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1 maggio a melfi

Publie le lunedì 3 maggio 2004 par Open-Publishing
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Primo maggio a Melfi, 2004

Un colpo secco lo abbiamo dato. Piangono oggi su trentamila macchine in meno. Piangono sul blocco totale di tutti gli stabilimenti FIAT per quasi una settimana. Ora è davanti agli occhi di tutti che la più moderna fabbrica d’Europa non è nient’altro che una galera industriale dove donne e uomini vengono consumati per quattro soldi al mese.
Morchio, l’onnipotente capo della FIAT, è stato costretto dagli operai a giocare sulla difensiva, a cambiare continuamente tattica. Agli scioperi articolati ha risposto con la messa in libertà, alla messa in libertà abbiamo risposto con il blocco totale di Melfi e lo abbiamo messo sotto. Col blocco totale ha tentato la carta dell’accordo separato con FIM e UILM, non è servito che a dimostrare che questi sindacalisti non servono a niente, non sono nessuno, solo servi. Allora le bastonate della polizia per forzare il blocco, abbiamo ancora tenuto, gli operai sono rimasti compatti, la polizia ha usato i manganelli per far entrare al lavoro i fantasmi degli operai, nessun operaio concreto è entrato al lavoro, solo alcune decine di capi UTE. La produzione è rimasta bloccata.
Morchio a Roma incontra i giornalisti e dichiara: c’è una svolta. E’ sulla difensiva. Chi può convincere gli operai a riavviare la produzione? La FIOM, la stessa che il giorno prima era stata semplicemente messa fuori dalla porta, gli era stato chiesto di aderire ad un generico impegno alla trattativa in un futuro prossimo in cambio di una condanna immediata dei blocchi e la loro rimozione, aveva detto NO. Morchio ora aveva bisogno della FIOM, questa era la svolta. La FIOM nazionale è diventata di colpo l’interlocutore necessario per la FIAT perché essa e solo essa era in grado di gestire la forza degli operai ormai diventata potente, incontenibile. La FIAT ha messo da parte FIM e UILM, inservibili, ed ha messo alla prova la FIOM, doveva dimostrare di essere capace di smobilitare i blocchi. Gli operai per arrivare al blocco hanno subito dieci anni di sottomissione brutale, hanno accumulato giorno dopo giorno una rabbia sorda, hanno scelto di affrontare il padrone fuori dal suo territorio, la fabbrica, dove si sentivano più ricattati. Per smobilitare una forma di lotta con queste profonde ragioni ci volevano i dirigenti FIOM, i loro funzionari, le medagliette da sventolare in campo.
Far vincere su tutto il fronte gli operai di Melfi era ed è per la FIAT il suicidio, la fine di un’epoca, apre la strada a forme di lotta nuove, coraggiose, capaci di resistere ai padroni ovunque. Morchio ha scelto: "faccio vincere la FIOM ma tolgo agli operai di Melfi la possibilità di cantare vittoria".
Il gioco passa al gruppo dirigente nazionale della FIOM. Ha dimostrato a malapena di governare gli operai, per convincerli a togliere i blocchi ha speso tante parole sui risultati della trattativa e ha dovuto cedere agli operai l’assemblea permanente e gli scioperi che continuano. Che cosa la FIOM nazionale porterà a casa è una questione di vita e di morte per la coppia Rinaldini- Cremaschi.
Anche al sorridente Morchio l’operazione costerà. Se non molla niente la tregua a Melfi non si fa ed è di nuovo daccapo, ma con un problema in più, non potrà più utilizzare il gruppo dirigente della FIOM per tenere a bada gli operai.
Gli operai con un colpo secco, dieci giorni di blocco totale, hanno spazzato via FIM e UILM e la pratica degli accordi separati, hanno colpito la FIAT nel portafoglio creando scompiglio fra manager e direttori, il TMC2 che da Melfi doveva imporsi a tutti gli stabilimenti è stato attaccato proprio nella sua culla da parte degli operai. La differenza salariale fra operai e operai delle diverse fabbriche del gruppo è ormai inaccettabile. La FIAT era sulle difensive, aveva già perso di fronte alla compattezza del blocco, ma Morchio ha fatto di tutto per non far vincere gli operai sul campo e la FIOM nazionale ha la responsabilità di essere stata al gioco. Ma la partita è ancora aperta, e non si chiuderà finché non si porteranno a casa: il recupero della differenza salariale, l’abolizione della seconda battuta, un limite al dispotismo di fabbrica. Su questo non devono esserci dubbi.
Finalmente un primo maggio sul campo di battaglia dove si sta combattendo una delle lotte più significative di questi ultimi venti anni, finalmente operai contro i padroni, apertamente, senza chiacchieroni e intermediari.
Associazione per la Liberazione degli Operai
fip 30/04/04 Per contatti scrivere: Via Falck, 44 20099 Sesto San Giovanni (MI)
http://www.asloperaicontro.org http://www.operaicontro.org e-mail: operai.contro@tin.it

Messaggi

  • SCUSI, SALVARE LA FIAT ESPORREBBE I CONTRIBUENTI ITALIANI AD ULTERIORI AGGRAVI FISCALI, MENTRE LASCIARLA CHIUDERE (COME ALITALIA O PARMALAT) LIBERERà ENERGIE E PRODURRà POSTI DI LAVORO, FORSE IN ALTRE AREE DELLA UE, FORSE IN ASIA: MA SEMPRE DI LAVORATORI SI TRATTA.
    CONVIENE MANTENERE QUESTI CARROZZONI, E PERCHè?