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5 Giugno 2012 - Addio, Mamma Carla ...

par InformationGuerrilla

Publie le mercoledì 6 giugno 2012 par InformationGuerrilla - Open-Publishing
3 commenti

Oggi nel pomeriggio, Carla Verbano ci ha lasciati, sconfitta da un male incurabile a 88 anni. Gli ultimi 32 li aveva passati a cercare i nomi degli infami assassini che il 22 febbraio del 1980 uccisero suo figlio Valerio davanti ai suoi occhi. Evento che ha segnato la sua vita, “prima ero una ragazza normale che amava andare a ballare con Sardo e cucinare per Valerio, poi ho scoperto gli anni di piombo”, scrive nel suo libro “Sia folgorante la fine”.

La storia di Valerio Verbano è una ferita aperta nella storia dell’antifascismo militante, non c’è compagno/a che non la conosca, così come per noi tutt* Carla era “La Mamma di Valerio”. Presente ad ogni commemorazione dell’omicidio, nella sua casa di via Montebianco nel rione Montesacro, anche lo scorso febbraio ha salutato il corteo nonostante la sua malattia. Carla Rina Zappelli in Verbano, è stata un esempio per tutti noi che potremmo essere suoi nipoti: la sua tenacia nella ricerca della verità, unita alla lucidità con cui analizzava gli anni in cui suo figlio faceva parte dei collettivi studenteschi è qualità umana rara. La grandezza della sua figura umana si poteva toccare con mano sia parlandole di persona che leggendo il suo libro, perché analizzava i fatti di cui era stata involontaria protagonista con gli occhi di una madre che non cercava vendette ma pretendeva nessun’altra avesse a patirne un dolore eguale. Così come era solita mandare messaggi su facebook ai compagn* di tutta Italia prima di un corteo importante, esortandoli a stare attenti.

Figura vivente di una parte della storia d’Italia, quella dei misteri mai chiariti, e dei morti senza colpevole. Durante gli anni ’80, lei e suo marito Sardo provarono tutte le vie possibili, scontrandosi con una serie di inchieste mai arrivate al dunque, reperti che scomparivano e riapparivano, depistaggi e manomissioni. Incontrarono persino Giusva Fioravanti nella loro casa, “vicino al divano dove m’hanno ammazzato Valerio, disse che non c’entrava, ma era un uomo di cui è meglio non fidarsi” scrive nel suo libro. Alla Morte di Sardo, Carla continuò la sua crociata, ad "80 anni suonati", come amava dire lei stessa, imparò ad usare internet, aprendo un blog, www.valerioverbano.it, per continuare a raccontare e diffondere la sua storia e iniziando ad utilizzare facebook. Sono migliaia le persone che la seguivano i suoi post sul social network.

Ad oggi l’inchiesta sull’omicidio Verbano è sempre ferma ad un punto morto, nonostante le dichiarazioni del magistrato o politico di turno.

Carla se ne andata senza conoscere la verità, di lei rimane il ricordo della sua battaglia e i suoi lasciti, tutti nel sociale, nel suo rione. I soldi del suo libro sono stati devoluti alla palestra popolare che porta il nome di suo figlio. Carla ribadiva sempre che gli unici a non averla mai abbandonata sono stati i compagni.

Infatti i compagni della palestra Popolare Valerio Verbano sono stati al suo capezzale in ospedale e hanno organizzato i funerali giovedì dalle 9 alle 13 nella palestra stessa.

Ciao Carla, non sappiamo se la fine di questa storia sarà folgorante, ma continueremo a scriverla anche nel tuo nome!

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Messaggi

  • Ciao Carla!

    6 / 6 / 2012

    Carla Zappelli parlava anche con gli occhi e con le mani.

    I gesti e gli sguardi sostenevano la sua voce, calma e lenta, quando ripercorreva la sua vita, quella di Valerio e di Sardo. L’ultimo 22 febbraio, Carla l’ha vissuto in una stanza di una clinica, davanti a un computer che mandava in diretta la sua voce e le immagini del corteo. Non poteva mancare all’appuntamento che da 32 anni scandiva lasua vita e quella di migliaia di persone che non si sono mai arrese alle "verità" di stato. La sua voce, rimandata dall’amplificazione del camion, era una carezza per tutti quelli che nel corso degli anni avevano conosciuto la forza, la serenità, la lucidità di questa donna coraggiosa e generosa.

