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Volo Roma-Messico: bloccato l’attivista Claudio Dionesalvi, per gli Usa è un terrorista
Publie le sabato 30 luglio 2005 par Open-PublishingVolo Roma-Messico: bloccato l’attivista Claudio Dionesalvi, per gli Usa è un terrorista
di Pasquale Colizzi
Divieto di sorvolo ad personam. In Italia non si era mai visto. Invece è successo: un professore di lettere e attivista cosentino resta a terra all’aereoporto romano di Fiumicino. C’è qualcuno che non lo vuole a bordo del volo Roma-Città del Messico. Nessun problema dall’Italia, tantomeno dal paese centroamericano, dove l’uomo doveva partecipare ad una missione di cooperazione in Chapas. Il niet è arrivato direttamente dagli Stati Uniti. Uno si potrebbe chiedere: perchè mai? Perchè l’indesiderato nella sua traversata avrebbe sorvolato per 15 minuti i cieli statunitensi. Ma Claudio Dionesalvi (nella foto a destra), videomaker e vicino al movimento no global, sotto processo - ma non condannato - per le manifestazioni della “Rete del Sud Ribelle” insieme ai leader dei Disobbedienti, è stato giudicato alla stregua di pericolosi terroristi e limitatto nella sua libertà di movimento con un diktat che ha il sapore della beffa. Come mai le autorità americane hanno in mano la lista dei passeggeri di voli nemmeno diretti negli States? Quanto sanno dei nostri spostamenti? È legittima un’interferenza tanto profonda in scelte che riguardano soltanto la nostra vita?
Dionesalvi ha raccontato l’episodio che ha dell’incredibile: «Avevo già superato tutti i controlli e mostrato il passaporto. Rro in sala d’attesa ad aspettare il mio volo, quando ho sentito il mio nome dall’altoparlante». Ma chi, proprio io? «Un rappresentante della Klm mi si è avvicinato e mi ha detto di aver ricevuto un “warning”, un avvertimento, dagli Stati Uniti, mentre controllava i nomi dei viaggiatori: gli avevano chiesto di non farmi salire». Già lunedì prossimo l’attivista, insieme agli avvocati Giuseppe Mazzotta e Maurizio Nucci, valuterà «la possibilità di adire le vie legali nei confronti della compagnia Klm, che ci deve quanto meno delle spiegazioni scritte». Commentando la lettera aperta scritta con l’indolenza tipica di chi è abituato alle italiche “stranezze”, l’attivista ha aggiunto: «Ci recheremo in agenzia e studieremo un percorso alternativo per raggiungere il Chiapas, dove andremo appena possibile, a piedi o via mare, senza transitare sullo spazio aereo degli Stati Uniti d’America: un Paese in cui non avremmo mai voluto mettere piede, nemmeno se il viaggio fosse stato gratuito, perché riteniamo che dove regna un regime di paranoia ossessiva, non possono esserci sicurezza e democrazia».
Un clima da caccia alle streghe. «Mi sembra che si stia realizzando quello che diciamo da tempo: con la scusa della lotta al terrorismo, si dà la caccia a chi nel nostro Paese svolge politiche no-global e pacifiste» ha detto il senatore dei Verdi Paolo Cento, che per primo ha denunciare l’episodio. Adesso annuncia battaglia e chiede lumi all’esecutivo: «Al ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu chiedo di fare chiarezza su alcuni punti - dice il coordinatore dei Verdi - chi ha comunicato il divieto di volo alla Klm? Esiste una lista di cittadini italiani che, pur non essendo sottoposti ad alcuna misura restrittiva nel nostro Paese, risultano indesiderati agli Stati Uniti? Se la lista esiste, chi l’ha fornita agli Usa? Con quali modalità è stato individuato il nome di Dionesalvi?».
Lo stop d’oltreoceano ha scombussolato i piani di Dionesalvi: il giornalista del Quotidiano di Calabria dovrà rinunciare, almeno per ora, a partecipare alla missione di cooperazione internazionale nella regione del Chiapas. Non è il benvenuto negli States - dove per altro non era diretto - e non gli sarà permesso di sfiorarne nemmeno le nuvole perché «è un terrorista». Il suo nome, insieme a quello di altri italiani, è inserito in una lista in mano alle autorità americane che lo affianca a pericolosi criminali internazionali. Qualcuno farà bene a spiegare come a Washington hanno ottenuto questi nomi. Dove inizia e finisce lo strapotere Usa di poter bloccare addirittura nel proprio paese un cittadino a piede libero che decide di prendere un aereo per una qualsiasi destinazione del mondo?
Pare quindi che in Calabria ci sia una pericolosa cellula di terroristi e non c’è ne siamo accorti? E allora riferisca il ministro degli interni Pisanu. Semplicemente l’attivista cosentino è a processo per una vicenda tutta italiana e tutta da dimostrare. I fatti risalgono alla notte del 15 novembre 2002: tra Napoli e la Calabria, passando per Taranto, furono arrestati 20 militanti no global (tra i quali anche il leader dei disobbedienti napoletani Francesco Caruso) con l’accusa di «cospirazione contro l’ordinamento economico dello Stato e associazione sovversiva».
Dionesalvi viene arrestato e passa diversi giorni nel carcere speciale di Viterbo, prima di essere scarcerato il 22 novembre. Dai suoi diari ne ha ricavato anche un libro, «Mammagialla. Diario di una carcerazione». Il 2 dicembre del 2004 per lui e altre 11 persone sono iniziate le udienze del processo «Rete del Sud Ribelle», presso il Tribunale di Cosenza. La prossima si terrà il 22 settembre, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale sulla legittimità di inserire nel processo Luca Casarini (leader dei disobbedienti del Nord est) senza che questi fosse avvisato nei termini previsti dalla legge. Dionesalvi quindi è un cittadino innocente fino a prova contraria. Questo è quanto.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco del capoluogo calabrese: «Quel che è accaduto a Fiumicino - ha detto Eva Catizone - sa tanto di caccia alle streghe e sta ad indicare come siamo ormai assoggettati ad una sorta di strapotere geopolitico, quasi planetario, degli Stati Uniti che comprime fino all’inverosimile la libertà individuale, dando luogo ad una nuova e nociva forma d’impero». L’esponente diessino in parte può comprendere la paranoia collettiva che vivono gli States e tuttavia ritiene «che questa eccessiva sottomissione al potere americano denoti una supina acquiescenza ad un modello che pretende di dire l’ultima parola su tutto, anche su chi può partire e chi deve restare a terra». Che anche il sindaco di Cosenza sia una pericolosa terrorista? Lei stessa si chiede: «A questo punto mi viene il dubbio che anche il mio nome potesse figurare in cima a qualche non meglio precisata lista» perché, ricorda «nell’ottobre dello scorso anno, dopo essere stata invitata a Boston alla convention dei democratici, a sostegno di Kerry, prima delle presidenziali americane, il mio invito venne improvvisamente ritirato per non meglio specificate ragioni di sicurezza».
Cosa dovremmo attenderci da un’America sempre più ingoiata dalla paranoia della sicurezza? Cio che per Washington è una legittima scelta sui mezzi da applicare in patria può interferire "a casa d’altri" sulle libertà individuali? Dobbiano arrenderci e accettare passivamente che gli Stati Uniti si arroghino il diritto di fare da dominus degli equilibri mondiali e persino di quelli piccoli e precari delle nostre vite oppure "un altro mondo è possibile"? O almeno un mondo che si possa sorvolare liberamente.




