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Ancora un suicidio a Rebibbia. La strage continua.

Publie le lunedì 7 luglio 2003 par Open-Publishing

Da Liberazione:

«Sistema al collasso»

Aveva appena 20 anni ed era tornato dietro le sbarre a maggio, dopo che gli
erano stati revocati i domiciliari. Non ha retto: ieri notte si è tolto la
vita inalando gas da una di quelle bombolette che si usano per cucinare. Un
sistema "collaudato": nello stesso modo, infatti, si è suicidato un altro
detenuto, a Rebibbia, una settimana fa. Un suicidio, quello di Regina Coeli,
che è solo l’ultimo di una serie, la punta dell’iceberg del disagio profondo
che regna nelle prigioni italiane. Un disagio aggravato dalla vicenda
indultino. Prima lo sciopero della fame, poi l’astensione dal lavoro e la
revoca dei difensori: i detenuti italiani stanno usando tutti i mezzi,
compresi gli atti di autolesionismo (in aumento), per far sentire la propria
voce. Finora, a quanto pare, inutilmente. Mentre Paolo Cento (Verdi),
sconsolato, annuncia «l’ennesima interpellanza parlamentare», Salvatore
Bonadonna, capogruppo Prc alla Regione Lazio, denuncia: «Una serie di
suicidi impressionanti; accesso negato alle cure, anche quando sono vitali;
sovraffollamento cronicizzato; difficoltà di accedere alle pene alternative:
la situazione delle carceri del Lazio è al collasso. Il personale operante
negli istituti penitenziari della regione è pari a 59 unità: 19 medici, 8
infermieri e 32 psicologi. A questi - continua Bonadonna - vanno aggiunte
altre poche unità con contratti di lavoro a tempo determinato. Sono loro che
devono far fronte alle esigenze dei 14 istituti presenti nel Lazio e alle
condizioni di ben 5.500 detenuti. All’assessore alla sanità - conclude
Bonadonna - chiediamo precise garanzie per il trasferimento al Sistema
sanitario regionale di tutte le figure professionali fino ad oggi
utilizzate, la stabilizzazione del personale precario e l’impegno a
migliorare nettamente le piante organiche, affinché sia realmente garantito
il diritto alla cura e all’assistenza per i reclusi». Proprio ieri
l’europarlamentare radicale Marco Cappato ha presentato un esposto-denuncia
alla procura della Repubblica di Salerno affinché vengano accertati i motivi
per i quali sessantasei tossicodipendenti detenuti nella casa circondariale
non ricevono alcun trattamento metadonico, sospeso dopo il loro ingresso in
carcere.

06/07/03