Home > 1 agosto in Piazza Banchi a Genova

1 agosto in Piazza Banchi a Genova

Publie le domenica 10 agosto 2003 par Open-Publishing

Genova 5 Agosto 2003

Oggetto: Comunicato Stampa in relazione agli avvenimenti del pomeriggio
del 1 agosto in Piazza Banchi a Genova

Venerdì 1 agosto in piazza banchi si è tenuto un comizio di AN, con la
presenza del vicepresidente della Regione Plinio e l’On. Bornacin, per
raccogliere firme contro la proposta del consiglio comunale di estendere
il diritto di voto agli immigrati. In tale occasione un gruppo di
antifascisti contrari all’iniziativa, ha organizzato un volantinaggio; da
quel momento AN ha chiesto l’intervento dei carabinieri per difendere il
presidio. Protetti dalle forze dell’ordine si sono sentiti liberi di
provocare i manifestanti verbalmente e non solo.

Agli slogan antifascisti
e antirazzisti veniva data risposta con sputi, saluti romani e lanci di
monetine. Dopo le ripetute infamie alcuni giovani, che si dichiaravano
fieri di essere definiti fascisti, hanno forzato il cordone di polizia
cercando lo scontro fisico. Su esplicito invito di Plinio è così
intervenuta la celere che ha spinto i manifestanti in via Banchi sotto i
colpi dei manganelli. Il culmine della repressione è stato l’uso da parte
di un agente in borghese di spray urticante che ha provocato reazioni
allergiche ad alcuni manifestanti.

In questi giorni si terra, un incontro tra il vicepresidente Plinio, il
questure e il prefetto nel corso del quale, con ogni probabilità, sarà
definito il programma di repressione di ogni forma di dissenso.
Le denunce che sono seguite alla manifestazione spontanea, quale è stata
quella che si è venuta a creare in risposta agli ideali razzisti promossi
da AN sono inaccettabili in una città storicamente antifascista come
Genova.

Quanto è successo appare come un ulteriore passo verso la negazione del
diritto di manifestare il proprio dissenso nei confronti di chi vuole
mantenere la propria autorità e il proprio controllo sulla società.
Ci rendiamo conto che lo stato italiano è rappresentato da un governo di
centrodestra, sulla carta democratico, che è composto da partiti come AN,
i quali, nonostante attuino apologie fasciste vengono ritenuti legali. È
per questo motivo che chiediamo a tutti i genovesi di continuare a tenere
la testa alta e gli occhi aperti.

Per noi contrapporsi a situazioni di questo tipo non significa "mandare
indietro le lancette dell’orologio agli anni ’70" ma non farsi confondere
dal "fascismo mascherato dalla sicurezza della democrazia di oggi".
Le lapidi dei partigiani imbrattate, i compagni accoltellati o gli
attacchi ai centri sociali non fanno che confermare la legittimità del
rinnovato antifascismo militante nazionale.

ANTIFASCISTI GENOVESI.

SI RICHIEDE GENTILMENTE LA PUBBLICAZIONE INTEGRALE DEL COMUNICATO.

Si allega il volantino distribuito in Piazza Banchi

PER IL DIRITTO DI NON VOTARE
DIRITTO DI VOTO COME MASCHERA DI SFRUTTAMENTO

La maggioranza del Consiglio Comunale genovese ha proposto di estendere il
diritto di voto per le elezioni comunali ai cittadini immigrati,
regolarmente soggiornanti in Italia da almeno tre anni e la destra
fascista oggi scende in piazza per esprimere nuovamente le sue strategie
di esclusione e sfruttamento.
Già la legge Bossi-Fini sancisce in modo definitivo una vera e propria
apartheid giuridica, civile, sociale e lavorativa imponendo di fatto la
clandestinità come unica via di accesso al territorio nazionale e
consegnando gli immigrati alla dipendenza semi schiavistica di trafficanti
e datori di lavoro.

La precarizzazione, la segregazione e l’arbitrio della polizia investono
anche gli immigrati regolari, spezzandone le possibilità di cittadinanza
con l’introduzione di ulteriori barriere e ghetti nel lavoro e nella
società.

La corsa ad ostacoli della "regolarizzazione" (lentezza delle
convocazioni, espulsioni, incertezza sulle possibilità del subentro del
datore di lavoro) fa pensare ad un disegno politico teso ad impedire che
buona parte delle domande giunga a buon fine. Ben sapendo che i lavoratori
immigrati sono ormai una risorsa irrinunciabile per l’economia, la società
e la vita civile del nostro paese, Alleanza Nazionale preferisce tenerli
in una condizione di perenne ricattabilità e dunque di perenne
sfruttamento per contrastarne l’inserimento sociale egualitario e
l’emancipazione.

Il migrante è ormai un semplice problema di ordine pubblico. Si preferisce
militarizzare il territorio aumentando poteri e stipendi delle forze
dell’ordine che investire nell’accoglienza, nella costruzione di case,
nell’inserimento sociale. Si preferisce sfruttare il loro lavoro a basso
costo, piuttosto che inserirli in occupazioni regolari con garanzie e
opportunità, attraverso la valorizzazione delle competenze alla lotta al
sommerso controllato dagli italiani. Si preferisce segregarli nei luoghi
più degradati della città dove facilmente si ritrovano intrappolati nella
rete della criminalità per poter sopravvivere, piuttosto che favorire il
miglioramento dei servizi collettivi in queste zone con la collaborazione
tra l’associazionismo immigrato e la società civile.

Coloro che propongono il voto agli immigrati sono convinti che questo sia
un grande passo verso la parità dei diritti e l’uguaglianza di trattamento
tra stranieri extracomunitari e italiani, contribuendo così alla
convivenza pacifica e all’inserimento sociale. Ma noi non crediamo che
questo possa garantire l’integrazione in una società che esclude chi non
segue le regole dei potenti e rivendichiamo per i migranti, come per tutti
noi, il diritto ad opporci a chi strumentalizza il voto per controllare le
nostre vite e mantenere la propria autorità.

Uguaglianza di diritti e di dignità significa anche pari opportunità di
esprimere il proprio dissenso, sia nei confronti della destra, che agisce
giocando con le vite altrui per trarne profitto economico, che della
sinistra, la quale ha cancellato lo stesso diritto di voto dalla proposta
di legge Turco-Napolitano e ha creato i Centri di Permanenza
Temporanea,vero e proprio capolavoro di bestialità.
Votare significa scegliere un governo che non ci rappresenta e mai ci
rappresenterà, ma che è comunque legittimato a decidere della nostra vita.

E’per questo che non chiediamo il diritto di voto ma la libertà di
dissenso.