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Un altro colpo duro per i "ribelli" in Libia

par Victor Kotsev

Publie le sabato 30 luglio 2011 par Victor Kotsev - Open-Publishing
2 commenti

L’uccisione del comandante dei militari ribelli in Libia, il generale Abdel Fattah Younes, potrebbe portare a una violenta disputa nelle forze antigovernative e arriva mentre la forte offensiva dei ribelli non riesce a ottenere risultati significativi all’inizio del mese sacro del Ramadan, in agosto, quando il caldo estremo e il digiuno diurno renderanno gli scontri molto difficoltosi e rallentati.

La morte del generale, il cui corpo, assieme a quelli di due assistenti, è stato trovato di giovedì malamente bruciato, mette in risalto una rete complessa e estesa di rapporti di potere e di rivalità in entrambi i lati del conflitto. Questa è una prova di quanto sia fluida la situazione in Libia, con vari settori di sostenitori che possono cambiare campo da un momento all’altro.

Lo spettro dell’invasione di terra della North Atlantic Treaty Alliance (NATO) in Libia, dapprima pericolosamente vicino, si è dissolto. La spavalderia occidentale di meno di un mese fa – quando gli ufficiali britannici, tra gli altri, stavano elaborando in dettaglio i progetti per un futuro della Libia senza Muammar Gheddafi [1] – è praticamente scomparsa, messa in difficoltà da una serie di eventi sul terreno, dalla mancanza di una volontà politica degli stati membri di inviare le truppe e dalle forti proteste di Russia, Cina e di altri attori internazionali di primo piano.

Mentre l’ultimo giro di trattative tra Gheddafi, la NATO e i ribelli perdeva colpi, la guerra civile libica si è sempre più trasformata in un conflitto per le risorse naturali. Questo significa, in parte, che le due parti stanno spingendo per una guerra prolungata. Inoltre, porta sempre più forza al sospetto che assisteremo a una fittizia guerra civile motivata dall’avidità, come avviene in tante altre parti dell’Africa.

Le conseguenze potrebbero portare a un collasso dell’autorità centrale, almeno in parte della nazione, a un conflitto tribale a bassa intensità e a una proliferazione di lungo termine della violenza in Libia e in tutta la regione.

L’alternativa non è meno spaventosa: Gheddafi che riconquista il paese e punisce tutti i dissidenti col pugno di ferro. Anche se ti potrebbe trattare dell’opera di Sisifo, vista la massiccia proliferazione delle armi e la radicalizzazione della popolazione dall’inizio degli scontri. A Gheddafi ci vorranno decenni per riprendere il pieno controllo della nazione, come dopo il colpo di stato che lo portò al potere nel 1969.

La notizia della morte del generale Younes è arrivata poco dopo che i leader dei ribelli avevano annunciato il suo arresto; poi, hanno riferito che era stato ritirato dal fronte in seguito ai sospetti di un aiuto segreto a Gheddafi. Si pensa che l’omicidio sia avvenuto mentre stava tornando e il leader del gruppo che lo ha ucciso è stato arrestato. Dal venerdì mattina, comunque, non sono state rilasciate altre informazioni e ci sono svariate ipotesi su chi potrebbe essere il responsabile.
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Younes, che era in modo ufficioso considerato il numero due dopo Gheddafi prima della sua dipartita in febbraio, è stato un vicino collaboratore del colonnello fin dal 1969. Come ministro degli Interni, è stato responsabile della brutale soppressione del dissenso in varie occasioni nel corso degli anni e si dice che molti ribelli avessero forti dubbi sulla sua lealtà.

Il fallimento apparente della recente offensiva dei ribelli contro la città petrolifera di Brega, che ha causato forti perdite, sembra che abbia mosso una nuova ridda di sospetti contro di lui. I ribelli hanno attribuito molte delle morti all’"infedeltà dei traditori", come un comandante ha riferito ad al-Jazeera dieci giorni fa [2].

All’inizio di aprile, la figlia di Gheddafi, Aisha, ha insinuato nel corso di un’intervista che Younes fosse ancora fedele al padre. È stato riportato che Gheddafi avesse messo una forte taglia sulla testa di Younes, e forse l’intervista potrebbe essere stato un tentativo di screditarlo nel campo dei ribelli, ma è importante notare che la fedeltà altalenante sia una caratteristica del conflitto libico.

