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Un altro social forum è possibile

Publie le venerdì 15 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Forum Sociale


«Prezzi troppo alti e poche case»
La rabbia dei delegati che annunciano: Un altro social forum è possibile»
Aumenta il dissenso e si discute su tutto: dalla divisione degli spazi ai traduttori
che minacciano di scioperare. Ma anche sulla lista degli interventi.


di ORSOLA CASAGRANDE

Alla fine si è scelto lo slogan più ovvio, «un altro social forum è possibile».
Che agli inglesi che fanno parte della moltitudine, il Social Forum Europeo 2004,
così com’è organizzato, non piaccia è stato evidente fin dall’inizio. Cioè fin
da quando, l’anno scorso, si è cominciato a ragionare sull’evento londinese.
Tra i primi a mormorare che «un altro social forum» fosse possibile sono stati
proprio i tipi del London Social Forum. Molto critici nei confronti di partiti
politici della sinistra pronti a mettere il cappello su ogni iniziativa (Socialist
Workers Party e la sua emanazione Globalise Resistance, e Socialist Action, tanto
per non far nomi), quelli del London Social Forum hanno infine deciso di concentrarsi
ad aiutare «spazi autonomi» durante la tre giorni londinese ufficiale.

Perché non piace l’organizzazione da grande concerto rock, da evento commerciale ma anche e soprattutto perché non piace la scarsa trasparenza con cui il forum ufficiale è stato organizzato e messo insieme. Al London Social Forum si sono unite nei mesi preparatori dell’evento altre, numerose, voci di dissenso. Il risultato di questo altro modo di intendere il social forum saranno gli spazi ed eventi autonomi che si svolgeranno durante la kermesse ufficiale, in luoghi diversi da quell’Alexandra Palace che da solo (per la sua ubicazione, in mezzo ad un parco, su una collina periferica) rischia di rendere il forum un vero e proprio tour de force (difficile e caro da raggiungere).

Ad aumentare in questi ultimissimi giorni di vigilia la tensione, la crisi degli alloggi (pochissime le case messe a disposizione e Londra, si sa, non è la capitale europea più economica) e pure quella degli interpreti che in un comunicato fanno sapere di essere pronti ad abbandonare (cioè a non tradurre) se la crisi di alloggio e rimborsi non si risolverà. Le case non ci sono perché pochi compagni si sentono parte dell’organizzazione di questo evento: saranno anche loro ospiti. C’è la questione del coinvolgimento delle istituzioni: dal sindaco di Londra Ken Livingstone e del consiglio della Greater London (che ha contribuito finanziaramente in maniera cospicua) a diversi sindacati. Ma anche, indirettamente del governo se sono vere le voci che vorrebbero quel disastro colossale che è stato il Milennium Dome assegnato ai partecipanti del forum, da utilizzare come grande ostello. L’idea è assai bizzarra: raggiungere il duomo del millennio da Alexandra Palace è infatti impresa titanica.

L’altra grossa critica rivolta agli organizzatori dell’evento ufficiale è quella dei costi e del controllo. Registrarsi alle sessioni del forum infatti costa 20, 30 fino a 50 sterline. Cifre elevatissime. Che aggiunte a quelle di vitto e alloggio rendono impossibile a molti partecipare.

Per non parlare del rigido controllo sui media. Tanto rigido che Indymedia (da sempre l’informazione dei forum e più in generale del movimento) ha deciso di organizzarsi una tre giorni alternativa al Camden Centre. Fuori dalle manifestazioni ufficiali gruppi storici della sinistra britannica. Da SchNews (Reclaim the Streets, anarchici) che organizza fuori da Alexandra Palace la sua «conferenza sull’azione diretta». A quelli di Wombles che hanno redatto una «chiamata agli spazi autonomi» e che, nonostante lo sgombero del loro centro sociale a Tufnell Park, il mese scorso, sono riusciti a mettere in piedi un programma alternativo (Beyond ESF, Oltre il Social Forum Europeo) che comprende settanta workshops interessantissimi. Ma fuori dall’evento ufficiale ci sono anche quelli del Solidarity Village (un’altra economia è possibile) e di Critical Mass. Infine problemi sono sorti anche sulla scelta di chi (tra gli inglesi) avrebbe dovuto parlare all’evento ufficiale. Esclusi tutti quelli che non rientrano nei favori di Socialist Workers e Socialist Action, compresi «personaggi» come l’attore Mark Thomas e il sindacalista del pubblico impiego Lee Rock.

A coordinare il meeting sulla guerra era stato nominato Redmond O’Neill, consulente del sindaco Livingstone sui trasporti. Le proteste hanno fatto recedere (a metà) gli organizzatori che hanno rinviato la scelta.

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