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STRAGE BOLOGNA: la corte del bipartizanato vuole cambiare commemorazioni
Publie le lunedì 22 marzo 2010 par Open-PublishingBOLOGNA Strage di persone e strage di idee, anche lì vogliono mettere mano, cosicché la memoria si cambi, a forza di strattoni e voluti accomodamenti, per un grave stravolgimento di contenuti.
CATANIA «Voglio Cambiare il 2 Agosto». Parole del commissario di Bologna Anna Maria Cancellieri Peluso, 66 anni di Roma, già prefetto di Catania e commissario straordinario per il Teatro Massimo Bellini. «Per il trentennale dalla strage non voglio più il solito rituale con fischi annessi». Parole molto chiare. Che hanno un valore maggiore se espresse da chi si definisce semplicemente «un servitore dello Stato», nonostante le tante e ripetute lusinghe della politica.
È in effetti è importante che sia un uomo –donna- dello Stato ha mettere fine all’increscioso spettacolo dei fischi che ogni anno si ripetono a Bologna. Una bagarre ininterrotta che pesa sulle spalle stesse della nazione. Che macchia la credibilità della Repubblica. Sfruttiamo l’occasione della Cancellieri. Sfruttiamo il fatto che non sia stata eletta e che non provenga dal mondo della politica. Che non deve dar conto a sondaggi e conventicole. Forse sarà lei ha imprimere una svolta decisiva verso la ricerca della Verità e la pacificazione degli animi. Si, perché gli animi sono ancora caldi. La tragedia è dura da rimuovere. È difficile ancora ingoiare una verità processuale che non parla dei mandanti. Un verdetto che molto probabilmente è franato sulle spalle di tre innocenti (almeno della Strage) e che tiene liberi i veri macellai di quel lontano giorno di agosto.
Ci affidiamo alle mani di una donna. La stessa che nel capoluogo etneo ha lavorato con pulizia. Speriamo che sia proprio l’occasione del trentennale a ridare un sorriso ai familiari delle vittime e alla nazione. È importante non disperare.
BOLOGNA- Un "lungo muro" coi nomi "di tutte le vittime" della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e "di tutti coloro che caddero quando l’Italia rischiò di affacciarsi sull’orrido della guerra civile". E’ la proposta che Mauro Zani azzarda sul suo blog inserendosi nel dibattito sulle modifiche alla cerimonia che ogni anno commemora gli 85 morti e i 200 feriti causati dallo scoppio della bomba. L’ex europarlamentare Ds afferma che "forse non sarebbe né inutile, né banale, erigere un nuovo monumento alla memoria". E così ecco l’idea del "lungo muro" a significare "un percorso ragionato, aperto, critico e che inviti a riflettere ancora: dalla strategia della tensione, fino al terrorismo di stampo brigatista. Per questo, per me, su quel muro di Bologna ci sarebbero i nomi di Francesco Lorusso e Marco Biagi".
Zani osserva che, in vista del 30^ anniversario della strage, "si parla adesso di unificare il ricordo e la memoria di tutte le stragi che hanno colpito nel corso di un trentennio la città di Bologna. A me sembra un’indicazione positiva. A patto che ciò avvenga sulla base di un progetto, insieme culturale e politico, che possa fissare e tramandare una memoria storica condivisa". Ma, "per dare basi solide a un tal progetto non è peregrino rintracciare ciò che, in epoche diverse, ma con una continuità evidente a tutti, ha costituito il substrato dei diversi attentati terroristici che si sono attuati a Bologna". Un discorso che riecheggia l’idea di studiare il "filo rosso" che collega stragi ed episodi bui di Bologna, a lungo vagheggiato dall’ex sindaco Sergio Cofferati.
Zani avverte però che "è difficile tener insieme episodi tra loro diversi se non s’identifica il retroterra che li ha, in vario modo, prodotti. Anche al di là dei diversi protagonisti e protagonismi. Appare arduo, comunque forzato e posticcio, ricordare insieme la strage del 2 agosto, quella del volo Itavia e la lunga serie di omicidi della Uno bianca se, ad esempio, al netto delle sentenze, si continua ad attribuire quest’ultima vicenda ad una ’banda familiare’ di pazzoidi e criminali comuni".
Dunque, "mettiamoci d’accordo. Non sull’andar oltre un’ormai stanca liturgia. Ma- precisa Zani- sul significato di un nuovo progetto in grado di far riflettere i più giovani sui pericoli che ha corso la nostra democrazia. E su quelli che ancora può correre". Perchè, "andare oltre il rituale consueto, come dice il commissario Cancellieri, non può esser riferito, per negativo, alle gazzarre, contestazioni e polemiche". Si tratta invece di capire "il nostro, ancor fresco, passato. La memoria non può esser chiusa in un polveroso archivio se vuol esser bussola e stimolo per il futuro", conclude Zani.