagni delle minoranze avanzano la proposta che nei congressi di circolo si limiti il diritto di voto, impedendo di fatto la più ampia partecipazione degli iscritti. Lo si fa dicendo di non utilizzare lo spazio di due ore dopo il dibattito per il voto ai documenti congressuali. Secondo loro, il voto andrebbe registrato soltanto con un unico appello nominale al termine degli interventi, così, chi non fosse presente in quel preciso momento non voterebbe.
Non si afferma, così, soltanto una gerarchia tra gi iscritti, si esprime una concezione del Partito che guarda all’indietro, a prima addirittura di Togliatti e del Partito di massa, c’è dietro l’idea che il partito si esaurisce nei gruppi dirigenti e negli attivisti e che guarda con aristocratica superiorità che sceglie altre pratiche e modalità di militanza e adesione. E’ evidente: si ha paura del voto largo degli iscritti al partito che, al contrario, è il vero obiettivo di qualsiasi consultazione democratica.
Ma noi auspichiamo e crediamo che gli iscritti sapranno smentire queste manovre con una partecipazione e un coinvolgimento così ampi da rendere veramente meschine tutte le speculazioni sulla realtà democratica del Partito.
Per la mozione uno "L’alternativa di società" (primo firmatario Fausto Bertinotti)
Francesco Ferrara
Erminia Emprin
Liberazione 9 gennaio 2005
Dichiarazione alla Commissione congressuale nazionale
I sottoscritti, rappresentanti delle mozioni 2, 3, 4 e 5 nella Commissione
congressuale nazionale del Prc, intendono richiamare l’attenzione di tutto
il partito riguardo alla situazione che si è determinata nel tesseramento al
partito stesso.
Dai dati comunicati alla Commissione, pubblicati ieri su Liberazione senza
alcun confronto con il dato del 2003, emerge un quadro di crescita del
tesseramento che ci pare non possa essere ascritto unicamente a una positiva
crescita di influenza del partito, come sostenuto dal responsabile nazionale
del tesseramento, ma, date le caratteristiche degli incrementi, legato in
gran parte a una corsa al tesseramento ai fini congressuali, corsa che in
alcuni casi ha raggiunto livelli abnormi.
Ancora ad agosto si dibatteva di un partito in difficoltà proprio sul piano
del tesseramento, difficoltà confermate dalla modesta capacità di
mobilitazione mostrata nella manifestazione nazionale del 25 settembre; oggi
vediamo un vero e proprio balzo in avanti che porta il numero totale dei
tesserati per il 2004 alla cifra di oltre 97mila, cifra da molti anni non
raggiunta e di molto superiore agli 85.770 del 2003. Una simile crescita
(del 13,5%) non è neppure lontanamente paragonabile alla limitata crescita
(+1.500 iscritti circa) che si ebbe in occasione dello scorso congresso.
L’esame delle cifre mostra come il fenomeno si presenti in particolare in
alcune federazioni e circoli con picchi negativi di un comportamento che
pure è ampiamente diffuso e che anziché essere combattuto viene
politicamente legittimato e addirittura promosso dal gruppo dirigente
nazionale della maggioranza, fortemente preoccupato dal fatto che la linea
assunta dal Segretario nazionale viene incontrando, già in questa prima fase
congressuale, forti perplessità e una sempre più diffusa opposizione.
Alla luce di queste considerazioni abbiamo proposto che la Commissione
congressuale nazionale attivasse specifici strumenti di intervento per
monitorare, in accordo con le commissioni provinciali e gli organismi
dirigenti locali, quelle situazioni nelle quali i dati di tesseramento
eccedono di gran lunga le cifre medie. Abbiamo altresì richiesto che ci
venissero forniti gli strumenti per verificare che il processo di consegna e
verifica delle tessere da parte delle federazioni si fosse svolto secondo le
regole.
A queste richieste la maggioranza della Commissione ha opposto un rifiuto
che ci appare come una dichiarazione di disponibilità ad impiegare
"qualsiasi mezzo" per vincere il congresso senza alcun riguardo per le
conseguenze che tale pratica avrà (e già sta avendo) sulla vita interna del
partito: si tratta, a nostro giudizio, del modo peggiore di rispondere ai
rilievi critici e ai diffusi dissensi che attraversano il corpo del partito
riguardo alla linea proposta dalla maggioranza.
Manifestiamo il nostro radicale dissenso di fronte a una pratica che offusca
il nostro congresso e mortifica la passione con la quale migliaia di
compagni si apprestano a dibattere nel corso delle prossime settimane.
Rinnoviamo il nostro impegno a batterci nel congresso e oltre con tutti gli
strumenti politici adeguati al fine di invertire questa rotta.
Per evitare che i congressi nei circoli si trasformino da momenti di
confronto in conteggi di tessere a prescindere dal dibattito, invitiamo le
strutture dirigenti dei circoli - interpretando senza violarlo il
regolamento - ad ampliare il più possibile la parte del congresso destinata
alla discussione, prevedendo nelle convocazioni dei congressi che le
votazioni sui documenti avvengano, nell’orario previsto, con un unico
appello tra i compagni presenti alla fine del dibattito, evitando così la
modalità della "fascia oraria" che, tanto più in questo quadro, rischia di
snaturare il senso politico del congresso.
Siamo certi che questo appello verrà preso in seria considerazione da tutti
i compagni, comunque collocati in questo congresso, che hanno a cuore la
qualità delle relazioni tra i compagni, la salvaguardia della moralità in
seno al partito e lo sviluppo di una reale democrazia interna, basata sul
dibattito, sul confronto e sulla partecipazione attiva e militante, lontana
dalla pratica deteriore dei "pacchetti" di tessere o di voti.
Beatrice Giavazzi, Alessandro Valentini Mozione 2
Franco Grisolia, Francesco Ricci Mozione 3
Salvatore Cannavò, Flavia D’Angeli Mozione 4
Claudio Bellotti, Alessandro Giardiello Mozione 5