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Un confronto aperto e alcune proposte per avviare una controtendenza
Publie le giovedì 29 aprile 2010 par Open-Publishing2 commenti
Il report e l’introduzione dell’assemblea del 27 aprile a Roma
Martedi 27 aprile si è svolta a Roma la prima delle assemblee locali messe in campo dalla Rete dei Comunisti per discutere e mettere a fuoco sia i risultati elettorali sia gli elementi sui quali è possibile avviare una controtendenza nella funzione e nel recupero di credibilità della sinistra anticapitalista e dei comunisti nel nostro paese. Altre assemblee sono in cantiere in diverse altre città nel tentativo di aprire un confronto reale e leale tra tutte le compagne e i compagni che non intendono piegarsi alla logica del meno peggio e rinunciare a tenere aperta una prospettiva di classe.
Il documento di convocazione di questa campagna di confronto è reperibile su: http://www.contropiano.org/Documenti/2010/Aprile10/27-04-10RomaAssembleaPubblica.htm
La sala era bella gremita e questo è già stato un bel segnale. Dopo l’introduzione curata da Sergio Cararo (la trovate in fondo a questo report) si è aperta la discussione che ha visto numerosi interventi: Armando Morgia (Sinistra Critica); Piero Bernocchi (Cobas); Andrea Fioretti (Comunisti Uniti); Paolo Di Vetta (Blocchi Precari Metropolitani); Antonio Bufalino (RdB); Claudio Ursella (PRC); Mauro Casadio (RdC); Cristina Benvenuti (Comunisti-Sinistra Popolare); Fabrizio De Santis (PdCI) ed una serie di interventi a titolo individuale (Fabio Schettini, Franco Russo, Ettore Davoli).
Gran parte degli interventi si sono dialettizzati in positivo con lo spirito dell’iniziativa e con le ipotesi avanzate dai compagni della Rete dei Comunisti. Era palpabile la percezione secondo cui quelle avanzate dalla RdC sono proposte che “mettono i piedi nel piatto” della politica e che presentano uno spazio tendenzialmente unitario per un dibattito, una analisi ed una azione politica-sociale comune delle forze che intendono mantenere aperta una reale opzione anticapitalista per la sinistra nel nostro paese. C’è dunque una buona predisposizione reciproca sia tra i compagni militanti di organismi più o meno organizzati sia tra “i militanti dispersi” di quel popolo della sinistra che ha deciso di non essere più disponibile a nessuna “avventura politica” senza prima averla ben compresa, condivisa e sperimentata sul campo della verifica sociale.
Va riconosciuto per onestà che questa fase di apertura di discussione è in realtà quella più facile. Entrare nel merito delle questioni e delle proposte sarà assai più complesso. Nelle prossime settimane i compagni della Rete dei Comunisti si sono impegnati a creare le condizioni per un confronto unitario ma concreto sulle questioni poste nell’assemblea.
Roma, 27 aprile
La relazione introduttiva dell’assemblea
1. Dall’analisi del voto nelle recenti elezioni, si possono trarre alcune considerazioni utili per discutere il come fuoriuscire da questa sorta di disorientamento che attanaglia tante compagne e compagni e provare a mettere in campo alcune proposte per il futuro.
La prima questione è la consapevolezza che il “tesoretto” politico, sociale, umano ed elettorale ereditato dalla sinistra storica nel nostro paese si è esaurito ed insieme a lui si sono esaurite anche certe rendite di posizione sulle quali si è pensato di continuare a vivacchiare politicamente. La sinistra alternativa oggi è una “sinistra senza popolo”.
La seconda è che la destra ha vinto in alcune regioni ma ha perso voti come tutti gli altri (inclusa la Lega). In realtà hanno perso voti tutti ed ha vinto chi ne ha perduti di meno. L’astensionismo ha castigato tutti ma soprattutto il centro-sinistra e i partiti della sinistra sia che fossero in coalizione con il PD sia quando sono andati da soli. Ciò è avvenuto nonostante questa volta settori dei poteri forti come quelli vicini a Montezemolo avessero giocato apertamente la carta dell’astensionismo per indebolire il blocco sociale berlusconiano.
La terza è che l’unica controtendenza l’abbiamo verificata nelle aree metropolitane dove si è confermato un voto diverso che nelle province e nei piccoli centri (dove ad esempio la Lega è più forte).
La quarta è che il territorio, li dove ci sono state vertenze e lotte importanti, ha rotto i ponti con la rappresentazione politica dei partiti della sinistra. E’ accaduto in Val di Susa, è accaduto in Campania e nel Lazio (dove c’è stato l’astensionismo più alto a livello nazionale). Ed è proprio dal territorio che viene un significativo indicatore politico nel caso della lotta contro la privatizzione dell’acqua. A Latina infatti – dove i voti alla Polverini sono stati i più alti della regione – il comune ha deciso di ripassare all’acqua pubblica sulla spinta della mobilitazione popolare contro la società privata Acqualatina.
