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SULT - Alitalia: "Se non firmi ti cancello". Perchè scioperiamo

Publie le martedì 6 settembre 2005 par Open-Publishing
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Ci siamo già, quasi da soli, occupati del caso del Sult, il sindacato dei trasporti arbitrarimente sospeso dall’azienda dei suoi diritti di rappresentanza. Un caso che da vertenza sindacale sta diventando problema politico. Ecco le ragioni dello sciopero del 6 e del 7 Settembre.

Nonostante la precettazione del Ministro Lunari lo sciopero nazionale di 48 ore dei lavoratori del trasporto aereo è stato confermato dal Sult ed è in atto oggi 6 e domani 7 Settembre. Consapevoli del fatto che potranno esserci sanzioni pecuniarie, il SULT ha già messo in funzione il Fondo di Resistenza e Solidarietà che sosterrà gli scioperanti.

Il Sult garantirà le fasce orarie protette e, per decisione unilaterale, manterrà i collegamenti con le isole al fine di garantire la continuità territoriale. Per sostenere la lotta degli Assistenti di volo Alitalia gli aderenti al Sult degli altri settori del trasporti e quelli di SinCobas e CNL, svolgeranno assemblee e organizzeranno iniziative di solidarietà.

Ci saranno disagi. Il Sult chiede ai passeggeri di non mettersi in viaggio nei due giorni di sciopero al di fuori delle fasce orarie protette, anche per evitare le solite strumentalizzazioni di aziende e mass-media che puntano il dito contro gli scioperanti dei servizi pubblici senza indagare minimamente le cause in modo da indebolire le loro lotte.

E’ palese che la responsabilità di questo sciopero è tutta di Alitalia. Come noto, il 4 agosto scorso la compagnia aerea ha sospeso con un semplice fax i diritti di rappresentanza sindacale del Sult, l’organizzazione maggiormente rappresentativa degli Assistenti di volo. Nella storia della Repubblica italiana è la prima volta che un’azienda adotta un simile atto. Con uno strambo cavillo giuridico Alitalia ha accusato il Sult di non essere firmataria di contratto per non aver sottoscritto il piano di risanamento dell’azienda, noto come Piano Cimoli e firmato dalle altre organizzazioni sindacali con il Patto di Palazzo Chigi.

In realtà il Sult ha firmato il contratto il 18 settembre 2004 mandando giù il rospo di un accordo fortemente penalizzante per i lavoratori. Ma non ha sottoscritto le modalità applicative di quello stesso contratto, cercando di aprire un tavolo di trattative con l’azienda per trovare la giusta mediazione tra aumenti di produttività e risparmi da una parte, vivibilità dell’attività di lavoro, tutela della sicurezza del trasporto e incolumità degli equipaggi dall’altra.
Il Sult ha comunque impugnato al Tribunale di Roma l’atto di Alitalia.

Il primo problema politico è che il Piano Cimoli si è dimostrato nei fatti sbagliato. Hanno chiesto la revisione del Piano le banche interessate alla ricapitalizzazione e ha chiesto la verifica lo stesso organismo europeo incaricato di erogare il prestito ponte. In sostanza è accaduto che la situazione finanziaria della compagnia aerea è sfuggita di mano al management.

Un gruppo dirigente che non si è accorto dell’aumento del prezzo del petrolio, non ha preso le normali misure assicurative che tutte le compagnie aeree hanno adottato in questi frangenti.

Risultato: sono stati bruciati in pochi mesi tutti gli accantonamenti derivati dai sacrifici economici sottoscritti dai lavoratori.

Il secondo problema politico è che nel piano originario erano totalmente assenti i principi strategici del futuro della compagnia di bandiera sui mercati globali. Mentre nel piano su cui si sta lavorando attualmente sono previsti tagli alla capacità operativa, con grave perdita di competitività; tagli alle forniture, con gravi perdite della qualità del servizio; tagli al personale, previsti in altre 2.000 unità, per un totale di 5..700 lavoratori.

Ammesso e non concesso che riesca a convincere l’Europa, le banche, gli azionisti e gli investitori il nuovo Piano Cimoli ridimensiona fortemente le prospettive di sviluppo dell’Alitalia rendendola per di più inadeguata alla competizione con la concorrenza nazionale ed estera.

Il terzo problema politico è che la posizione assunta dall’ing. Cimoli, presidente di Alitalia, ha impattato negativamente con l’azione del Governo. Alla mediazione del Ministro del Welfare è stata sbattuta la porta in faccia. La promessa che il dossier Alitalia sarebbe stato discusso nel Consiglio dei Ministri del 2 Settembre scorso, promessa che convinse il Sult a rinviare lo sciopero del 30 e del 31 Agosto al 6 e 7 settembre, è stata completamente disattesa.

Il Ministro delle Infrastrutture, prima ringrazia il Sult per il rinvio e il giorno dopo avvia le procedure di sanzione contro lo sciopero. Di fronte a una questione grave come le violazione dei diritti sindacali, scaturita dal fallimento del piano di risanamento della compagnia di bandiera, il Governo balbetta, i suoi ministri si contraddicono, inciampano nella ingombrante fermezza dell’ing.Cimoli, ormai talmente indebolito che minaccia di andarsene prima di doverlo fare sul serio.

