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4 OTTOBRE

Publie le mercoledì 1 ottobre 2003 par Open-Publishing

Un’altra Europa anticapitalista è possibile

SABATO 4 OTTOBRE TUTTI/E A ROMA

Un’altra Europa anticapitalista è possibile Sabato 4 ottobre si tiene a
Roma la conferenza intergovernativa dei 15 paesi dell’UE, con l?obiettivo
di trovare un?intesa sulla futura
costituzione europea.

Si danno appuntamento i capi di governo per disegnare la mappa giuridico-politica
dell’Europa dei padroni e dei banchieri, dell?Europa dei parametri di Maastricht;
dell’Europa che subordina il diritto del lavoro alle compatibilità del profitto,
che esalta la flessibilità/precarietà, che innalza l?età pensionabile, che
aggrava le diseguaglianze sociali, che limita i diritti sindacali; dell?Europa
che punta alla privatizzazione e alla mercificazione dei servizi pubblici
e comuni (istruzione, sanità, trasporti, acqua, casa,..); dell?Europa autoritaria
e poliziesca che cerca di ingabbiare il conflitto sociale, il dissenso politico
e gli spazi di democrazia; dell?Europa razzista che - blindando i propri
confini con leggi eccezionali - rifiuta la cittadinanza agli immigrati che,
contrariamente alle merci, non hanno diritto alla libera circolazione; dell?Europa
della NATO che non ripudia la guerra, ma programma il suo riarmo con un
proprio esercito; dell?Europa che, per salvaguardare gli interessi aziendali,
sottopone al degrado il territorio e l?ambiente; dell?Europa (come gli USA)
liberista quando si tratta di conquistare sbocchi di mercato per i propri
prodotti, ma protezionista quando ha da contrastare la crescita commerciale
dei paesi ?emergenti? del mondo.

Questo spettro di nefandezze - al di là del linguaggio edulcorato con cui
sarà vergata - è in soldoni il contenuto della eventuale futura costituzione,
che è quindi, al contrario di quanto pensano la Ces e CGIL-CISL-UIL, inemendabile
e va integralmente rispedita al mittente. Da
qui la necessità di rafforzare al massimo la manifestazione di Roma del
movimento antiliberista che partirà alle ore 14 dalla fermata del metrò
Laurentina.

Il recente fallimento del vertice WTO a Cancun sta a dimostrare che la radicalità
ed il carattere di massa di quella lotta raccoglie sempre maggior consenso,
ampliando le contraddizioni tra gli stessi potenti della terra che non riescono
a disegnare una strategia credibile per il rilancio delle economie capitaliste,
planetarie.

La guerra infinita contro il ?terrorismo? dell?imperialismo USA di Bush
diventa allora la via d?uscita ?normale? dalle difficoltà legate alla vera
e propria crisi di egemonia che il capitalismo sta attraversando.
Occorre far emergere all?interno del variegato arcipelago antiliberista,
oltre al senso comune della speranza di un altro mondo possibile, una tendenza
chiaramente anticapitalista che aggreghi attorno ad una piattaforma di lotta
vasti settori sociali penalizzati dall?attuale
modello di sviluppo.

La mobilitazione del 4 ottobre rappresenta un primo passo in tale direzione;
deve, quindi, saper coniugare i termini generali della battaglia per un?Europa
sociale e dei popoli alla dinamica specifica della lotta per respingere
le politiche di azzeramento delle conquiste
sociali e democratiche messe in atto dal governo Berlusconi e dalla Confindustria
nel nostro paese. Essi stanno conducendo l?affondo decisivo contro quel
che resta dello stato sociale, favoriti in questa operazione distruttiva
dalle politiche sviluppate negli anni scorsi dai governi di centrosinistra
cui hanno accondisceso CGIL-CISL-UIL.

Il varo della famigerata legge 30 sulla flessibilità che ha spinto l?Italia
ad essere il primo paese europeo in quanto a tipologie di lavoro precario
è stato facilitato dall?introduzione, durante il governo Prodi, del non
meno famigerato pacchetto Treu.

