Home > Sulla battaglia di Roma

Sulla battaglia di Roma

par antonio

Publie le mercoledì 19 ottobre 2011 par antonio - Open-Publishing

Più che gli scontri ampiamente annunciati della manifestazione del 15 ottobre fa male alla mobilitazione popolare l’atteggiamento di molta sinistra, con i suoi reiterati appelli alla delazione di massa, fa male l’umorismo, quello si nero, di Draghi, l’ispiratore del papello con cui si decretava la fine di ciò che resta della sovranità nazionale, ponendo la Bce a commissariare l’attuale governo ed i futuri “governissimi da Vendola a Fini”.

Quegli scontri esprimono un livello forse prematuro, per l’attuale consapevolezza della classe lavoratrice, per il composito corpo sociale della protesta che ha attraversato Roma, ma le dichiarazioni dissociatorie di politici che non rappresentano più niente, la campagna mediatica criminalizzatrice, in cui eccellono il Corriere Sionista e Repubblica, non cancelleranno in milioni di italiani, soprattutto in quanto milioni di futuri disoccupati, la solidarietà e la comprensione, quantomeno emotiva, per quelle migliaia di giovani e giovanissimi che hanno combattuto per ore in piazza san Giovanni, sottraendola alla prevista parata elettorale dei soliti politicanti istituzionali e rispettivi fiancheggiatori pseudo movimentisti, tutti pronti a metterci il cappello.

Prima della manifestazione si erano evidenziate divergenze nel comitato organizzatore rispetto al percorso concesso dalla questura e non accettato da molte componenti, inoltre non esisteva una piattaforma unitaria ed era annunciata una partecipazione aperta, secondo contenuti e modalità differenti. Diverse anime dell’antagonismo di matrice anarchica ed autonoma, unitamente a sigle della galassia antimperialista ed anti-europea, organizzazioni del sindacalismo di classe avevano annunciato chiaramente l’intenzione di non voler trasformare San Giovanni nella parata elettorale del centrosinistra, in vista delle prossime elezioni anticipate. Per questo non crediamo che i fantomatici black blocks fossero poliziotti infiltrati capaci di affrontare per ore i loro colleghi in divisa. Crediamo invece che in continuità con gli avvenimenti della manifestazione del dicembre scorso degli studenti stia crescendo, a Roma e non solo, un’area del proletariato e precariato giovanile, comprendente i futuri disoccupati intellettuali, non più rappresentabili o gestibili da reti pseudomovimentiste, in realtà ampiamente ammanicate con il centro-sinistra e soggette a compatibilità governiste.

Le migliaia di giovani entrati per primi a piazza san Giovanni erano sia travisati che a volto scoperto, ma anche intruppati dietro simboli e slogan riconoscibili ed hanno dato seguito a quanto annunciato, subendo ripetute cariche con caroselli di gipponi ed idranti ma resistendo con coraggio e determinazione, mentre le componenti più concilianti del corteo contribuivano più o meno involontariamente a ostruire l’accesso della piazza con un tappo più ingombrante di quello delle forze dell’ordine. Purtroppo tra la loro determinazione ed il profilo confacente a gran parte del corteo si è registrato un evidente scarto, sul quale stanno soffiando i politicanti professionisti della dissociazione e della delazione, dimostrandosi ben lontani dalla maturità evidenziata invece dalla maggior parte degli studenti nel dicembre scorso; forse molti sinistri pensano ancora di raccattare qualche sgabellino sgangherato alla corte dei vari Monti o Profumo (di galera) o chi per loro.

Adesso occorre assolutamente non permettere che passi questa specie di parola d’ordine della denuncia e della desolidarizzazione, occorre lavorare affinché non si approfondisca dentro la composizione di classe la differenzazione tra chi lotta pensando di aver qualcosa da difendere e chi lotta sapendo che non ha da difendere e perdere niente. Occorre contrapporsi alla campagna di criminalizzazione, da dovunque provenga, respingere il tentativo di reintrodurre la legge Reale e preparare le componenti più coscienti del nuovo proletariato e delle giovani generazioni ad una stagione di lotte e di dura repressione. Allora la battaglia di Roma non darà alibi a vecchi e nuovi reazionari ma potrà rivelarsi lo spartiacque che forgerà i nuovi quadri rivoluzionari come fù Valle Giulia