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Dalle scuole d’Italia
In questi giorni i dirigenti scolastici stanno faticosamente tirando i bilanci dei tagli alla

scuola previsti per il prossimo anno scolastico con la definizione dei nuovi organici. La fatica è accresciuta da un quadro normativo e applicativo che presenta ancora parecchi punti oscuri. Ciò che risulta comunque evidente è l’entità dei tagli previsti dal secondo anno della riforma. I tagli colpiranno maggiormente la scuola secondaria ma si abbatteranno ancora sulla scuola primaria e secondaria di primo grado. Non è facile per chi in questi giorni si trova a discutere con i propri colleghi in merito al riassetto degli organici. La diminuzione del numero di ore di lezione, unita alla ridefinizione delle classi di concorso porta inevitabilmente ad una guerra tra lavoratori che improvvisamente si trovano da parti opposte di una barricata creata dai tagli che mettono contro lavoratori abituati a lavorare in gruppo su progetti didattici ed educativi. Lo scatenamento di questa guerra è ben lungi da essere un effetto collaterale inatteso della riforma ma pare essere uno degli obiettivi che il governo voleva raggiungere per indebolire ulteriormente la categoria degli operatori educativi già fiaccata da anni di campagne stampa negative. In questa situazione la solidarietà tra colleghi e compagni di lavoro sembra essere assente. La riorganizzazione governativa, data la specifica complessità degli organici, taglierà i posti di lavoro anche tra gli insegnanti a tempo indeterminato, colpirà in particolare modo gli insegnanti di laboratorio, non risparmierà il personale non docente. Mentre gli aspetti didattici ed educativi diventano carta straccia, dei precari sembra non occuparsi più nessuno in quanto si dà per scontato che la scure si abbatterà in prima persona sui colleghi che pur insegnando da anni dovranno abbandonare la scuola.
Eppure il movimento dei precari su base nazionale, in primo luogo il CPS (Comitato Precari Scuola) senza alcuna distinzione di area sindacale ha continuato la propria generosa lotta contro lo sfascio della scuola orchestrato, lo ricordiamo per inciso, dal governo che possiamo considerare, se non il peggiore in assoluto in Europa, per lo meno il più disinteressato e ignorante in materia di istruzione. Dopo le manifestazioni tenute nella prima parte dell’anno scolastico in corso i precari della scuola hanno raggiunto non senza difficoltà una posizione comune con un obiettivo di lotta chiaro e dichiarato con grande anticipo. L’obiettivo in questione si chiama blocco degli scrutini, forma di lotta assolutamente legale e praticabile, ad eccezione che nelle classi terminali. Questo sciopero è attualmente il mezzo che, anche solo simbolicamente, può inceppare gli ingranaggi della scuola, spostando la mobilitazione di un passo aldilà delle tradizionali forme di sciopero e contestazione il cui effetto è quasi totalmente oscurato dal sistema dei media. Questa protesta non è assolutamente rivolta contro le famiglie, che in questi anni hanno capito sulla propria pelle quanto il deperimento dell’offerta formativa ricada anche sulle loro spalle e sul futuro dei propri figli.
Dal movimento dei precari è partita una richiesta a tutti i sindacati della scuola, che è stata raccolta dal sindacato Cobas Scuola e successivamente da altri sindacati di base. La forma di lotta, che si terrà in maniera articolata su tutto il territorio nazionale, è una richiesta dal basso partita dalle organizzazioni rappresentative dei precari della scuola che fin dalla loro nascita hanno mantenuto rapporti con tutte le organizzazioni sindacali ed in particolare con la Cgil, il sindacato che il CPS ha sempre ritenuto come principale referente.
La non adesione della Cgil allo sciopero degli scrutini ha sollevato un dibattito nel mondo dei precari. Durante il congresso della Cgil la posizione unitaria dei precari è stata sostenuta non solo dalla mozione 2, ma anche da esponenti della maggioranza.
Questa lettera vuole essere un appello ai sindacati della scuola, ma soprattutto alla Cgil. Credo che, in questa situazione, un sindacato dei lavoratori che fa della solidarietà tra i più deboli una ragione del proprio essere non possa rispondere negativamente ad un appello che arriva dal centro del sistema scolastico italiano e parte proprio dai lavoratori più colpiti.
Questo sciopero nasce dal basso. Non è uno sciopero contro la Cgil verso cui le organizzazioni dei precari non hanno conti da regolare. E’ uno sciopero che può consegnarci con un gesto simbolico una scuola italiana non pacificata, che abbia la forza e il coraggio di ritornare ad opporsi con forme di lotta legali ma concrete ad un progetto che causerà danni che dureranno almeno fino al termine del progetto di riforma. Una lotta di questo tipo riguarda tutta la società italiana. Riguarda le famiglie e il loro futuro in un paese civile e democratico. Vogliamo lasciare questi lavoratori da soli?
Roberto Pardini
Insegnante Liceo Scientifico Tecnologico
Iscritto Cgil e delegato mozione 2
Messaggi
1. Sciopero scrutini e Cgil, 12 maggio 2010, 16:28
A Roberto e ai tanti compagni della CGIL, precari e non, che parteciperanno allo sciopero degli scrutini.
Anche io parteciperò allo sciopero degli scrutini.
Non lasceremo mai soli i lavoratori della scuola in lotta!
La posizione assunta dalla maggioranza della FLC al Congresso, ribadita da Mimmo Pantaleo nella ormai famosa "comunicazione interna" ai Segretari regionali e provinciali, è sbagliata e in difetto di argomentazioni valide e convincenti.
Per altro la platea del Congresso si è espressa per oltre un terzo dei delegati (e non è una sparuta minoranza) a favore della proposta formulata dal CPS per lo sciopero degli scrutini.
La CGIL non è una caserma! Deve essere la casa della democrazia. La "fedeltà" ai gruppi dirigenti non rientra tra i nostri valori. Solidarietà, lealtà e trasparenza fanno parte della cassetta degli attrezzi di un vero sindacato "dei" lavoratori.
Pertanto Roberto mi associo al tuo appello. Facciamolo girare e facciamo onore alla CGIL!
Vittorio Turco, membro segreteria provinciale di Catania e direttivo regionale Sicilia FLC CGIL, delegato della mozione 1 al congresso.