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Tripoli sarà francese? Libia, la strana guerra al tempo di Tremonti

Publie le lunedì 21 marzo 2011 par Open-Publishing
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Tripoli sarà francese?

LIBIA: la strana guerra al tempo di Tremonti

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Coerentemente ai miei precedenti interventi sul tema della guerra civile in corso in Libia e sull’intervento militare occidentale , cercherò di evitare nello scendere in campo con giudizi puramente ideologici su quella che la “nostra”sinistra dichiara essere una guerra imperialista e/o neocolonialista in todo senza però proporre altre soluzioni alternative che l’invocare il ritorno alla soluzione politica o al “che i libici si liberino da soli di Gheddafi”.

Non nascondiamoci dinanzi al pacifismo puro e né al credere all’ultimo momento che la diplomazia asservita al potere del capitale globalizzatore e ai suoi servi, si convertisse, illuminata da Alex Zanotelli e, armata di ramoscelli di ulivo, potesse fermare ciò che stava per accadere in Libia nell’ultima settimana.

Diciamocelo chiaramente: la ribellione scoppiata, quasi simultaneamente in tre quarti del paese nella maggiori città e che aveva coinvolto, anche se marginalmente la capitale, Tripoli, a pochi minuti prima dei bombardamenti francesi sui tank in avanzata, stava per fare una brutta e ingloriosa fine.
Essa manifestatasi in forme diverse, dalle manifestazioni pacifiche sino all’insurrezione armata , per molti ammaliati dal fascino “anticolonialista di Gheddafi” veniva marchiata addirittura come una rivolta di clan e quindi relegata a rango di “sotto-rivoluzione”, così come per distinguere un soggetto proletario e uno sottoproletario si sceglie dal fatto che uno ha le mani callose e l’altro una fedina penale sporca…

Era un’insurrezione scoppiata senza un comando unificato , un soggetto o una coalizione di soggetti politici che desse una strategia e che fosse un interlocutore affidabile con “la comunità internazionale” ( per favore tralasciamo polemiche sul termine affidabile…), con expolitici e exgenerali filoGheddafi, borghesucci, fans di facebok, islamisti, e tanti giovani sfaccendati amanti del menar le mani alle prime armi…insomma uno schifo di rivolta che non si trova sui nostri sacri libri di testo del perfetto rivoluzionario.

In questo contesto, con relativamente scarsi aiuti dall’estero, ma comunque senza un vero Stato Maggiore e protetta da una milizia non addestrata a uno scontro militare convenzionale, con il rischio di avere come teatro di guerra le città , questa insurrezione aveva poche probabilità di vittoria avendo come antagonista le forze speciali dei figli del RAIS supportate da una città –capitale, Tripoli, che vive degli agi e delle ricadute economiche che provengono dai ricavi di una nazione che galleggia sull’oro nero e che la cui manodopera è formata da proletari di mezzo mondo, a centinaia di migliaia.

Tutti , in questi mesi di Risorgimento arabo, si erano illusi su come la Rivoluzione fosse una cosa contagiosa e democratica tale che si infiltrasse nel cuore e nelle menti anche tra coloro che sino ad ora avevano goduto del panem e circenses dello zar-imperatore Gheddafi…

Non è così e ce ne siamo accorti ben presto:l’insurrezione è divenuta sanguinosa guerra civile con una sproporzione di forze così lampante che il nostro Berlusconi e il suo staff, ben informati, anche nei momenti peggiori per Gheddafi , continuavano a porre dubbi sulla sua caduta.
Le incapacità politiche e militari degli insorti, ben presto portavano al ribaltamento del fronte e la guerra della Capitale alle sue province ,o meglio alle città satelliti, diveniva spietata secondo i canoni della guerra nel deserto sul teatro cirenaico ai tempi dell’Afrika korps e ben presto Gheddafi passava dal ruolo di sciacallo a volpe del deserto, riconquistando una ad una città e porti petroliferi, chiudendo in sacche sempre più asfissianti le città assediate con i loro abitanti, ma puntando, una volta impadronitosi del controllo della litoranea, verso il centro di gravità dell’insurrezione, Bengasi.

