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Sbattuti nei container-bunker: "Nessuno deve vedere"

Publie le mercoledì 4 gennaio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Prigione I "senza" - immigrati Governi

Foto relativa allo sgombero di Via Adda

Sbattuti nei container-bunker:"Nessuno deve vedere". Milano, le foto "segrete": dopo lo sgombero i rifugiati politici ammassati
nei gabinetti pubblici. A stampa e politici vietato l’ingresso nei centri

di Giuseppe Caruso

LE IMMAGINI che il Comune di Milano non vuole far vedere. Si tratta di foto provenienti dai centri di via Anfossi e via De Breme, due dei punti in cui la giunta ha ammassato i rifugiati politici sgomberati da via Lecco.

I centri sono stati chiusi alla stampa ed ai politici. Tanto che ieri anche al consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Luciano Muhlbauer, in visita a quattro centri, è stato impedito fisicamente l’accesso. Nonostante si trattasse di spazi di proprietà pubblica e gli stessi rifugiati ospiti lo avessero invitato ad entrare.

«Un consigliere regionale può visitare un carcere o un Cpt» spiegava lo stesso Muhlbauer «ma non le strutture di accoglienza del Comune di Milano».

Il motivo di questo atteggiamento è spiegato dalle foto che vedete pubblicate in questa pagina. La sistemazione più scandalosa è quella di via Anfossi, dove ex gabinetti pubblici sono stati adibiti a punto di raccolta.

Ma anche il centro di via Pancrazio è ben al di sotto di un qualsiasi standard di vivibilità. Si tratta di uno stabile che contiene delle docce comunali aperte al pubblico. La giunta ha avuto la brillante idea di sistemare i container nello scantinato delle stesse docce. Nei suddetti container, ognuno di dieci metri quadrati, dormono quattro persone.

L’unica autorizzata a scorazzare per i centri è l’assessore alle politiche sociali Tiziana Maiolo, vent’anni passati al Manifesto e una breve esperienza in Rifondazione Comunista, prima essere folgorata sulla via di Arcore.

È stata lei stessa a confermare al suo vecchio compagno di partito Muhlbauer che i centri «rimarranno chiusi a tutti». Però le foto sono uscite lo stesso. E confermano come la situazione dentro quei ricoveri sia inaccettabile, soprattutto per una città ricca e ambiziosa come Milano.

Perché il maldestro tentativo di coprire i luoghi della vergogna ha soltanto peggiorato la situazione. Tornano alla mente le frasi dette nei giorni scorsi dall’assessore Maiolo e dal suo sodale De Corato, il vicesindaco della città. Tutti e due si erano sgolati per attaccare la provincia di Milano, colpevole di aver ospitato per una notte un centinaio di profughi nella sala consiliare.

De Corato aveva sostenuto che si era persa «una settimana in inutili trattative, mediazioni e interventi il cui risultato è stato solo quello di ritardare la risoluzione definitiva. Il comune di Milano non è mai stato assente. L’assessorato alle politiche sociali già da diverse settimane aveva proposto una soluzione di accoglienza per i profughi».

Bisognava fare in fretta, c’era la fila per chiedere di poter dormire nei bagni pubblici di via Anfossi...

Il peggio di tutta questa vicenda sta però nel progetto che il comune vuole portare avanti. Il governo cittadino ha infatti definito le sistemazioni attuali come «soluzione definitive».
«Come si pensa che degli esseri umani possano vivere in queste condizioni per almeno sei mesi?» si chiede Muhlbauer. «E, soprattutto, che fine a ha fatto il milione di euro stanziato dal governo per l’accoglienza dei profughi? È servito per montare container negli scantinati e per sistemare brande nei corridoi?».

Di sicuro fa effetto pensare che dietro a tutto questo ci sia il sindaco di Milano, Gabriele Albertini. L’uomo che chiedeva un «gesto di carità» ai partigiani che criticavano le sue visite, il primo novembre di ogni anno, alle tombe dei caduti della Repubblica sociale di Salò.

I gesti di carità valgono solo per i repubblichini?

da L’Unita’

http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2950


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