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AL COM. ITALIANO PER IL CONTRATTO MONDIALE DELL’ACQUA

Publie le lunedì 6 ottobre 2003 par Open-Publishing

LETTERA APERTA AL COMITATO ITALIANO PER IL CONTRATTO MONDIALE DELL’ACQUA

inviata per conoscenza ai fori sociali e alle reti di movimento

Cari amici e compagni, abbiamo visto nei giorni scorsi il lancio che avete fatto sulle liste di movimento della campagna per l’inserimento del diritto all’acqua nella Costituzione Europea. Siamo rimasti esterefatti e abbiamo quindi deciso di inviarvi le seguenti considerazioni.

SUL METODO GENERALE DI LAVORO

In più di un anno di lavoro comune sui temi dell’acqua non è la prima volta che ci lasciate esterefatti. Abbiamo cominciato a lavorare insieme nella preparazione del Forum Alternativo sull’Acqua dello scorso marzo a Firenze, con le potenzialità e la fatica che ogni percorso condiviso tra diversi comporta. Pensavamo che la riuscita del Forum avrebbe fatto fare un salto di qualità nelle modalità partecipative ed inclusive dell’azione politica, come del resto è sempre successo con tutte le realtà di movimento. Ci siamo impegnati dopo Firenze a costruire un percorso partecipativo ed inclusivo che ha portato alla realizzazione dei seminari sull’acqua a Riva del Garda.

Così non è stato, e abbiamo dovuto nel tempo prendere atto di modalità e metodi che non ci appartengono. Crediamo che il nodo centrale continui ad essere l’identità del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua: se contenitore delle reti e dei comitati che lottano per il diritto all’acqua o se un’associazione fra le altre, con le quali si rapporta di volta in volta in vista di un’azione comune. Noi non sappiamo se il mantenimento di quest’ambiguità sia da ritenersi intenzionale o meno; quello a cui tuttavia assistiamo è la permanenza di una modalità di lavoro a-democratica e non inclusiva: riunioni e assemblee convocate sulla base dell’agenda di pochissimi, decisioni prese -non si sa dove nè quando- da alcuni soggetti senza che altri ne siano minimamente informati, un modo di procedere basato sul garantire centralità ed autoreferenzialità ad alcune associazioni e marginalità alle altre.

E’ un metodo di lavoro talmente cronicizzato che è impossibile attibuirlo alla consueta disorganizzazione delle realtà di movimento. C’è qualcosa di più. A noi sembra che sullo sfondo ci sia un giudizio negativo da parte delle prime associazioni promotrici del Comitato sul ruolo del movimento e una precisa volontà di presa di distanza dallo stesso, che, considerato utile nella costruzione di massa critica in grado di far diventare l’acqua uno dei temi centrali dell’azione politica, diventa poi "pericoloso" per la radicalità dei contenuti di cui è portatore. Bene, se è così, vogliamo e chiediamo che il dibattito esca allo scoperto e tutte le posizioni si confrontino apertamente. E’ anche l’unico modo per poter continuare a lavorare assieme.

SUL METODO DI LANCIO DELLA CAMPAGNA

Sull’Europa e sulla Carta Costituzionale europea, l’intero movimento, a partire dal FSE di Firenze dell’anno scorso, ha prodotto riflessione politica, iniziative di mobilitazione, proposte alternative fino ad indicare un percorso che, dalla Manifestazionbe Nazionale del prossimo 4 ottobre a Roma, e passando per il FSE di Parigi a novembre, porti alla costruzione nella prossima primavera degli "Stati Generali dell’Altra Europa". Il movimento si è dotato, fra gli altri strumenti, di un Tavolo di lavoro nazionale specifico sulla Costituzione europea che, oltre a farne un’analisi critica, sta materialmente scrivendo nuove carte dei diritti su tutti i temi interessati e sulla fuoriuscita dalle politiche neoliberiste e di un tavolo che si occupa delle privatizzazioni, oltre che ad avere in sé diversi social forum e reti che si occupano della questione acqua e beni comuni.

E’ possibile che il Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua pensi di lanciare una campagna senza minimamente tenere conto di tutto il lavoro prodotto e in corso dall’intero movimento? Dobbiamo concludere che, mentre le buone pratiche del movimento -l’inclusione partecipativa- sono misconosciute, qualcuno abbia immediatamente appreso le pratiche deteriori dello stesso -autoreferenzialità, ossessione della visibilità? E’ possibile lanciare una campagna di questo tipo senza aver consultato nessuno nel movimento italiano e nei movimenti europei? Speriamo ci riteniate sufficientemente intelligenti da non pensare che potremmo accontentarci di spiegazioni tendenti a minimizzare, tipo "E’ stata una svista, il documento è solo una proposta" e via dicendo. Non ci accontenteremo, chiediamo e vogliamo un confronto a tutto campo.

SUL MERITO DELLA CAMPAGNA

Anche sul merito, c’è molto da dire. L’insieme del movimento ha dato un giudizio complessivo di non emendabilità della Carta Costituzionale europea, considerata interamente legata al principio neoliberista del vincolo economico non negoziabile e dei diritti come variabili dipendenti. Come Attac, per fare un esempio, pensiamo che senza un attacco diretto al ruolo e alle politiche della Banca Centrale Europea e al Patto di Maaastricht ed all’ispirazione liberista, privatizzatrice e precarizzatrice che ispira tutto il progetto della Costituzione Europea, non sia possibile una duratura garanzia per servizi pubblici europei, compreso il riconoscimento dell’acqua come bene comune. La campagna proposta dal Comitato è invece emendatoria e chiede l’inserimento nell’attuale testo della Costituzione di una frase sull’acqua. Opzione legittima, ma non priva di risvolti politici : il Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua ritiene dunque questa Carta Costituzionale accettabile con qualche emendamento? Se è così, siamo di fronte a posizioni legittime ma divergenti. Che necessitano dunque di un confronto politico non più rinviabile. Da ultimo e ancor più nello specifico.

E’ dovuto ad un’ulteriore svista il fatto che la frase che si chiede di inserire parli di "gestione integrata, solidale e sostenibile dell’acqua", senza mai nominare gli aggettivi PUBBLICA e PARTECIPATA? Diventiamo dietrologi se ci viene in mente che più che una campagna per aprire un conflitto (è o non è la privatizzazione dell’acqua il nodo centrale, insieme a quello dell’accesso?), si voglia avviare una campagna per raccogliere consensi non impegnativi da parte di tutti? Siete in grado di indicarci chi, multinazionali comprese, non firmerebbe una dicitura come quella proposta? Anche su questo punto, vogliamo sperare che non pensiate di accontentarci con qualche aggiustamento lessicale. Ancora una volta il problema è politico ed il confronto necessario.

IN CONCLUSIONE

Verremo all’Assemblea del Comitato Italiano, convocata a Perugia per il prossimo 10 ottobre. Verremo con lo spirito costruttivo di chi pensa che solo la partecipazione inclusiva sia il metodo che consente di far avanzare l’azione politica; ma verremo anche con la determinazione della richiesta di un confronto politico aperto e senza infingimenti, tanto sul metodo quanto nel merito. Un confronto non più rinviabile, se si vuole continuare a lavorare insieme.

ATTACQUA (Coordinamento nazionale dei comitati di ATTAC che si occupano di acqua)