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A Cancun il simposio internazionale del Commercio Equo e So

Publie le venerdì 5 settembre 2003 par Open-Publishing

A Cancun il simposio internazionale del Commercio Equo e Solidale


A Cancun il simposio internazionale del Commercio Equo e Solidale

Fair Trade: l’Organizzazione Mondiale del Commercio Giusto


E’ possibile ridurre la povertà, introdurre in interi Paesi il rispetto dei diritti umani e del
lavoro, promuovendo la piccola-media impresa artigiana, agricola e di trasformazione, vendendo
prodotti che parlano di culture antiche, belli ed ecosostenibili, a volte anche biologici, e
soprattutto non svendere i beni comuni?

L’esperienza del Fair Trade, nel nostro Paese Commercio Equo e Solidale, dimostra che è possibile.
E che di fatto già esiste da più di 40 anni un’organizzazione mondiale del commercio giusto, un
WTO dei popoli fatta di reti, di piccole cooperative come di grandi realtà di importazione e di
distribuzione, ad esempio le botteghe del mondo, che già oggi rappresentano un’alternativa etica e
produttiva al sistema commerciale ingiusto alimentato dal Wto.

A Cancun le reti del commercio equo internazionale si sono date appuntamento per promuovere due
importanti iniziative cui parteciperà la campagna italiana "Questo mondo non è in Vendita",
rappresentata in quella sede per il commercio equo da Roba dell’Altro Mondo, in collaborazione con IFAT
(International Federation for Alternative Trade) e NEWS (Network of European World Shops):

* Il Sustainable Trade Symposium, il Simposio del commercio sostenibile che si terrà il 10 e l’11
settembre, dove saranno presenti rappresentanti di cooperative di contadini e artigiani di tutto
il mondo tra i fondatori del commercio equo, che spiegheranno come le regole del Wto stanno
colpendo duramente i piccoli produttori e le proprie strategie alternative.

* L’ International Fair Trade Fair, la Fiera internazionale del Commercio Equo aperta dal 10 al 12
settembre, dove oltre 70 cooperative di produttori e artigiani di Asia, Africa e America Latina
racconteranno, attraverso i propri prodotti, l’apporto positivo del commercio equo sulle proprie
comunità. I visitatori verranno accolti con degustazioni di caffè proveniente dal Chiapas. Ospite
speciale della Fiera il premio nobel per la pace Rigoberta Menchu.
Tra gli altri organizzatori degli eventi Institute for Agriculture and Trade Policy (IATP),
Comercio Justo Mexico, Equiterre, Oxfam International and Gerster Consulting.

* La Fiera del Fair Trade si terrà alla Feria Mexicana, a 2 fermate d’autobus dalla sede del
vertice Wto verso la città di cancun, Blvd. Kukulkán km. 6.5. Playa Tortugas ZH. Il Simposio si terrà
invece ad alter due fermate d’autobus di distanza, all’ Hotel Casa Maya, Blvd. Kukulkan km. 5.5 ZH

ALCUNI DATI EVIDENTI

a.. Nel 2002 le vendite globali di prodotti del Commercio equo hanno superato i 400 milioni di
$, generando un reddito aggiuntivo per i produttori e i lavoratori di oltre 30 milioni di $.

b.. La vendita globale di prodotti certificati dai marchi del commercio equo nella normale rete
di distribuzione commerciale ha superato, nel 2001, i 250 milioni di $. Sono ormai 50mila i punti
vendita tradizionali che hanno sui loro scaffali i prodotti del commercio equo

c.. Ci sono 5 milioni di produttori e lavoratori nel mondo che beneficiano di relazioni
commerciali eque e solidali

d.. Negli Usa la vendita di caffè del commercio equo è cresciuta del 46% tra il 2001 e il 2002
mentre la vendita del caffè non certificato è salita in media nei Paesi di tutto il mondo nello
stesso periodo del 21.2%

Mentre il WTO fatica a traghettare in porto i propri negoziati, il commercio equo e solidale
dimostra invece con i fatti che è possibile che il commercio riduca la povertà ma solo ad alcune
regole, quelle stesse regole che la maggior parte delle imprese e lo stesso WTO sistematicamente
ignorano.

