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AMNESTY INTERNATIONAL: LE ESPORTAZIONI DI ARMI DELL’UNIONE EUROPEA MINACCIANO LA SICUREZZA GLOBALE

Publie le giovedì 20 maggio 2004 par Open-Publishing

I controlli sulle esportazioni di armi dall’Unione europea allargata
risultano pericolosamente inefficaci: per Amnesty International occorrono
regole nuove e rigorose per proteggere i diritti umani e salvaguardare la
sicurezza.

Le armi, gli equipaggiamenti e le forniture di sicurezza da parte
dell’Unione europea stanno contribuendo al verificarsi di gravi violazioni
dei diritti umani e il rischio di ulteriori abusi e’ enorme. I principali
esportatori di armi all’interno dell’Unione europea - Francia, Germania,
Gran Bretagna, Italia e Svezia ? raggiungono da soli un terzo del
commercio mondiale. Con l’ingresso dei nuovi dieci Stati membri,
all’interno dell’Unione europea si trovano ora 440 aziende produttrici di
armi leggere in 23 paesi, quasi quante operano negli Stati Uniti
d’America.

In un rapporto reso noto oggi, ’La minaccia alla sicurezza globale: le
esportazioni di armi dell’Unione europea’, Amnesty International mette in
luce le gravi carenze presenti nei meccanismi di controllo, con
particolare riferimento al Codice di condotta sulle esportazioni di armi
del 1998.

Il rapporto chiede un rafforzamento e un allargamento del Codice, onde
impedire l’irresponsabile esportazione di armi in surplus, componenti ed
equipaggiamenti di sicurezza usati per la repressione, la produzione di
materiali affidata su licenza a paesi terzi, l’intermediazione e il
trasporto di armi.

’All’Unione europea allargata si presenta oggi una nuova occasione per
diventare un sostenitore piu’ coerente ed efficace di un cambio positivo
di direzione. Ma, prima di guardare all’esterno, occorre mettere ordine in
casa propria’ ? sostiene Amnesty International.

Il rapporto di Amnesty identifica una serie di importanti carenze,
omissioni e scappatoie negli attuali controlli sulle esportazioni di armi
dell’Unione europea, tra cui:

- Italia: il coinvolgimento della Fiat Iveco nella produzione di veicoli
usati come camere mobili di esecuzione in Cina;
- Gran Bretagna: nonostante l’embargo europeo sulle armi destinate alla
Cina, l’esportazione verso questo paese di componenti dei motori di aerei
militari;
- Olanda: il mancato controllo dell’ampio ’commercio in transito’, che
consente ad esempio l’esportazione di veicoli corazzati verso Israele,
nonostante questi siano usati contro la popolazione civile;
- Polonia e Repubblica Ceca: il trasferimento di armi in surplus verso
paesi, tra cui lo Yemen, che notoriamente le inoltrano alla effettiva
destinazione finale;
- Spagna: l’annuncio della fornitura alla Colombia di equipaggiamento e
addestramento militare, nonche’ di sistemi di sorveglianza satellitare,
nonostante le responsabilita’ del governo colombiano nella sempre piu’
disastrosa situazione dei diritti umani;
- Germania: la fornitura al Turkmenistan di materiali per la sorveglianza,
nonostante sia noto che le autorita’ di questo paese se ne servono a scopo
di repressione politica;
- Francia: il trasferimento in Nepal di elicotteri e componenti vari,
prodotti sotto licenza in India, materiali utilizzati dall’esercito
nepalese per colpire e uccidere i civili.

L’Unione europea si e’ impegnata, quest’anno, a riesaminare completamente
il Codice di condotta sulle esportazioni di armi. Il processo di revisione
si conclude oggi con una riunione del Coarm, il Comitato sul controllo
delle armi.

Amnesty International teme che la revisione non sara’ sufficientemente
ampia per correggere le lacune che oggi sono causa di abusi dei diritti
umani. L’organizzazione chiede all’Unione europea di promuovere l’adozione
di un trattato mondiale, legalmente vincolante, sul commercio delle armi
per rafforzare un rinnovato e piu’ efficace Codice di condotta europeo.

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Il rapporto ’La minaccia alla sicurezza globale: le esportazioni di armi
dell’Unione europea’ e’ disponibile presso il sito di Amnesty
International
www.amnesty-eu.org e l’Ufficio stampa di Amnesty
International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Italia ? Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it