2. Riteniamo che il pessimismo e lo scetticismo di tante compagne e compagni sia un errore. E’ un errore perché la realtà è più mutevole e dinamica della “politica” che in molti si sono abituati a vedere e praticare esclusivamente nella sua dimensione politicista (elezioni, alleanze elettorali, rapporti tra forze politiche etc.).
Se proviamo a guardare alla realtà vi troviamo dei processi interessanti e che mutano o possono mutare un quadro che a molti appare fosco, cupo e privo di prospettive.
– Innanzitutto c’è la crisi economica e i suoi effetti, anche in Italia, nonostante quanto dica Tremonti che continua a voler tranquillizzare tutti;
– I primi effetti sono già ben visibili sul piano delle conseguenze politiche in due paesi europei come Grecia e Belgio. Nella prima c’è uno scontro sociale fortissimo verso le misure antipopolari del governo, nel secondo si ripresenta il rischio di una secessione proprio nel cuore dell’Europa e della sua capitale Bruxelles
– Si è aperta una crisi ed uno scontro politico frontale dentro il blocco di destra che pure ha appena vinto le elezioni, ed è una sorta di partita a tre tra gli interessi rappresentati dalla Lega, da Fini e da Berlusconi.
– E’ evidente l’inerzia e la complicità del PD (ed anche della Cgil che va a congresso) con le soluzioni moderate. Sul bipolarismo, la ripresa della concertazione insieme a Cisl e Uil, il federalismo fiscale, PD e Cgil concordano e convergono su un assetto bipartizan e si posizionano su soluzioni sostitutive a Berlusconi esclusivamente tra le forze moderate.
3. Si pone un serio problema di credibilità dei partiti della sinistra. C’è un problema di rappresentanza politica dei settori sociali che sono i nostri referenti e c’è un problema enorme di rapporto tra la sinistra e la società che è ormai completamente saltato in parecchi punti.
Dobbiamo dirci chiaramente che così non funziona più. Il meno peggio ha ormai dato il peggio di sé e – se vogliamo tenere aperta una ipotesi anticapitalista in questo paese - occorre tentare un’altra strada rispetto a quella praticata negli ultimi quindici anni dai partiti della sinistra. Su questo abbiamo aperto un confronto serio e leale con i compagni che hanno dato vita alla Federazione della Sinistra sostenendo esattamente questo orientamento. Ad oggi i compagni della FdS hanno scelto (e sembrano riconfermare) di voler mantenere la barra sulla strada dell’alleanza con il centro-sinistra in nome dell’antiberlusconismo e dunque del meno peggio.
Ma su questo dobbiamo essere onesti anche fra noi, cioè tra le forze della sinistra antagonista che pure da anni si sono battute contro la logica del meno peggio ed hanno svolto un’azione politica diversa e spesso in contrasto con quella dei partiti della sinistra (Prc, PdCI).
Prima in qualche modo potevamo darci un alibi che era rappresentato dalla forza ed anche dalla egemonia di questi partiti sullo spazio politico, su alcuni settori sociali e sui movimenti. Ma adesso questo che molti consideravano “un tappo” è saltato, non ha la forza di ipotecare o sbarrare il campo a percorsi diversi. Dunque proporre, sperimentare, socializzare o meno delle proposte e delle ipotesi politiche nella sinistra anticapitalista dipende anche da noi, occorre quindi assumersi qualche responsabilità sulle quali prima si poteva magari scantonare.
4. Le questioni che intendiamo avanzare nella discussione sono sostanzialmente quattro:
a) Basta con l’antiberlusconismo. Le campagne ad personam hanno rafforzato e non indebolito Berlusconi e i fatti lo hanno confermato. Paradossalmente dentro il blocco di destra si apre una crisi proprio quando l’opposizione politica è più debole. E’ una crisi che nasce dal fatto che le contraddizioni interne alla destra sono contrasti tra interessi sociali diversi e confermano che per battere Berlusconi occorre lavorare per sgretolare il suo blocco sociale. Ma questo ha anche delle conseguenze per la sinistra, perché le soluzioni sostitutive a Berlusconi hanno un carattere sempre più moderato (Fini, Montezemolo etc.) e quindi per la sinistra non vi è spazio, neanche per Vendola. Praticare in tale contesto la logica del meno peggio e delle alleanze con le forze moderate diventa un suicidio politico per la sinistra.
b) Indipendenza politica. Riteniamo quindi strategica l’indipendenza politica di una soggettività politica della sinistra anticapitalista. Indipendenza politica ed elettorale dal PD come elemento fondativo di una identità politica della sinistra alternativa e dei comunisti. Ma indipendenza anche sul piano sindacale perché la Cgil con il suo congresso vede prevalere il ritorno alla concertazione e alla collaborazione con Cisl e Uil e vede la crisi della minoranza interna che non solo perderà il congresso ma vede anche divisioni al suo interno.
c) L’organizzazione. C’è una priorità nel recupero di radicamento e credibilità della sinistra e dei comunisti nei settori popolari e nei settori sociali proletarizzati dalla crisi. Qui l’analisi di classe della società in cui operiamo e la messa in campo di strumenti di organizzazione diretta di segmenti sociali – e non più e non solo di propaganda – diventa decisivo. A Roma stiamo sperimentando una campagna unitaria sulle tariffe e sul reddito e sul referendum per l’acqua attraverso la Rete anticrisi. Sul piano sindacale c’è il Patto di Base e poi la costituzione nelle prossime settimane della USB che sono elementi in controtendenza rispetto alla dispersione delle forze avvenuta sul piano politico.