Numerosi soldati del governo hanno disertato, tra cui alti ufficiali; il governo afferma che molti ribelli hanno disertato a loro volta. All’inizio delle proteste, i giornalisti occidentali erano spesso sorpresi dal vedere le stesse persone che partecipavano un giorno a una manifestazione contro Gheddafi e il giorno successivo a una a suo favore.

È probabile che Younes avesse una fedeltà ondivaga. Questo significa anche che non sarà chiaro per molto tempo chi ci sia dietro il suo assassinio. Mentre i ribelli hanno dichiarato che è stato un gruppo pro-Gheddafi che lo ha ucciso, sono in molti a credere sia implicata la leadership dei ribelli. Il New York Times riporta:

[M]embri della sua tribù – gli Obeidi, una delle più grandi a oriente – hanno incolpato la leadership dei ribelli per avere un qualche ruolo nella morte del generale.

Lo spettro di un violento conflitto tribale tra i ranghi dei ribelli va a sollecitare uno dei timori più forti delle nazioni occidentali che sostengono l’insurrezione libica: che le mire democratiche dei ribelli provocheranno una guerra civile tribale per il controllo delle risorse petrolifere. Il colonnello Gheddafi è stato spesso avvisato di una tale possibilità mentre lottava per mantenere il potere, anche se i leader dei ribelli avevano dato per certo che la loro causa andava oltre le storiche divisioni tribali. [3]

Alcuni resoconti parlano di una forte scissione nel campo dei ribelli, e tra i transfughi ci sono alleati di lungo corso di Gheddafi e rivoluzionari con un passato pulito.

E comunque in Libia un "passato pulito" è qualcosa di difficile da definire. Per aggiungere complessità alla situazione, il principale rivale di Younes nel campo dei ribelli era il generale Khalifa Hifter, che è fuggito nel 1987 e ha vissuto negli Stati Uniti prima di ritornare in marzo per unirsi alla ribellione.

Hifter, che si diceva riscuotesse una piena fiducia tra i ribelli proprio per il suo passato "pulito", si presume sia affiliato con la Central Intelligence Agency. Questo suggerisce la possibilità che l’intelligence clandestina USA possa essere in qualche misura implicata nell’assassinio.

Aggiungiamo il fatto che i soldi e le risorse sono rapidamente diventate l’obbiettivo principale del conflitto. Non è una coincidenza che la più recente offensiva dei ribelli si sia concentrata sull’importante città petrolifera orientale di Brega. "La battaglia in Libia si sta lentamente spostando dal territorio alle risorse", come ha riposta Anita McNaught di al-Jazeera una settimana fa. [4]

I soldi sono sempre stati un aspetto fondamentale della diplomazia dei ribelli libici per venire riconosciuti come il governo legittimo dagli altri paesi [5]. Sono alla ricerca delle decine di miliardi di dollari dei beni di Gheddafi congelati all’estero, così come di un aiuto urgente di altri miliardi di dollari in forniture militari, stipendi, cibo e medicine.

Alcune fonti vanno ancora oltre, ipotizzando che i ribelli stiano sperando di ingaggiare un esercito di mercenari per combattere Gheddafi nel futuro; anche se quest’informazione non può essere confermata, ci sono molti dubbi sull’identità e il comportamento delle forze ribelli. Anche i report che sono a loro favore, come quelli di al-Jazeera, rivelano che non sono così democratici e pacifici come spesso è stato descritto. [6]

Le Nazioni Unite li hanno già accusati, come le forze di Gheddafi, di crimini di guerra [7]. L’omicidio di Younes, se fosse stato da loro perpetrato, sarebbe un notevole esempio delle tattiche brutali impiegate dalle loro forze. Se le notizie che gli attribuiscono atrocità continueranno a emergere, tutto questo potrebbe minare la loro legittimazione internazionale e la campagna della NATO.