A cavallo tra il 16 e il 17 marzo, mentre si annunciava il prossimo consiglio dell’ONU , le forze corazzate di Gheddafi utilizzando modernissimi trasporti carri in autocolonne protette alle ali da lanciarazzi multipli e sul davanti da artiglieria pesante smantellavano tutte le difese avversarie e giungevano dinanzi alle prime case di Bengasi. Un’avanzata fatta al chiarore di una luna sempre più piena, ( coincideva con il massimo ogni 18 anni) capace di illuminare con il suo biancore il deserto, dare lumen ai visori ad intensificazione di cui erano dotati i capicarri e gli addetti alle armi dei reparti speciali di Gheddafi, e che facevano centro ad ogni colpo contro i posti di blocco e ai punti di resistenza degli insorti.

Una cavalcata in notturna formidabile di quasi cento chilometri, tale da permettere, se entrati a Bengasi di potersi dirigere nel giro di altre 24 o 48 ore verso il confine Egiziano chiudendo nell’ultima sacca Tobruk e dichiarando a tutto il mondo che l’insurrezione era finita e con essa forse la speranza di vittoria di tutti coloro che in questi mesi son scesi nelle piazze in tutto il Magreb, in Egitto contro polizia e carri armati, demolendo certezze, infondendo sogni e speranze

Bengasi , la capitale degli insorti si svuotava, abbandonata essa stessa dalla massa di ribelli su Toyota , ridotti al rango di quei reparti di borghesucci, commercianti, vinaioli, studenti e sottoproletari avvinazzati di cui mirabilmente parla Friedrich Engels nel suo “Viandante e soldato al servizio della rivoluzione”che tra il maggio 1948 e il 1949 nella regione Renania e Palatinato si armano per la Costituzione e si scontrano con i Prussiani.

Allora, dopo i primi esaltanti momenti e l’euforia del ritrovarsi qualche archibugio tra le mani, dovettero subire il tallone prussiano che li rincorse per tutte le regioni in rivolta , mentre sognavano che dalla vicina Francia anch’essa in fiamme , divenendo repubblicana corresse a loro soccorso…Purtroppo non fu così e come narra Engel chi non morì in battaglia , finì fucilato nelle rappresaglie seguenti o si salvò in esilio.
Una grande lezione di storia politica-militare che consiglierei ad ogni comunista che parla di rivoluzioni romantiche e di assalti al cielo pindarici…

Questa volta al contrario del 1948, a questo nuovo 48 arabo la Francia , paese ex e neo-colonialista ha deciso invece di intervenire, per suoi fini, tanti, trascinando giocoforza paesi come gli USA e l’Inghilterra che hanno tantissimi interessi nel quadrante del Mediterraneo, dell’Africa del Medioriente e che a dispetto di noi, poveri italiani che arrivammo per ultimi a mimare il colonialismo e d applicammo solo i metodi che fecero i piemontesi con le regioni del Sud, hanno una cognizione strategica dell’evolversi dei processi e che, forti di un apparato militare, sul quale hanno investito ingenti risorse, lo utilizzano alla stregua di un apparato produttivo.

In questo caso i francesi, che sicuramente insieme ad inglesi, avevano sul posto squadre speciali che illuminavano coi laser i bersagli, attaccavano all’ultimo momento utile le colonne corazzate di Gheddafi…praticamente senza consultarsi con gli USA e senza aspettare il tradizionale formarsi di un assett strategico che sta dietro ad operazioni comunque complesse come una operazione di imposizione della forza.
Opportunisti i francesi?

Sarkozy in vena di guadagnarsi prestigio dinanzi agli arabi delel sue banlieu che qualche tempo fa bollava come feccia?

Volontà di allungare le mani sul petrolio libico e sfotterlo agli italiani ?

questo gli abitanti di Bengasi nascosti tra le mura delle case, in attesa di fare la fine di quelli di Misurata in queste ore, non se lo sono chiesti vedendo saltare uno ad uno i tank di Gheddafi sotto le bombe francesi…gente alla buona quella, incapace di leggersi i manuali della difesa nonviolenta e

…propongo di organizzare una “flotilla” di dottori in antimperialismo pacifista e andargli a spiegare che da certa gente non ci si fa aiutare, meglio morire duri e puri.!!!

Nel frattempo gli Stati Uniti eran costretti ad anticipare di 48 ore l’intervento mentre gli aerei e i piloti della coalizione dei volenterosi ancora non erano giunti o, appena atterrati nelle basi siciliane che il nostro paese, in grande difficoltà politica per lo sfilamento della Lega metteva a disposizione, senza avere avuto nessuna contropartita in cambio.