PER UN COMMERCIO DAVVERO GIUSTO

Molte realtà del commercio del commercio equo ormai convengono su alcune considerazioni:

a.. Che il commercio per essere libero deve essere giusto, altrimenti diventa schiavitù per i
mercati fragili dei Paesi più poveri che hanno bisogno di essere protetti e sostenuti, più che
sfruttati e colonizzati

b.. Che prima di sottoscrivere un qualsiasi accordo sul commercio internazionale c’è bisogno di
un’analisi attenta sull’impatto delle regole imposte dal WTO, in particolare sulla piccola e media
impresa dei Paesi più poveri, anche nella stessa Europa.

c.. L’esperienza di più di 40 anni di commercio equo dimostra che troppo spesso commercio
internazionale non fa rima con sostenibilità sociale ed ambientale, e che è un fatto che la maggior
parte degli "affari" che si concludono nel mondo implicano violazioni della Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani e delle convenzioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Un solo esempio: il risultato dell’entrata in vigore del Trattato di revisione della politica
commerciale in Zambia nell’ottobre 2002, nonostante esso comportasse un programma di apertura dei
mercati e di liberalizzazione al massimo livello, è stato che dal 1991 a oggi il numero dei cittadini
dello Zambia che vivono nella povertà assoluta è cresciuto dal 70 al 75% sulla popolazione totale.

A CANCUN IL WTO DEI POPOLI DENUNCIA

Negli stessi giorni in cui i 146 ministri del Commercio estero cercheranno di imporre regole
inique, incuranti delle proteste della società civile mondiale e nonostante le riserve espresse da
molti tra i Paesi più poveri del mondo, le reti e le realtà internazionali del commercio equo e
solidale saranno a Cancun per pretendere regole diverse.

Innanzitutto il diritto per i Paesi più poveri di rifiutarsi di liberalizzare, e anzi, di
proteggere anche dagli investimenti esteri settori vulnerabili delle proprie economie, come l’agricoltura
familiare e la piccola impresa artigianale, e di negoziare i termini degli scambi con l’estero al
fine di proteggere la qualità della vita dei propri cittadini, al riparo dal ricatto dei paesi più
ricchi che spesso utilizzano gli aiuti allo sviluppo come strumento di pressione. Le comunità
locali debbono poter scegliere come vivere, ma la mancanza di partecipazione e trasparenza nel WTO
glielo impediscono.

Mentre la filiera del commercio è completamente tracciabile, e i passaggi produttivi e di
costruzione dei prezzi per le merci sono trasparenti e costanti, soprattutto per garantire ai produttori
un reddito certo e dignitoso, la maggior parte delle filiere riconducibili alle imprese
multinazionali sono oscure, a tutto danno dei produttori e dei diritti dei lavoratori. Inoltre la
responsabilità sociale delle imprese è stata esclusa dalle materie di negoziato in ambito WTO.

Si parla spesso di "qualità" dei prodotti, di "tipicità", ma i dazi imposti ai prodotti finiti
provenienti dal sud del mondo sono molto più alti di quelli applicati sulle materie prime. E’ un modo
di continuare a sottrarre materie prime a buon mercato, ponendo barriere ingiustificate alle
esportazioni di prodotti rispetto ai quali, in particolare per i prodotti tessili ed artigianali, i

Paesi più deboli potrebbero rivelarsi molto competitivi. Li si priva anche della possibilità di
valorizzare le produzioni locali, come invece, in particolare noi italiani, vogliamo per la mozzarella
di bufala o il prosciutto di Parma.

Infine i bollini di qualità sociale ed ambientale: siamo sicuri che qualora venissero introdotti
in ambito WTO non servirebbero soltanto a impedire ai Paesi più poveri l’accesso ai nostri mercati?

Come potrebbero servire a migliorare la qualità ambientale e sociale di quei prodotti senza un
adeguato sforzo politico per la garanzia dei diritti sociali in quei Paesi, e, soprattutto, la
garanzia di un prezzo equo?

Per Info: da Cancun Monica Di Sisto (Roba dell’Altro Mondo) e dall’Italia Alberto Zoratti (Roba
dell’Altro Mondo)

albe@roba.coop - 349 6766540

Su internet: Il sito del Simposio http://www.fairtradeexpo.org

Per tutte le informazioni in diretta da Cancun e sull’andamento del Simposio sul Fair Trade

http://wto.roba.coop

Per le notizie in presa diretta è disponibile un Blog: http://campagnawto.splinder.it/