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AL MERCATO DI MONROVIA, DOVE IL RISO VALE UNO STIPENDIO
Publie le giovedì 31 luglio 2003 par Open-PublishingLIBERIA 31/7/2003 2:15
AL MERCATO DI MONROVIA, DOVE IL RISO VALE UNO STIPENDIO
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"Stamattina siamo uscite presto per andare al mercato a cercare qualcosa da comprare e da poter distribuire alle persone che abbiamo accolto in casa. Ma ogni giorno che passa ci troviamo a camminare in mezzo a banchi sempre più vuoti, ricchi ormai solo di mosche". Comincia così la giornata di una religiosa contattata dalla MISNA e che da settimane, ogni mattina, raggiunge uno dei pochi mercati ancora rimasti a Monrovia. "Anche il mercante libanese che in questi giorni di follia riusciva comunque ad avere sui propri scaffali un po’ di derrate e del riso, oggi offriva pochissime cose". I venditori al mercato si contano sulle dita di una mano e, nonostante la mancanza di concorrenza, non si può dire che facciano affari d’oro. I prodotti esposti, sempre gli stessi - qualche patata, un po’ di frutta e forse del riso - sono stesi al suolo o sistemati negli scaffali improvvisati dei commercianti più organizzati, ma restano invenduti a causa dei prezzi altissimi. "Prima del caos delle ultime settimane - continua la fonte della MISNA - il salario mensile medio di un liberiano ’fortunato’, cioè uno che poteva contare su un lavoro fisso, un maestro per capirci, ammontava a 1200 dollari liberiani, circa 20 dollari statunitensi. Ecco, oggi al mercato con l’intero stipendio di un mese di lavoro si può comprare un sacco di riso della qualità più scadente. Il cereale, l’alimento base dei liberiani, ha raggiunto quasi i quattro dollari statunitensi al chilo. La benzina è diventata un lusso: la tanica da quattro litri di gasolio costa 800 dollari liberiani, ma non basta a far muovere una macchina per fuggire e neanche a caricare un generatore che consenta di avere un po’ di energia elettrica". Calcoli aleatori, visto che il grosso dei lavoratori non riceve lo stipendio da molto prima che iniziasse l’ultima violenta offensiva dei ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione la democrazia). "Le persone che lavoravano all’aeroporto, una categoria privilegiata qui a Monrovia, non vedono un soldo da ben due anni. I maestri di scuola non si ricordano neanche più quando hanno ricevuto l’ultimo stipendio". Come si sopravvive in queste condizioni? La gente, le decine, centinaia di migliaia di persone assiepate in ogni angolo, ogni edificio di Monrovia e dintorni, può contare per il proprio sostentamento solo su qualche foglia di manioca e di patata dolce. "Sono le poche cose che ancora circolano o si possono recuperare", spiega la suora. "Con quelle foglie la gente ha imparato a fare una zuppa che spesso rappresenta l’unico pasto per tutto il giorno". All’emergenza alimentare si aggiunge quella sanitaria, sempre più preoccupante: "I liberiani erano abituati ad avere l’acqua corrente fino a qualche tempo fa e in giro ci sono pochi pozzi. L’acqua in città, o almeno in alcune zone, c’è ancora e ce n’è anche tanta; peccato che, in questi giorni, i pozzi si siano andati riempiendo di cadaveri ed oggi sono praticamente inutilizzabili" conclude la missionaria. "Domani comunque torneremo al mercato".