La situazione diveniva sempre più paradossale così , con un ingresso dell’Italia, giocoforza, nonostante che nessuno ne avesse fatto richiesta e che, per poter far guadagnare qualche punto di credibilità metteva a disposizione delle operazioni sulla Libia un pugno di Tornado in funzione EADS .

La Russa, in innumerevoli interviste, parlava di non voler dare le nostre basi chiavi in mano a degli amici intenzionati a far festa, ma voler con loro partecipare al ballo, controllando che esso fosse moderato, che nelle danze non si alzassero le gonne facendo intravedere dei buchi…nell’applicazione della risoluzione ONU

Tremonti , dalla sua faceva il conto della serva: ogni giorno di operazione, ogni ora di volo, ogni missile sganciato, quanto avrebbe significato in tagli ulteriori da fare da altre parti del Bilancio tenendo conto che l’operazione non era sotto comando NATO.

Ma che ci azzecca questo, del comando?

Semplice, se la guerra sarà sotto comando NATO, le spese che l’Italia sosterrà per questa operazione , non solo per il suo contingente ma anche per tutti i costi della logistica che sta mettendo a disposizione , saranno alla resa dei conti ripartiti secondo percentuali definite in sede NATO…se non è così si corre il rischio di aver invitato gli amici a far bisboccia a casa propria, ma poi dover rimanere da soli a lavare i piatti, pagare il conto delle pizze e delle birre , salvo in seguito elemosinare una colletta…

Tremonti e gli amici della Lega, che hanno una fame di soldi per salvare il loro federalismo stanno con gli occhi così…
ed allora parte nelle prime ore dell’operazione Odissea all’alba , un falso clamoroso: si mandano i cronisti al comando della Marina USA a Napoli e si inventa che tutta l’operazione è della NATO, sotto guida americana e che gli americani, amici nostri hanno scelto l’Italia per questa guerra santa!- per tre giorni consecutivi si facevano le dirette con Napoli e le inquadrature al chek point favevano vedere burberi marines che osservavano impiegati e soldatesse che tranquillamente si recavano a casa finito il turno di lavoro…insomma una operazione di autoconvincimento simile a quella che qualche tempo fa avevano fatto i ribelli che affermavano di sapere che Gheddafi era fuggito in Bielorussia…

Dato l’ordine che bisognava alzare il livello mediatico sulla nostra partecipazione alle operazioni si facevano partire con grande risalto, e violando qualunque norma di sicurezza, sotto gli occhi delle telecamere i nostri Tornado dalla Sicilia, con un clamore mediatico che se sfortunatamente ne cadeva giù in quella missione uno, anche per solo guasto tecnico la figura di cacca sarebbe stata micidiale…

In seguito si faceva passare l’operazione svolta da questi aerei nazionali come una riuscita operazione di eliminazione di radar nemici , salvo poi, poche ore fa, l’intervista clamorosa con uno dei piloti:- Siamo stati in giro dalle parti di Bengasi, abbiamo reputato che se radar c’erano, non ne valeva la pena sprecare un missile e così siam tornati sani e salvi a csa!- un putiferio!

Mentre sui tank sventrati dalle bombe francesi sventola per ringraziamento la bandiera dei nostri paraculi cugini d’oltralpe, noi , eredi di quello Scipione che fece strage di africani e di cui ce ne vantiamo l’origine nel nostro inno nazionale, non potevamo gloriarci nemmeno di un miserabile radar di tiro di qualche vecchio blindato contraereo degli anni 70, di produzione exsovietica di Gheddafi?.

Oggi pomeriggio nell’aeroporto di Trapani si scatenava l’inferno, il povero pilota che aveva rilasciato l’intervista veniva ingloriosamente rinviato al suo reparto di appartenenza e la sua carriera salvo un harakiri liberatorio è ormai finita, mentre la squadra di giornalisti veniva messa definitivamente alla porta: d’ora in poi tutto top secret e dirette solo audio!

Siamo al primo giorno di guerra e senza colpo ferire abbiamo il nostro Cocciolone…Dio che sfiga!- mo’lo sanno tutti che stiamo risparmiando pure sui missili umanitari!!!….

Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
21 marzo2011

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