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VOTO AGLI IMMIGRATI : E’ un diritto universale, subito una legge
Publie le giovedì 11 agosto 2005 par Open-PublishingDI PIERO SOLDINI*
Il governo e le forze politiche di centro destra che lo compongono, invalidando le deliberazioni di tutti quegli Enti locali (comuni e regioni) che hanno scelto di promuovere il diritto di voto degli immigrati residenti stabilmente alle elezioni amministrative, hanno chiarito senza ombra di dubbio che non vogliono far votare gli immigrati.
Questo è un primo punto di chiarezza che va al merito dei comuni che hanno coraggiosamente sollevato il tema e l’hanno fatto uscire dall’ipocrisia e dalla propaganda mistificatoria di chi dice di essere d’accordo ma non fa nulla per realizzarlo (penso in particolare al vicepremier Fini ). Dall’altro lato la scelta dell’unione di centro sinistra di far votare gli immigrati alle primarie è un fatto molto importante e impegnativo proprio perché l’obiettivo del diritto di voto viene assunto, nel programma di governo della prossima legislatura, all’interno di una politica per l’immigrazione alternativa alla Bossi-Fini.
Si dice da parte del centro destra che il governo sta difendendo le prerogative costituzionali sue e del Parlamento, l’unico abilitato a decidere su questa materia. Ciò è falso perché se fosse così il governo, un minuto prima di annullare o impugnare le deliberazioni dei comuni, dovrebbe presentare lui una proposta di legge in Parlamento per colmare il vuoto legislativo nazionale sul diritto di voto agli immigrati e garantirne una rapida approvazione.
Cosa che non fa. Lo stesso parere del Consiglio di stato, infatti, richiesto dal Ministro dell’interno pur contraddittorio con una sua precedente sentenza, non va letto come una bocciatura delle posizioni assunte dai comuni ma come una messa in mora del governo che non legifera su questa materia, come sarebbe giusto, auspicabile e giuridicamente ineccepibile.
Qualcuno obietta che per affermare il diritto di voto per gli immigrati è necessaria una legge di riforma costituzionale e quindi un iter più complesso. Ma ciò è doppiamente falso in quanto, questo governo ha messo mano a riforme costituzionali di portata ben più corposa come quelle che vanno sotto il nome di devolution. Perché, allora, non ha inserito nel pacchetto anche quella sul voto? Semplicemente perché non vuole riconoscere questo sacrosanto diritto di voto per gli immigrati. Inoltre è evidente a tutti coloro che leggono con onestà intellettuale, politica e giuridica la nostra Costituzione che non può esistere nessun impedimento costituzionale.
Infatti l’art. 45 della Costituzione afferma il principio dell’universalità del diritto di voto che non può essere negato a nessun cittadino. Quindi il voto come diritto universale e non come privilegio di coloro che hanno la cittadinanza. Del resto la nostra legislazione prevede già il voto amministrativo ai cittadini europei che risiedono nel nostro paese e che non hanno la nazionalità italiana. Come potrebbe la nostra Costituzione riconoscere il diritto di voto a stranieri comunitari e negarlo a stranieri extracomunitari che sono a pari titolo residenti nel nostro paese? Sarebbe una discriminazione razziale intollerabile sotto ogni profilo del diritto internazionale europeo e nazionale.
Per queste considerazioni noi come Cgil siamo dalla parte dei sindaci e dei comuni che hanno aperto questa battaglia di civiltà a partire dal sindaco di Genova Pericu e facciamo un appello a tutti i sindaci di fare altrettanto. Se i comuni sono 1, 3, 5, 10, il governo continuerà con le impugnazioni, ma se diventano mille sarà costretto a discutere della legge nazionale che è l’obiettivo che dobbiamo perseguire. A questo proposito sosteniamo la proposta dell’Anci annunciata dal vicepresidente Sturani, sindaco di Ancona, di presentare una proposta di legge ordinaria e chiedere alle regioni di avviarne l’iter parlamentare come previsto dal titolo V della nostra Costituzione.
* Resp. politiche per l’immigrazione Cgil
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Agosto-2005/art80.html




