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AN e Lega difendono i picchiatori
G8, per le violenze di polizia contestata anche la violazione dei diritti
umani.
Mezza maggioranza con i 73 agenti sotto accusa per la Diaz e Bolzaneto.
Castelli: prenderemo provvedimenti solo in caso di condanna. La Russa:
furono aggrediti dal black o white bloc
A. MAN.
INVIATO A GENOVA
Solo An e la Lega hanno il coraggio di lanciarsi in una difesa d’ufficio
dei 73 funzionari di polizia che rischiano il rinvio a giudizio per le
violenze alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto. E intanto, da
sinistra, Prc e Verdi tornano a chiedere - con Giovanni Russo Spena e Paolo
Cento - l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, che
potrebbe far luce sul G8 del luglio 2001 anche al di là di quanto compete
alla magistratura penale. Si associa Nando Dalla Chiesa, più a titolo
personale che a nome della Margherita. Più taciturni i Ds, che non hanno
ancora rinunciato ai rapporti privilegiati con i vertici della polizia.
E’
l’ingegner Castelli, guardasigilli lumbard, il principale esponente del
governo a schierarsi senza esitazioni a favore delle forze dell’ordine, a
cominciare da agenti e medici della polizia penitenziaria sotto accusa per
Bolzaneto, dove tutti ricordano che si fece vedere anche lui. «Ricordo a
tutti - ha detto ieri il ministro della giustizia - che per la nostra
Costituzione chi non è condannato in via definitiva è innocente. Per adesso
stiamo a vedere cosa succede. Se verranno condannati, prenderemo
provvedimenti». Più diretto il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente
del senato: «Non mi convincono per nulla le conclusioni della procura
ligure.
I 73 avvisi di fine indagine mi sembra non abbiano tenuto conto che
i fatti non si sono svolti in una qualsiasi tranquilla giornata ma in una
città messa a ferro e fuoco da vere e proprie bande di terroristi. Il
terrorismo non è solo quello delle Br, esiste anche un terrorismo di piazza
a cui non si può porgere l’altra guancia...». Quelle di Castelli - per non
dire di Calderoli - sono parole meno prudenti di quelle pronunciate a
caldo, venerdì, dal ministro dell’interno Beppe Pisanu. Il quale ha
ribadito che «la polizia è sana» ma per affermare che essa «può serenamente
affrontare qualsiasi giudizio e, se sarà necessario, prendere
tranquillamente le decisioni di carattere amministrativo».
A differenza di
Castelli il forzista Pisanu non esclude di sospendere dal servizio qualcuno
dei funzionari fin dall’eventuale rinvio a giudizio, senza attendere la
fine dei processi, quando insomma si conosceranno per intero, oltre alle
accuse, i relativi elementi di prova. Né Palazzo Chigi né Forza Italia
hanno voluto commentare. E nella polizia la rivolta è silenziosa: attacchi
diretti alla magistratura arrivano solo da Rinnovamento sindacale (legato
all’Ugl) e dal Consap (che ha Vincenzo Canterini in segreteria), cioè dalla
parte peggiore dei sindacati di destra della Ps.
Con gli indagati c’è An. Non solo il carabiniere-deputato Filippo Ascierto
ma anche il coordinatore Ignazio La Russa, che ieri ha rinnovato «la
solidarietà umana e politica ai ragazzi in divisa della polizia di stato»
riconoscendo, tutt1avia, che «la magistratura ha il dovere di indagare e di
perseguire eventuali responsabilità di singoli». «Noi - aggiunge però La
Russa - non metteremo mai sullo stesso piano aggrediti e aggressori. Gli
aggrediti sono le forze dell’ordine, gli aggressori i facinorosi estremisti
del black o white bloc».
Lo ribadisce Alfredo Mantovano, ex magistrato e
sottosegretario agli interni per An, parlando di «drammatico paradosso».
«Nel capoluogo ligure - sostiene - si è realizzato il più grosso tentativo
di aggressione violenta nei confronti di un vertice internazionale e di chi
era preposto alla sua tutela. Quello che era stato già sperimentato a
Nizza, a Napoli, a Göteborg e in altre città europee - afferma Mantovano -
a Genova ha conosciuto spessore ed estensione senza precedenti. Ma ora le
cifre e l’enfasi sembrano ribaltare i ruoli: i 73 avvisi notificati ad
appartenenti a forze di polizia, a fronte dei 23 notificati qualche mese fa
ai presunti autori delle violenze e dei danneggiamenti, rischiano di
identificare, contro la realtà, gli aggressori nelle forze di polizia e gli
aggrediti nei black block e negli anarchici insurrezionalisti».
In realtà
ai 26 (non 23) manifestanti accusati di devastazione e saccheggio
(arrestati o sottoposti a misure restrittive a differenza dei poliziotti,
tutti al loro posto oltre che a piede libero) bisogna aggiungerne almeno
200 inquisiti per reati meno gravi, più una decina già condannati a pene
tra sei mesi e un anno e mezzo.