    Carla non se ne è andata via sola: l’hanno accompagnata l’affetto e l’amore di migliaia di ragazzi e ragazze, vecchi e nuovi compagni, amici di quartiere e amici di mille città, volti conosciuti e volti anonimi che riempivano la sua pagina facebook di saluti, domande, richieste di incontro. Carla se ne è andata con il cruccio tremendo, incolmabile, di non conoscere la verità giudiziaria dell’assassinio di Valerio. Ma è pur vero che la tenacia di una lotta durata 32 anni ha svelato, di fatto, la verità politica di questa storia, tutta interna al rapporto strategico tra manovalanza fascista, apparati dello stato e poteri forti.

    A tutti noi, a chi prova ogni giorno a fare della memoria uno strumento collettivo di trasformazione dell’esistente, a chi costruisce percorsi di liberazione, resta un testimone difficile e ambizioso: sfidare l’oblio e raccontare per filo e per segno la storia, le parole e la dolcezza di Carla. Per continuare a costruire un mondo più libero e giusto.

    Con Carla e Valerio nel cuore.

    Horus Project - Cs Astra19 - Palestra Popolare Valerio Verbano - Lab Puzzle

    Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava.

    Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l’esempio di una donna e di una madre che fino all’ultimo ha lottato per avere verità e giustizia sull’omicidio del figlio, ma anche un amica e una figura importante per le nostre vite e per le nostre battaglie.

    Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici.

    I compagni e le compagne

    — -
    Giovedì 7 giugno dalle 10,00 alle 15,00 alla Palestra Popolare Valerio Verbano ci sarà la camera ardente per un ultimo saluto a Carla.
    Alle 12,00 invitiamo tutti a partecipare ad un momento di ricordo collettivo.

    • Carla Verbano la mamma –coraggio della nostra generazione ci ha lasciati.
      http://www.pugliantagonista.it/archivio/valerio_verbano_vive.htm

      Una notizia che apprendi dal Web , e non riesci, a quasi sessant’anni, a trattenere le lacrime che hai tenuto dentro per trentadue maledettissimi anni, per ogni 22 febbraio che è scoccato da quel maledetto giorno del 1980. Lacrime che hai trattenuto poichè speravi che le avresti versate di gioia, di sollievo nel momento in cui la battaglia di Carla , quella di dare un nome agli assassini di suo figlio, Valerio, fosse stata vinta.

      Lacrime che ci furono impedite , 32 anni fa ,di scorrere naturalmente com’è santo diritto in tutte le società da che un animale a due zampe decise di divenire uomo, ovvero essere sociale, spinto dal voler condividere con i suoi simili la propria esistenza, attraverso regole e rituali come l’ accompagnare, esternando il proprio dolore nell’ultimo saluto ad ogni suo fratello e sorella.

      A noi, alla nostra generazione che ebbe come compagno, l’antifascista, il nuovo partigiano, Valerio Verbano, fu impedito ciò, nella maniera più brutale.
      Ciò che avvenne il giorno dei suoi funerali dovrebbe essere inserito in ogni enciclopedia o dizionario della lingua italiana alla voce “Ragion di Stato” o anche alla spiegazione del motto“Guai ai vinti!” , ma è anche purtroppo la tragedia infinita che ci scorre ormai da anni sotto i nostri occhi un po’ distratti nelle immagini televisive di funerali in luoghi come Iraq, Afghanistan, Siria o Libia , o Palestina che divengono occasione per massacrare altri esseri in lutto, padri, madri, fratelli e sorelle che piangono loro congiunti morti in nome di una mano assassina, che si chiami Stato o semplicemente umana follia.

      Quel giorno di febbraio, mentre accompagnavamo insieme al padre di Valerio, la sua bara, lo Stato, (ma diciamo anche quell’intero blocco sociale e politico tra partiti e sindacati che in nome di un compromesso “antistorico”avevano deciso di liquidare definitivamente ogni forma di ribellione, di rifiuto alle politiche che oggi hanno ridotto il nostro paese, nella situazione attuale.), volle dimostrare la sua disumanità, applicando sui nostri corpi, sul nostro dolore, la legge di Brenno sui vinti romani, la legge di Achille sul corpo di Patroclo, la legge dei Kesserling, dei Kappler sui resistenti e partigiani nell’Italia occupata dai nazifascisti.

