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Sospensioni democratiche
Andrea Scarchilli, 09 giugno 2008, 18:19
Sospensioni democratiche Politica
di Andrea Scarchilli
Continua lo scontro all’interno del Pd sulla collocazione europea del partito. Dopo Rutelli, anche Marini si oppone all’adesione ai socialisti europei e rilancia l’autonomia. Veltroni costretto sulla difensiva con i vertici del Pse. Prende quota l’ipotesi, provvisoria, della confluenza nel gruppo misto
Regna confusione sotto il cielo del Partito democratico. La questione era stata accuratamente messa sotto traccia nel corso della campagna elettorale, il segretario sapeva già quanto fosse foriera di spaccature. E’ esplosa nei giorni scorsi. L’incontro di Walter Veltroni con Martin Schulz, presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo, ha messo in moto la macchina di quanti nel Pd non si riconoscono nel Pse. E siedono, a Strasburgo, nei banchi dei liberaldemocratici.
Si sa che Schulz non vuole rinunciare, in vista delle elezioni del prossimo anno, al contributo del neonato partito italiano. I socialisti europei, in fase di forte riflusso, in minoranza al Parlamento europeo e in gran parte delle assemblee nazionali del vecchio continente, non ci tengono proprio a perdere pezzi. Il congresso di Lisbona del dicembre 2006 aveva, in quest’ottica, esplicitato la disponibilità ad aprire la famiglia socialista a "ceppi" di provenienza diversa. In pratica, una benedizione all’ingresso in toto del Pd. Proprio nel Pd, però, l’ala che fa capo alla ex - Margherita non ci sta. Teme che l’adesione al Pse si riveli una specie di annessione, l’inizio di una veloce estinzione del riformismo cattolico italiano. Rutelli ha raccolto le inquietudini dei compagni dell’ex partito e ha scritto una lettera ai dirigenti della Margherita. Già la scelta dei destinatari è, di per sé, significativa: i dielle non si erano sciolti? No, evidentemente. Vivono e lottano, contro gli ex Democratici di sinistra e la famiglia di riferimento. Il Pse, appunto. Una frase, su tutte, è suonata come la pietra tombale ai disegni della Quercia: "Credo che si debba confermare che il percorso che abbiamo realizzato in questi anni e la fisionomia della costruzione del Pd non siano compatibili con un ingresso del partito nel gruppo parlamentare del Pse".
Oggi (lunedì), benedizione della linea di Rutelli da parte dei big della Margherita. Conferma, insomma, che l’accordo c’è e il fronte è compatto. Ha detto Franco Marini, probabile prossimo presidente del Pd in luogo di Romano Prodi: "Non vedo possibile accettare direttamente di passare da uno schieramento tradizionale all’altro in Europa. Credo quindi che su questo punto dobbiamo lavorare con l’idea di essere autonomi in Europa, dobbiamo difendere l’esperienza italiana, ma sia chiaro dobbiamo trovare una soluzione concordata". Il rutelliano Roberto Giachetti: "Dobbiamo piuttosto lavorare a una soluzione diversa. E dobbiamo anche evitare artifici che nascondano l’adesione al Pse". Il messaggio a Veltroni è chiaro, e sarà esplicitato lunedì 16, alla riunione dello stato maggiore del Pd in cui si discuterà, appunto, di collocazione europea. Il messaggio, quindi: alla fu Margherita non sta bene l’adesione al Pse, in nessuna forma. Pure la pensata "soft" dei mesi scorsi, strappare ai vertici del partito in Europa un cambio di denominazione (magari aggiungere "democratico" alla fine della sigla) non è sufficiente. L’allargamento semantico, del resto, sarebbe stato fattibile solo con una piena disponibilità di tutto il Pd ad entrare nel gruppo con la nuova denominazione. Niente di più improbabile, allo stato attuale delle cose.
La linea veltroniana, a questo punto, cambia. Nei vertici di Berlino e Napoli (oggi e dopo domani, organizzati dai tedeschi della Spd e dal Pse) dovrà per forza giocare in difesa. La posizione di oggi, espressa in una dichiarazione volante, ribadisce la necessità di temporeggiare: "Considero le attuali case, così come sono, delle case che non corrispondono alla ricchezza delle culture e delle identità che ci sono non solo in Italia ma nel mondo intero; lo penso non da oggi ma da quindici anni". Il segretario del Pd ha continuato: "Non è più sufficiente tanto più nel nuovo millennio una identificazione di carattere ideologico, persino una denominazione di carattere ideologico, c’è bisogno della costruzione di un campo che raccolga tutte le energie tutte le forze, tutte le culture di ispirazione democratica, socialista, progressista". Quanto alla tempistica del progetto, Veltroni lo ha rinviato a "subito prima o subito dopo le elezioni europee". L’ex sindaco di Roma sa che c’è parecchio da pedalare. Prima dello scontro, ha inviato un segnale a Rutelli e a tutta la Margherita: "Inviterei ciascuno a non retrocedere in una dimensione puramente identitaria che non aiuterebbe".
Competition, tuttavia, is competition. Gianni Pittella, capo della delegazione italiana nel Pse, allarga le braccia: "In alcune posizioni prevale una dose eccessiva di tatticismo. Si usa l’argomento della collocazione europea a fini interni e questo è inaccettabile e un po’ triste, perché un partito grande e a vocazione europeista non può affrontare il tema d’ella collocazione europea condizionato da chi pensa a ritagliarsi spazi di manovra all’interno". Conclude: "E’ più che giusto rispettare il pluralismo culturale e politico del Pd e quindi io non chiedo di entrare nel Pse. Ma di costruire col Pse una casa nuova. Pensare di affrontare le elezioni europee senza sciogliere questo nodo e’ un modo per mettere il piombo nelle ali del Pd". A quanto pare, però, è questa la soluzione che si configura. Il Partito democratico il prossimo anno farà lista unica, ma gli eletti, confluiranno in massa nel gruppo misto. Una specie di smacco, per un partito a "vocazione maggioritaria", visto che nel gruppo tecnico trovano accoglienza, di solito, eletti che non hanno corrispondenza immediata con alcune delle grandi famiglie politiche di Strasburgo. Dal gruppo misto, a quel punto, si dovranno instaurare non meglio chiarite e difficoltose "forme di collaborazione" con Pse e Adle, i liberaldemocratici. Partito di cui Francesco Rutelli è presidente insieme al francese Francois Bayrou.
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