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il pesce puzza dalla testa
par paolo de gregorio
Publie le giovedì 8 settembre 2011 par paolo de gregorio - Open-Publishing– il pesce puzza della testa -
di Paolo De Gregorio, 8 settembre 2011
Il “paese di merda”, come è stato elegantemente definito dal nostro sultano, emana il suo fetore proprio dalla testa, dalla sua classe dirigente, che pretende l’impunità nonostante sia chiaro a tutti in quale palude di corruzione, incapacità, immoralità, saccheggio della cosa pubblica, sia impantanata.
Sicuramente chi è costretto per sopravvivere a frequentare Scilipoti, Lele Mora, Fede, Verdini, Gianpi Tarantini, Lavitola, Previti, Dell’Utri, Ghedini, per forza di cose sente più acutamente quel molesto profumo di merda, ma ci sembra ingiusto espanderlo all’Italia tutta.
Con tutti i suoi difetti, e dopo 30 anni di monopolio mediatico di B:, l’Italia che conta e che non puzza è quella del 58% di cittadini che non è andata al mare e ha respinto criminali disegni governativi, con un Referendum osteggiato anche dalla pseudo opposizione.
Con certezza assoluta possiamo affermare che quel 58% di italiani è più avanti del suo governo e meriterebbe una opposizione nuova di zecca.
C’è uno spazio politico enorme, una autostrada ad 8 corsie, per chiunque voglia costruire una opposizione che scarti per sempre i vecchi politicanti di professione, adotti al suo interno la regola aurea di salute pubblica che ogni incarico politico duri solo due legislature, che ogni decisione risulti trasparente, e che tutti gli iscritti possiedano un codice Internet con cui votare ogni passaggio politico importante, che le primarie non siano una possibilità ma un metodo indiscutibile, che si rifiuti il finanziamento pubblico dei partiti perché si è visto che il controllo dell’apparato su quel denaro cristallizza correnti e potere e rende difficile qualsiasi ricambio politico e generazionale.
Queste regole interne, sommate ad un programma economico che porti l’Italia fuori dalla globalizzazione, fuori dalla Nato, fuori dagli interventi militari, fuori dalla WTO e dal FMI, fuori dall’Unione Europea e dall’Euro, con un obiettivo epocale di portare l’Italia alla autosufficienza alimentare ed energetica, proteggendo con dazi questi settori in modo da creare milioni di posti di lavoro, possono diventare l’unico futuro possibile poiché i debiti e la globalizzazione presto ci schiacceranno.
Una nuova classe dirigente non nascerà mai dagli attuali partiti e la loro ignoranza ed incapacità ci porterà presto al fallimento.
Riscrivere le regole che governano una organizzazione politica per renderla democratica, partecipata, immune al burocratismo e ai leader insostituibili, è necessario e vitale a fronte di uno spettacolo in cui i partiti attuali si sono spartiti tutto, dalla RAI agli appalti, dalla Sanità alle assunzioni nei ministeri, mettendo le strutture pubbliche non in mano a competenti e capaci ma in quelle dei raccomandati.
Non usciremo dalla crisi né con piccoli aggiustamenti, né con le furbate, né con la fortuna. Siamo messi molto male e solo una svolta profonda ci può dare futuro, senza illudersi che si potrà tornare al consumismo e agli sprechi, perché proprio dagli anni ’80 quelli del boom economico, sotto il regno di Craxi, che si è formata buona parte del nostro debito.
Paolo De Gregorio