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Voto agli immigrati: no del Consiglio dei ministri ma i sindaci annunciano battaglia
Publie le giovedì 4 agosto 2005 par Open-Publishing
di di red
Lo scarno comunicato del Consiglio dei ministri parla chiaro: si decide l’annullamento straordinario della deliberazione del Consiglio comunale di Genova n.105 del 27 luglio 2004 nella parte in cui estende ai cittadini extracomunitari il diritto di elettorato attivo e passivo per le elezioni comunali e per quelle circoscrizionali.
La decisione del governo quindi si affianca al pronunciamento del Consiglio di Stato di qualche giorno fa, interpellato dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, che aveva dichiarato illegittima la modifica dello Statuto comunale della città di Torino. La giunta guidata dal sindaco Chiamparino infatti, il 21 luglio scorso, aveva deciso di concedere il voto ai cittadini extracomunitari residenti in Italia da almeno 5 anni e nel capoluogo piemontese da almeno due anni.
Il comune di Genova e il sindaco, Giuseppe Pericu, annunciano che potrebbero decidere a giorni l’impugnazione davanti ai giudici amministrativi la delibera del CdM. «Esamineremo attentamente questa decisione quando ci sarà notificata ufficialmente - ha detto il sindaco che tra l’altro è un noto avvocato amministrativista - Per ora posso dire che non escludo affatto l’impugnazione del provvedimento di fronte al giudice amministrativo». «Il meno che si possa dire - ha proseguito Pericu - è che non sembra una decisione nello spirito del tanto declamato federalismo». Tuttavia il problema che si pone è anche a livello legislativo, alle cui sedi bisogna pur guradare: esiste la «chiara necessità di una evoluzione dell’ordinamento nazionale capace di consentire queste decisioni: il Governo e il Parlamento a mio giudizio dovrebbero attivarsi in questa direzione anzichè stoppare d’autorità i comuni».
Immediata arriva anche la reazione della sinistra e dei Verdi, in uno scontro che appare ormai del tutto politico. «Altro che federalismo! Quello del Consiglio dei ministri è un vero e proprio diktat contro una scelta autonoma da parte della città di Genova». Paolo Cento, coordinatore dei Verdi sottolinea come «in Italia esiste un vuoto normativo rispetto al diritto sacrosanto dei cittadini immigrati di prendere parte alla vita sociale dei luoghi in cui risiedono: il governo di destra, anzichè prenderne atto, dà un segnale di forte arroccamento».
Altrettanto duro il commento di Graziella Mascia, capogruppo di Rifondazione in Commissione Affari Costituzionali, che pone il problema a livello più ampio: «Noi pensiamo che le persone, tutte, italiane e non, debbano godere degli stessi diritti, debbano tutte sentirsi cittadini ad ogni effetto. Non si capisce proprio perchè chi partecipa alla vita delle nostre città, chi contribuisce al vivere quotidiano, debba poi sentirsi discriminato. Riteniamo che i migranti che vivono nel nostro territorio debbano essere considerati cittadini a pieno titolo».
Esulta invece la destra. Dalla Lega, che aveva annunciato raccolte di firme e battaglie contro la possibilità che gli stranieri che risiedono in Padania possano votare nei comuni in cui vivono, arriva il plauso al governo.
Risponde l’altra gamba dell’asse del nord: «La decisione del Consiglio dei ministri è assolutamente giusta e doverosa. Il diritto di voto può essere esercitato solo da coloro che sono cittadini italiani. La materia in oggetto è di competenza dello Stato. Quindi i Comuni, amministrati dal centrosinistra, che hanno fatto a gara per dare il voto agli extracomunitari, hanno assunto posizioni illegittime», ha detto Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, che continua: «Mi auguro che, alla luce di questa decisione del governo, le amministrazioni comunali del nostro Paese non vogliano continuare ad insistere su questo tema in modo demagogico, ma lascino al Parlamento le proprie competenze».
La battaglia per il diritto dei cittadini stranieri a votare si annuncia lunga. A farsi sentire è Fabio Sturani, vice presidente e responsabile immigrazione dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani: «La nostra associazione non vuole lanciare sfide al governo, ma porre un problema politico forte, per garantire al meglio il ruolo degli amministratori». Per Sturani comunque le circoscrizioni elettorali «rientrano nell’ambito dell’autonomia dei Comuni» e la concessione del voto è «una necessaria evoluzione dell’ordinamento giuridico che vada verso l’accoglienza e l’integrazione degli stranieri».
Del parere del Consiglio di Stato di qualche giorno fa il sindaco di Venezia Massimo Cacciari non si era detto sorpreso. Sebbene non rinunci al suo progetto: «Ho già dato mandato agli uffici competenti di elaborare un provvedimento in tal senso, da sottoporre al voto del consiglio comunale».
Si fa sentire anche Sergio Chiamparino, sindaco di Torino: «Questo parere ha lo stesso valore di quello analogo di un anno fa, sul quale abbiamo impostato la nostra modifica dello Statuto. Per questo andremo avanti e se ci saranno dei ricorsi ci rivolgeremo al Tar e poi al Consiglio di Stato». Secondo il sindaco del capoluogo piemontese il parere del Consiglio di Stato «è uno stimolo ulteriore perché si affronti» il tema del voto agli immigrati «con chiarezza normativa in ambito nazionale».
«A Belluno andremo avanti lo stesso». Così il vicesindaco Marco Perale aveva reagito alla notizia del parere negativo da parte del Consiglio di Stato. «Abbiamo preferito andare con i piedi di piombo - spiega Perale - per non creare attese destinate ad essere disilluse». Ma il progetto non prevede mezze misure: per gli immigrati con almeno cinque anni di residenza in Italia, e tre a Belluno, è previsto l’elettorato attivo e passivo per il Consiglio comunale e non solo per le circoscrizioni, che del resto, in una città di soli 35 mila abitanti, non esistono più da tempo.
Per ora quindi il diritto di voto per gli extracomunitari deve attendere. L’unica certezza è che potranno comunque votare ad ottobre per le Primarie del centrosinistra.




