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Vergogna italiana contro Emergency e i diritti degli afghani

Publie le venerdì 30 aprile 2010 par Open-Publishing

Milioni di arcobaleno fioriscano per
Emergency, la Pace e la dignità umana

Solo mercoledì
28 aprile sono stati rilasciati 5 (su 6) operatori afghani rapiti dai
servizi segreti di Karzai. Il castello di menzogne e disinformazione
è crollato miseramente ma l’ospedale di Emergency resta
scandalosamente chiuso. Prosegua la mobilitazione pacifista ad
oltranza di fronte a questi soprusi e allo scandaloso comportamento
del governo e di parte della stampa italiana.

La mattina di mercoledì 28 aprile le agenzie stampa hanno battuto la
notizia del rilascio di 5 operatori afghani, rapiti il 10 aprile
scorso.

In questo momento quindi, mentre ormai il castello di menzogne e
disinformazione (pensiamo alle balle sulla confessione, rilanciata da
Libero e Il Giornale in maniera scandalosa, o al coinvolgimento dei
tre italiani rapiti nel sequestro Mastrogiacomo, impossibile perché
all’epoca dei fatti erano lontanissimi dall’Afghanistan) è
totalmente crollato, l’ospedale di Lashgar-Kah (l’unico che cura
gratuitamente e con livelli di eccellenza migliaia di bambini, donne
e uomini e unico testimone di Pace e dei crimini di guerra che
vengono commessi nella zona) resta chiuso e in mano ai militari e un
operatore afghano dell’Ong pacifista è ancora in mano ai servizi
segreti di Karzai. E’ inaccettabile, scandalosamente gravissimo!

In queste settimane abbiamo assistito a gravissime prese di posizione
da parte di ministri del governo italiano (più impegnati ad
attaccare Emergency, e ad accreditarsi come alleati dell’occupazione
militare e del governo Karzai, che a difendere i diritti
criminosamente violati di alcuni suoi cittadini) e ad articoli su
alcuni quotidiani (su tutti La Repubblica, Il Giornale e Libero)
degni della propaganda bellicista di epoca fascista, proseguiti anche
dopo la liberazione dei tre italiani montando l’inesistente caso
dello scontro con la Farnesina sul rientro con volo di Stato.

Un
uomo è ancora privato della sua libertà per la colpa di voler
curare e difendere i diritti dei più deboli in una zona di guerra,
ad un ospedale di altissima efficienza, dove migliaia di persone
vengono curate gratuitamente è ancora impedito di tornare a
lavorare. I 50.000 che sono straordinariamente scesi in piazza a
Roma, gli oltre 300.000(italiani ma anche afghani) che hanno
sottoscritto l’appello "Io sto con Emergency" non si
arrendano. Anzi, rilanciamo ancora di più. Coinvolgiamo amici,
parenti, chiunque riusciamo a raggiungere in una nuova mobilitazione
pacifista. Manteniamo alta la bandiera della Pace, gli stracci
bianchi di Emergency, i simboli della nonviolenza e della difesa dei
diritti umani. Lasciamoci quotidianamente accompagnare dalla nobile
aspirazione dell’umanità e dal ripudio del sommo di ogni pazzia, la
guerra. Perché non c’è vita dove c’è guerra, non ci sono diritti
dove impera l’abuso e la violenza militarista, non c’è libertà dove
le menzogne e l’ipocrisia avvelenano i luoghi che dovrebbero
difendere la convivenza civile.

La
mobilitazione pacifista prosegua.

In difesa di
Emergency, della Pace e della dignità di un’Italia che troppo spesso
si è lasciata calpestare da poteri forti militari e in nome della
"ragion di guerra"
(Ustica,
Cermis, l’assassinio di Nicola Calipari...).