Il tentativo berlusconiano di cancellare definitivamente il sistema pensionistico
pubblico - al pari passo di iniziative analoghe in corso in tutta Europa
 ha i suoi ingloriosi precedenti nelle tre controriforme della previdenza
varate negli anni ?90 dai governi Amato, Dini, Prodi, con il consenso dei
sindacati di stato.

Gli attuali processi di privatizzazione dei servizi sociali a partire dall?istruzione
e dalla sanità portati avanti dai ministri Moratti e Sirchia hanno trovato
la strada spianata dalle controriforme dei governi dell?Ulivo che hanno
tagliato posti di lavoro, ridotto ospedali e scuole ad aziende governate
da manager, istituito anticostituzionali finanziamenti pubblici alle scuole
private.

La spallata che la Commissione di garanzia dominata da personaggi del centro
destra sta oggi sferrando contro il diritto di sciopero e il suo esercizio
da parte dei Cobas e del sindacalismo di base è la prosecuzione della logica
liberticida della legge antisciopero varata nel ?90 (governo Andreotti)
e modificata in peggio nel 2000 (governo D?Alema).

La legge razzista Bossi/Fini sull?immigrazione ha potuto avvalersi del varco
aperto nello stato di diritto dalla precedente legge Turco/Napoletano, che
ha istituito i famigerati CPT (centri di
permanenza temporanea), veri lager per migranti.

Se a tutti/e noi ha ripugnato l?appoggio di Berlusconi a Bush nell?aggressione
militare al popolo irakeno, non per questo abbiamo dimenticato la guerra
di D?Alema in Yugoslavia o l?appoggio del tandem Rutelli-Fassino alla guerra
in Afghanistan e all?invio di truppe italiane all?estero.

Tutto ciò per ribadire che in questa fase di restaurazione sociale del governo
Berlusconi, non abbiamo nessuna voglia di lavorare per il re di Prussia,
di tirare la volata alla realizzazione di formule politiche - magari futuri
governi di centrosinistra a cui il movimento dovrebbe fare
da portatore d?acqua - che hanno già mostrato di condividere e di promuovere
le politiche di continuo ridimensionamento dei diritti sociali.

Noi ripartiamo dalle battaglie del mondo del lavoro, gli scioperi generali,
le lotte sociali, contro le privatizzazioni, contro la guerra e la militarizzazione
dei territori.

Ripartiamo da quegli oltre dieci milioni e mezzo, quasi dimenticati, che
hanno votato sì al referendum per l?estensione dell?articolo 18, perché
la lotta contro la precarietà/flessibilità è centrale. Ripartiamo dalla
necessità di impedire la controriforma previdenziale di Berlusconi (40 anni
di contributi, decontribuzione, Tfr obbligatoriamente trasferito ai fondi
pensione..), senza voler difendere la controriforma Dini, ma per garantire
una pensione pubblica dignitosa
a precari, co.co.co., interinali che rischiano di rimanerne privi.
Ripartiamo dalla lotta contro la Finanziaria 2004 che preannuncia un nuovo
saccheggio del territorio con l?ennesimo condono edilizio, che prevede tagli
drastici alle spese degli enti locali costretti ad esternalizzare i servizi
e ad aumentare i tributi locali, che riduce i fondi alla scuola e alla sanità,
che perpetua fino al 2004 il più lungo condono fiscale.

Ripartiamo dalla mobilitazione per impedire le svendite contrattuali, i
contratti separati, i tentativi di cancellazione dei contratti nazionali,
per rilanciare l?obiettivo strategico di salari e
stipendi europei. Ripartiamo dalla battaglia contro il carovita da capogiro,
per conquistare un meccanismo automatico d?indicizzazione, come la vecchia
scala mobile, che difenda salari e pensioni dall?inflazione; per strappare
una tariffazione sociale per tutti i meno abbienti.