      Quel giorno le uniche lacrime che riuscimmo a far uscire dai nostri occhi furono per colpa dei lacrimogeni, delle cariche con i fucili di carabinieri e polizia usati come manganelli, prima lungo quei 200 metri che ci separavano dalla camera mortuaria fino al Verano e poi tra le lapidi, tra i viali del cimitero ed ancora giù, all’indietro, per via Tiburtina con gli agenti che dal commissariato di San Lorenzo ci sparavano addosso dalle finestre con i mitra, come se fossimo lupi o volpi da cacciare…
      Chi c’era quel giorno non se lo è scordato mai, chi c’era ha fatto un giuramento alla famiglia di Valerio, a quel padre e a quella madre, Carla, che ieri ci ha lasciato: abbiamo giurato che non li avremmo abbandonati nella ricerca degli assassini di quel nostro fratello e più di uno di noi per rafforzare questo giuramento alla nascita di un figlio volle che come primo o secondo nome ci fosse il suo.

      Trentadue anni sono passati da quell’22 febbraio del 1980 e Carla , la mamma che sotto i suoi occhi aveva visto uccidere il figlio da quei fascisti gravitanti nell’area dei NAR, spesso protetti da settori importanti dello Stato, degli stessi fascisti che si macchiarono di altri orrendi delitti come quella di sei mesi dopo,la mostruosa strage di Bologna, e sui quali il nostro compagno Valerio conduceva un’inchiesta particolareggiata, ebbene Carla non aveva mai smesso di chiedere giustizia, così come le tante madri e sorelle e figlie delle vittime di quelle stragi che la nostra generazione definì Stragi di Stato.

      Carla non si fermò neanche dinanzi alle minacce di morte arrivando addirittura a 50 anni, lei prima di quella tragedia , una donna mite, ad imparare a sparare consapevole che quello Stato che aveva permesso la morte di suo figlio non l’avrebbe difesa dinanzi ai suoi pericolosi e ben protetti assassini. Una scelta coerente in nome di quel diritto donatoci dalla Resistenza.

      Quando le lacrime per la morte di Carla si saranno asciugate sui nostri visi , affinché questo diritto si continui ad affermare, dovremo continuare in questa battaglia di giustizia, solo così potremo definitivamente cancellare quei giorni da “Germania d’autunno” nel febbraio del 1980, tra le lapidi ed i viali del Verano.

      ANTONIO CAMUSO
      Archivio Storico Benedetto Petrone
      5 giugno 2012

    • Scusate se non la chiamo mamma

      Perché non era la relazione di madre con figlio a rappresentare Carla Verbano.

      Capisco che la Madonna, in questo disgraziato paese, è il genere prossimo, e che la Deposizione è l’icona più a portata di mano.

      Ma non era un capo reclinato il suo, e lo sguardo era vivo e diretto - lo avete presente? -, non già mesto e rassegnato.

      Perché Carla era una comunista, moglie di un comunista, madre di un comunista.

      Ridurre al legame di sangue una relazione storicamente data e complessa non gli rende onore. Nel suo libro, nelle interviste non c’è nulla di intimistico ed esclusivo, c’è presenza e contestualizzazione, odio lucido, la rabbia composta di chi sa aspettare.

      Eppure un momento di debolezza l’ha avuto. Quando due avvoltoi, due fetidi sciacalli le hanno assicurato che le indagini procedevano per il meglio e che presto… lei ha voluto crederci. Allora sono stato io ad abbassare lo sguardo, con grande rispetto, pensando che tocca a noi continuare a non credere nelle loro menzogne.

      Lei sta qui - e da nessuna altra parte - finché la terremo nelle nostre menti e nei nostri cuori, e finché non li costringeremo a mollare qualche brandello di verità.

      Anche per questo continuerò ad amare questa compagna adorata.

      Claudio Del Bello

      da Odradek.it