Il quarto problema politico è la completa sottovalutazione della portata della vertenza di una parte importante delle forze politiche progressiste. Quando ancora sembrava fosse una faccenda tutta interna all’Alitalia tra un manager intransigente e un sindacato ribelle si sono udite parole incaute da parte di Elisabetta Rocchi della Filt Cgil, del responsabile dei problemi economici dei Ds, del segretario generale Savino Pezzotta.

Via via che la vicenda ha assunto i veri contorni di uno scontro sul futuro delle relazioni sindacali e del trasporto aereo in Italia si è levata la precisa presa di posizione di Giorgio Cremaschi della Fiom, l’intervento del Segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, dei sindacati della Funzione pubblica. Non solo: l’opinione pubblica italiana ha letto l’appello al ripristino dei diritti di rappresentanza lanciato congiuntamente da Fausto Bertinotti, Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto e Di Pietro.

Dinanzi all’evolversi di una situazione che ormai è più politica che sindacale risulta singolare che la maggioranza dei partiti e anche importanti forze dell’Unione, stiano ancora alla finestra. Ed è tanto più singolare se si pensa che il programma elettorale del centro-sinistra non può non avere un preciso punto di vista sul trasporto aereo e sul futuro dell’Alitalia.

Non può non avere un preciso punto di vista sulla democrazia nei luoghi di lavoro. Nel concreto: la battaglia per le Rsu anche nel settore privato, casus belli che ha scatenato l’ing. Cimoli contro il Sult.

Se è vero che c’è un Italia da ricostruire, così come ama dire Romano Prodi, il Sult sta facendo la sua parte per non lasciare distruggere il sindacato e l’Alitalia. I lavoratori sono disposti a sopportare attacchi frontali e a resistere alla rappresaglie perché non sono soli: sono in compagnia di buone ragioni e idee chiare sulla democrazia.

Il silenzio di alcune forze politiche rischia tuttavia di essere un’operazione autolesionista per la loro credibilità ed anche per tutto il movimento sindacale.
5 settembre 2005 - S.U.L.T

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Messaggi

  • Per il sindacato "il piano di Civoli è fallito e va ridiscusso"

    Poi accusa l’Alitalia: "Sui voli hostess giovani ed inesperti"

    Secondo giorno di sciopero

    Il Sult: "Cancellati 27 voli"

    MILANO - "All’avvio della seconda giornata di sciopero l’Alitalia è già stata costretta a cancellare 35 voli sull’intera rete, che si sommano ai 38 di ieri, per un totale di 73": sono i dati diffusi all’aeroporto di Fiumicino da Paolo Maras, della segreteria nazionale del Sult. "Molti voli - ha aggiunto - viaggiano incompleti, mentre per la formazione di altri equipaggi la Compagnia è costretta ad aspettare le riserve, che vengono tra l’altro reperite cancellando voli incompleti".

    Il sindacalista sottolinea inoltre che "il Sult ha operato in modo che fossero ridotti i disagi dei passeggeri, ma ci risultano voli soppressi dall’azienda anche nella fascia in cui avevamo espressamente garantito i collegamenti. La clientela ha comunque capito il nostro messaggio ed l’invito a non viaggiare al di fuori delle fasce protette, tanto è vero che il risultato evidente è che nelle aerostazioni, al di fuori delle ore che rientrano nelle fasce protette, i banchi ed i check-in della Compagnia sono vuoti".

    In effetti all’aeroporto di Fiumicino, conclusa alle 10 la prima delle due fasce protette, come ieri non si registra nessuna fila ai banchi Alitalia. Tra i voli soppressi in partenza dallo scalo romano in mattinata, due collegamenti per Milano Linate, mentre fino alla conclusione della giornata dai tabulati aeroportuali risultano cancellati altri 7 voli in partenza.

    E forte di questi dati il Sult attacca la direzione Alitalia: "Come per il piano industriale, anche
    il piano antisciopero di Alitalia, che si sta comportando come una compagnia low-cost, sta fallendo". In una nota il sindacato si scaglia anche contro quella che chiama "allergia matematica" dell’azienda, colpevole di aver ammesso la cancellazione dei voli ma solo per motivi "tecnici" e non per gli effetti dello sciopero. "I numeri sono sfuggiti di mano all’ingegner Cimoli, proprio come nel caso dei costi del carburante nel suo piano di risanamento. Nel frattempo, sono partiti molti voli, i cui equipaggi erano composti di soli giovani stagionali, senza neppure un responsabile di cabina esperto. Non si comporta così una compagnia aerea che è ancora in gran parte di capitale pubblico".

    Il sindacato, mentre "rinnova l’invito ai passeggeri a non mettersi in viaggio al di fuori delle fasce protette", afferma che "il significato e il peso dello sciopero è ormai chiaro: "il Sult deve essere riammesso nei suoi diritti di rappresentanza, e il piano Cimoli deve essere ridiscusso".

    Le Fs intanto hanno predisposto una coppia di Eurostar straordinari per rinforzare i collegamenti tra Milano-Centrale e Roma-Termini.

    (7 settembre 2005) "repubblica on line"