Ripartiamo dalla campagna generale per imporre il reddito sociale per disoccupati
e precari; una lotta da articolare nel territorio per imporre agli enti
locali servizi sociali (casa, scuola, sanità, trasporti,..) gratuiti.
Ripartiamo dalla lotta contro ?esuberi? e licenziamenti politici, contro
le malattie professionali, gli infortuni e gli omicidi bianchi, per difendere
sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, per riprendere la mobilitazione
per la riduzione generalizzata dell?orario di lavoro a parità di salario.
Ripartiamo dall?opposizione totale ad ulteriori tentativi di limitazione
del diritto di sciopero, il cui esercizio, insieme a quello di assemblea
e di contrattazione, va invece esteso e garantito a tutti i soggetti sindacali
e a tutti/e i/le lavoratori/trici, anche tramite una nuova, democratica
legge sulla rappresentanza sindacale.

Ripartiamo dalla lotta contro le privatizzazioni, per difendere, potenziare
e riqualificare i servizi sociali: l?istruzione, la salute, l?acqua, la
casa, i trasporti, le comunicazioni, l?energia,? non sono merci, ma beni
comuni, diritti di tutti/e i/le cittadini/e.

Ripartiamo da una rinnovata campagna di massa contro la legge Bossi/Fini,
per chiudere i centri di detenzione per migranti, per rivendicare eguali
diritti per cittadini/e e lavoratori/trici italiani/e ed immigrati/e.
Ripartiamo da una contrapposizione integrale alla controriforma federalista
di Bossi (graziosamente anticipata dalla ?riforma? costituzionale dell?Ulivo)
che regionalizza il sistema scolastico e quello sanitario, divide il mondo
del lavoro; dalla lotta contro la riforma istituzionale di Berlusconi che
attribuisce poteri da monarca al primo ministro, uccidendo quel po? di democrazia
rimasta all?interno degli assetti istituzionali.

Ripartiamo dalla battaglia per difendere e riaprire gli spazi di democrazia
in questo paese, sempre più messi sotto tiro da inchieste giudiziarie e
da operazioni poliziesche (Genova, Taranto, Cosenza, Bologna, Firenze, Pisa,?)
che mirano a restringere l?agibilità
politico-sociale, per i Cobas, le forze antagoniste.
Rilanciamo la lotta senza se e senza ma contro la guerra preventiva e infinita
di Bush; per il ritiro delle truppe USA dall?Irak e dall?Afghanistan; per
il ritiro di tutti i contingenti italiani
impegnati in operazioni militari all?estero; per sostenere le lotte di liberazione
del popolo palestinese, kurdo, colombiano,...; per l?uscita dell?Italia
dalla NATO; contro la costruzione dell?esercito europeo; per la chiusura
delle basi militari (a partire da Camp Darby) nel nostro
paese; per vanificare i tentativi di reintroduzione del nucleare.

Abbiamo l?esigenza che questi elementi di una possibile piattaforma sociale
anticapitalista si articolino in mobilitazioni nei posti di lavoro, nelle
fabbriche, negli uffici, nelle scuole, nei territori, nelle strade, nelle
piazze, in vertenze di categorie di lavoratori, di settori sociali sfruttati,
ma nel contempo coordinare questi sforzi in una battaglia generale per sconfiggere
le politiche del governo Berlusconi e delle destre, senza restare intrappolati
nella logica di
un possibile accordo con il centrosinistra.

Urge quindi che il movimento antiliberista ed anticapitalista faccia emergere
con forza questa opzione politico-sociale nelle lotte quotidiane, così come
nella manifestazione del 4 ottobre, che è solo una tappa di una mobilitazione
che ci porterà agli scioperi di categoria al primo sciopero generale e generalizzato
contro lo smantellamento delle pensioni e la Finanziaria, al Forum Sociale
Europeo di Parigi, ed oltre.

Così potrà crescere dal basso un movimento autorganizzato che lotta per
difendere le garanzie ancora esistenti, per imporre nuovi diritti; che potrà
mandare a casa il terrificante governo Berlusconi, ma che non si consegnerà
ad un ?riformismo riverniciato? sul terreno delle
controriforme e della cancellazione dei diritti.

CONFEDERAZIONE COBAS

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