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Riforma della costituzione? non nascondiamoci dietro ad un dito

Publie le mercoledì 30 marzo 2005 par Open-Publishing

Dazibao Governi

di Giovanni Stinco

«è un salto in avanti verso la modernità. Raggiungiamo altri paesi, visto che oggi il presidente del Consiglio è solo un coordinatore dei ministri. Non ha la possibilità di nominarli, né di cambiarli, ma si trova in una situazione davvero deteriore»

Queste le parole di Silvio Berlusconi all’approvazione della riforma
costituzionale.

Una riforma contestatissima di cui si è detto e scritto molto.

Associazioni, sindacati e partiti del centro sinistra si sono levati in modo deciso contro questa proposta che "attribuisce al Presidente del Consiglio, chiamato primo ministro, un potere smisurato, di controllore assoluto del Governo, della sua composizione e della sua politica, e ne fa in più, il dominus, cioè il padrone, del Parlamento su cui ha il potere di scioglimento se non fa ciò che egli decide."

Parole, queste, pronunciate da Gavino Angius dei DS durante la dichiarazione di voto (contrario) a nome della Federazioni dell’Ulivo.
La sollevazione generale a cui assistiamo in questi ultimi giorni, somiglia sempre di più ad un rumore assordante ed indefinito piuttosto che ad una decisa e giustificata presa di posizione dalla riforma di centro destra.

Qualcuno, è mi riferisco in particolar modo ai DS, sta cavalcando l’ondata generalizzata di sdegno per ergersi a paladini della costituzione del ’48, quasi fosse ormai l’unica ancora di salvezza dalle scelleratezze della destra berlusconiana al potere.

Non ci si ricorda o non si vuole ricordare la cosiddetta "Bozza Amato", un documento approvato il 10 dicembre 2003 dal coordinamento dei Segretari dei partiti dell’opposizione di centrosinistra riguardante "Principi e proposte per la riforma della Costituzione in tema di forma di Governo, Senato della Repubblica, garanzie democratiche".

In questo breve documento si rilevava la necessità di non legittimare i "ribaltoni" attraverso la diretta designazione del candidato alla guida del Governo. Si proponeva inoltre di assegnare il potere di nomina e di revoca dei ministri direttamente al premier e, in caso di sfiducia, permettere sempre al premier di proporre - ed ottenere - lo scioglimento delle camere "a meno che una mozione costruttiva votata dalla maggioranza iniziale, comunque autosufficiente anche se integrata o eventualmente ridotta, non proponga un diverso candidato".
Per quanto riguarda poi il senato della repubblica veniva espressa la necessità, imposta per altro dalla riforma del titolo V, di uscire dal bicameralismo perfetto per approdare ad un senato anche di "rappresentanza delle autonomie territoriali".

Giusto dunque da parte dei fautori della "Bozza Amato" indignarsi e strapparsi le vesti per la riforma pastrocchio ma solo prendendo nettamente le distanze da tutti i contrari a qualsiasi riforma costituzionale atta a garantire un premierato forte. Non è possibile contrapporre, nelle sue linee guida e nei principi ispiratori - ed escludendo "folli" degenerazioni come la proposta di aumento da 6 a 9 dei membri del csm designati da parlamento e senato - la riforma della maggioranza alla proposta dell’opposizione. Non dichiararlo chiaramente significa, vista la situazione attuale, accodarsi e addirittura sfruttare il grido di dolore di coloro che ritengono scandalosa, a torto o a ragione, qualsiasi modifica dell’attuale impianto costituzionale. Pura ipocrisia.

Piuttosto, e con sempre più determinazione, questi signori dovrebbero mettere implacabilmente in luce l’incapicità polita, tecnica e, se vogliamo, professionale - perchè questa gente vive di politica - del centrodestra di utilizzare una maggioranza schiacciante alla camere per riformare il paese ed assicurare davvero "modernità" e governabilità.