In ogni caso, la tempistica dell’attività della NATO, che sembra essere la sola cosa che possa dare una spinta alle forze ribelli, è tra l’incudine e il martello. Molti paesi membri stanno esaurendo la propria volontà politica e i propri soldi per finanziare la guerra. Inoltre, in Libia l’autunno è la stagione delle tempeste di sabbia, e l’efficacia delle missioni aeree verrebbe fortemente ridotta.

Mentre le prospettive di un intervento di terra in Libia stanno arretrando, gli scenari possibili di un collasso del fronte dei ribelli e di un vuoto di potere nel paese prendono sempre più piede. Nel mese prossimo (Ramadan), ci potremmo difficilmente aspettare che i ribelli riescano a sconfiggere Gheddafi con la forza. Dopo, potrebbero perdere il loro principale alleato.

Anche se fino ad ora si trattava di uno scenario non desiderato, la separazione ordinata della Libia tra Gheddafi e i ribelli - con poteri e strutture economiche su entrambi i fronti – sta prendendo sempre più campo. L’alternativa – una cocente sconfitta o la frammentazione delle forze ribelli – con gli interessi settari e criminali che avranno la precedenza – sta diventando sempre più probabile ogni settimana che passa. Lo scenario da incubo sarebbe una nuova Somalia sulla costa del Mediterraneo.


Note:

1. Libia after Gheddafi, Asia Times Online, 5 luglio 2011.

2. Libian rebels pushed back from Brega, al-Jazeera, 19 Luglio 2011.

3. Death of Rebel Leader Stirs Fears of Tribal Conflict, The New York Times, 28 Luglio 2011 (richiesta la registrazione).

4. Libian rebels fight for resources, al-Jazeera 21 Luglio 2011.

5. Seeking to free funds, U.S. recognizes Libia rebels, Reuters, 15 Luglio 2011.

6. Alleged abuses take shine off Libia’s ’freedom fighters’, al-Jazeera 13 Luglio 2011.

7. Libia conflict: UN accuses both sides of war crimes, BBC 1° giugno 2011

http://bellaciao.org/en/spip.php?article21020

http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MG30Ak02.html

Messaggi

  • Vabbè ... è evidente che stanno scoppiando, prima ancora di "vincere", pesanti contraddizioni nel fronte dei "ribelli", dove indubbiamente c’è di tutto, da una impostazione da "gheddafismo senza Gheddafi", certamente rappresentata dal tizio ammazzato, a tentazioni jahidiste, a logiche certamente filo-occidentali fino ad implicazioni semplicemente criminal/tribali che potremmo definire, con qualche forzatura ma per capirci, direttamente "mafiose" ...

    Ed è altrettanto evidente il fatto che Gheddafi mantiene, nei suo territori congeniali ( soprattutto la Tripolitania), un consenso di massa dovuto ad una certa redistribuzione social/peronista degli enormi proventi del petrolio fatta nei decenni ed anche ad un certo "spirito nazionalista" che innegabilmente incarna .... del resto, vogliamo negare, sia pure facendo un’altra forzatura ma sempre per capirci, che anche Mussolini o Hitler, pur nel gran casino dell’ultima parte della guerra, mantenevano ancora un largo consenso di massa ?

    Rimane il fatto che quasi nessuna "dittatura" ha mai retto più di un quarantennio ... e Gheddafi ormai viaggia sui 42 anni di governo .... e che soprattutto non ha mai creato una classe dirigente di ricambio, bruciando invece ogni possibilità in questo senso .... e pretendendo di delegare agli impresentabili figli il potere, naturalmente il più tardi possibile .... in questo somigliando veramente al suo ex grande amico Berlusconi ....

    Credo quindi che, al di là della impresentabilità e direi anche della oggettiva inaffidabilità dei "ribelli" pure dal punto di vista strettamente militare ed anche nel senso degli interessi imperialisti "occidentali" - non è un caso che proprio la Francia che ha iniziato questo casino ora sembri premere per un "accordo" con Gheddafi - non credo che il regime di Tripoli possa oggettivamente durare ancora a lungo ....

    E che comunque il compito dei comunisti non possa essere quello di "tifare" per Gheddafi e per i figli ... ci vorrebbe una alternativa laica e magari "marxista", ma voi ne vedete oggi la minima condizione ?

    K.