Ci sono i movimenti sociali sulla casa che finalmente non riguardano più solo Roma ma anche altre aree metropolitane. C’è la questione dell’emergenza democratica che non possiamo delegare al popolo viola o ai grillini perché rimuovono il nesso tra questione democratica e questione sociale, ma è anche vero che abbiamo l’urgenza di mettere in campo organismi e proposte anche sulle battaglie legate alla struttura democratica del nostro paese. C’è la questione ambientale con la questione del nucleare che si ripone con urgenza. Insomma sul piano dell’organizzazione ci sono possibilità reali e necessità altrettanto reali con le quali possiamo e dobbiamo misurarci concretamente.
d) La rappresentanza politica. Quella della rappresentanza politica è una questione decisiva in tutti i suoi aspetti. Incluso, non escluso, ma non prioritario, quello della dimensione elettorale. Ci sono forse tre anni di tempo prima delle prossime elezioni politiche – a meno di precipitazioni – per cominciare a discutere una opzione politica anticapitalista anche sul piano elettorale che si ponga apertamente l’obiettivo di rompere il bipolarismo e metta fine alla logica del meno peggio. Se ci sono delle idee e delle disponibilità a discutere è bene che vengano fuori fin da adesso.
La Rete dei Comunisti è consapevole di non essere autosufficiente e si mette a disposizione per creare questo spazio di confronto e di proposte. Siamo decisi a tentare di costruire una ipotesi politica alternativa alla logica del meno peggio. In questa discussione non va escluso nessuno dei soggetti politici e sociali esistenti nella sinistra alternativa ma vanno verificati tutti nella coerenza tra parole e fatti.
WWW. CONTROPIANO
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1. Un confronto aperto e alcune proposte per avviare una controtendenza, 29 aprile 2010, 16:23
"Gran parte degli interventi si sono dialettizzati in positivo con lo spirito dell’iniziativa e con le ipotesi avanzate dai compagni della Rete dei Comunisti."
Così "dialettizzando" abbiamo già praticamente risolto tutti i nostri problemi : il Berluska potrà dormire sonni tranquilli ancora per molti anni e qualche noia gli potrà venire solo da Montezemolo e compari !!
Tutto questo per dire, cari compagni, che ci sono anche problemi di linguaggio e se non riusciamo ad uscire dal recinto del "dialettizzando", la vedo dura !!
MaxVinella
1. Un confronto aperto e alcune proposte per avviare una controtendenza, 29 aprile 2010, 17:27, di Enrico Biso
Sono anche io convinto che dovremo usare un linguaggio il più possibile semplice, per offrire una ampia "lettura" alla classe di riferimento.
Problema di non facile risoluzione, eppure credo che il report dell’assemblea del 27 aprile svoltasi a Roma, non faccia sfoggio di paroloni, e anzi, sia molto ben comprensibile.
Di interventi in "difficilese" ne ho letti tanti, ed anche per quel che mi riguarda, sono strumento negativo.
Un linguaggio capibile ai più, è molto più efficace per chi si pone il compito di stare in relazione con la classe degli sfruttati e delle sfruttate.
I contenuti però nel report ci sono in abbondanza, ed il nuovo percorso possibile offre, a chi non fa del governismo il proprio orizzonte , delle valide motivazioni per impegnarsi nel buon fine dell’impresa scelta: costruire una sinistra anticapitalista e comunista, indipendente dal pd e dai poteri forti, impegnata a ricostruire forti legami dal basso con la classe, interna ai conflitti ed alle lotte, che sappia usare le istituzioni come megafono delle vertenze, per tornare ad essere credibili opponendosi a guerre spacciate per missioni di "pace", privatizzazioni scellerate, precarietà nel mondo del lavoro, un ambientalismo radicale, ecc. ecc.
E tanta voglia di recuperare il far politica non per soddisfare i propri appetiti, ma per costruire una opposizione sociale, che è l’esatto contrario di quel che unirà il centrosinistra e le sue stampelle a Montezemolo, UDC, banche e confindustria.
Con questi si che il Berluska continuerà ad ingigantire il proprio imponente patrimonio, anche se venisse messo in minoranza parlamentare.
Capibile quindi il "dialettizzati in positivo", ancor di più, quando il report dell’iniziativa chiarisce che si cercherà di fare un bilancio per capire se dalle parole si sarà capaci di far fatti coerenti, il mettere di nuovo il bilancio, come strumento a sinistra, per quel che mi riguarda, sa veramente tanto di innovazione.
Innovazione semplice e capibile ai più, a chiunque voglia vedere.
Con i tempi che corrono, non mi sembra poco, anzi................
Avanti, con il possibile nuovo percorso.
Enrico Biso