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una prospettiva di classe in Italia

Publie le lunedì 25 ottobre 2010 par Open-Publishing

O con Marchionne, o con i lavoratori

Nell’attesa che il principale sindacato italiano proclami lo sciopero generale richiesto a gran voce dalla piazza del 16 ottobre, possiamo fare alcune riflessioni sui movimenti di lotta che in questo autunno stanno sconvolgendo l’Europa. All’inizio la Grecia, poi la protesta ha colpito la Spagna e la Francia. Nei primi due casi si protesta contro la politica economica di governi di centrosinistra. Sia in Grecia che in Spagna i partiti socialisti governano da soli, in entrambi i casi la sinistra comunista o radicale sta all’opposizione. La situazione politica è comunque diversa dall’Italia, dove un eventuale centrosinistra al posto di Berlusconi sarebbe costretto a governare con forze di ispirazione ultra moderata (l’ala ex democristiana del PD, l’UDC di Casini). Qualcuno si chiederà cosa spinga governi socialisti ad applicare politiche di ristrutturazione neo liberista. Queste politiche tra l’altro minano il rapporto tra i partiti socialisti e la loro base sindacale che spesso è in prima fila nelle mobilitazioni.

Qualche settimana fa l’UE varava il patto di stabilità che verrà proposto ai paesi membri, il quale contiene una serie di norme economiche che configurano un attacco forsennato al welfare e alle politiche sociali. Queste direttive sono prese da un gruppo di persone, imprese e banche che nessuno controlla. Queste decisioni vengono imposte agli stati membri i quali non rispettandole sono passibili di sanzioni. In questi anni governi di ogni colore in Italia hanno giustificato le loro politiche economiche in base ai dettami economici europei. C’è anche una logica in tutto questo. Vale infatti l’idea che in mercato unico occorra avere regole comuni per evitare i dilagare delle politiche contrapposte. Se in qualche paese europeo il costo del lavoro è inferiore, per l’Unione Europea è conveniente e giusto abbassare il costo nell’intero continente. Gli operai e i lavoratori dovrebbero ringraziare i banchieri europei. Grazie a loro possono salvaguardare il proprio posto di lavoro.

La ratificazione della Costituzione Europea ora non va più di moda. Qualche anno fa fu sottoposta ad un referendum in Francia, Irlanda, Olanda e in altri paesi. I risultati non furono positivi, nonostante in Francia quasi tutta la sinistra intellettuale e storica fosse favorevole alla ratifica. Evidentemente i lavoratori non capivano i quesiti. In quei mesi i giornali europei con poche eccezioni erano impegnati a fomentare scontri di civiltà, per loro la non ratifica della Costituzione era una vittoria delle destre, dell’isolazionismo, del sentimento razzista (la paura dell’operaio polacco). A forza di evocarlo il fantasma razzista si è palesato (ormai storico in Austria, ora in Olanda, Svezia, Belgio, Europa dell’Est).

Una sinistra in Europa dovrebbe chiedersi come mai la sua base sociale (di cui dovrebbe difendere i diritti, in quanto interesse generale) sia così testarda. Ci sono due strade: la prima è lamentarsi intellettualmente della deriva razzista (in Italia questo viene spiegato con l’influenza dei modelli televisivi), la seconda è chiedersi dove si è sbagliato.

Gli scioperi di queste settimane ci indicano una prospettiva che a ben vedere si notava in embrione già da alcuni anni. Nella manifestazione del 16 ottobre il segretario della FIOM Landini elencava una serie di richieste sociali (sacrosante) che fanno a pugni con i parametri imposti dall’Europa. Risulta evidente che chiedere salario di cittadinanza, ritiro dall’Afghanistan, leggi contro la precarietà, aumento dei salari significa porsi fuori da una prospettiva economica che è l’unico dogma reale su cui si regge l’Europa. Quel dogma che la sinistra moderata di casa nostra ha avallato e mantenuto, e che la sinistra radicale e comunista non ha mai avuto il coraggio di contestare trincerandosi dietro il paravento dell’Europa dei Popoli. Ribaltare la prospettiva politica in Italia è possibile solo affrontando questi nodi. Avremo la forza per farlo?

La piazza San Giovanni del 16 ottobre con la sua richiesta di Sciopero Generale e i fischi ad Epifani sembra chiedere questa prospettiva. Un partito della sinistra in Italia (SEL) in questi giorni ha acclamato nello stesso giorno Vendola, Landini e Epifani. Eppure il ragionamento su cosa ci aspetta a livello Europeo nei prossimi venti anni era già stato chiaro durante il congresso Cgil appena terminato. In quel congresso la posizione della FIOM e della minoranza Cgil che vogliamo su questi temi si era scontrata duramente con la maggioranza di Epifani.

Una prospettiva anticapitalista seria è all’ordine del giorno. E’ l’elemento decisivo per la forza della Linke tedesca, dei partiti comunisti in Grecia. Sta rivitalizzando i partiti comunisti in Francia e in Spagna. Ci dice che forse non c’è più spazio per una redistribuzione riformista. Sviluppa concetti di autonomia dalle sinistre moderate europee. Questo significa da noi stare con Marchionne o con i lavoratori.

Tertium non datur.