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BOVÉ: LA GRAZIA CALCOLATA DI CHIRAC

Publie le venerdì 11 luglio 2003 par Open-Publishing

Tratto da "Liberation / Fr" - 11/07/2003
BOVÉ: LA GRAZIA CALCOLATA DI CHIRAC
Con i condoni del 14 luglio, quattro mesi di prigione in meno per il leader
sindacale.

Josè Bovè è simbolicamente tornato al punto di partenza. I quattro mesi in
meno di prigione di cui beneficierà per il gioco delle grazie collettive del
14 luglio e della grazia individuale accordata ieri da parte del capo dello
stato lo rimandano ai suoi affres (???) personali. Quelli che l’hanno
visto - anche prima della sua incarcerazione - reclamare l’equivalente di
uno statuto di "prigioniero politico" e rifiutare di essere trattato come un
detenuto comune. A questo proposito, la decisione di Jacques Chirac è
piuttosto sottile. Dà un segno di buona volontà volendosi allo stesso tempo
"rispettosa delle decisioni della giustizia", secondo i commenti dell’
Eliseo. In poche parole, il capo dello stato cerca di placare i suoi
oppositori senza contrastare i suoi sostenitori (vedi sotto).

Atto primo: come tutti gli anni, per il 14 luglio, il presidente della
Repubblica accorderà una grazia collettiva a tutti i detenuti. Il regime è
uguale a quello dell’anno scorso: eccetto che per i crimini e per i delitti
più gravi, i detenuti beneficieranno di un condono di pena di 7 giorni per
ogni mese di condanna. Per il capofila della Confédération Paysanne questo
rappresenta il condono di due mesi di pena (esattamente 70 giorni) sui dieci
mesi di detenzione. Atto secondo: il trattamento individuale reclamato da
alcuni militanti di sinistra e sindacalisti. Dopo lunghe tergiversazioni,
Jacques Chirac ha preso una mezza misura: il combattente anti - OGM
beneficierà di due mesi di condono di pena a titolo di grazia individuale.
Nell’entourage del presidente, si sottolineava con insistente solennità che
si trattava della "decisione di un uomo di fronte alla propria coscienza",
lontano da ogni tipo di pressione. A questo titolo, l’opinione della
Cancelleria, imprudentemente diffusa, che emetteva una risposta negativa sul
caso Bovè, non avrebbe contato più della battaglia d’opinione intrapresa
dalla sinistra. Addirittura…

Appuntamenti. Due più due (e mezzo) fa teoricamente quattro (e mezzo):
resterebbero quindi cinque mesi di carcere da fare a Josè Bovè, incarcerato
da tre settimane. Salvo che, in materia giudiziaria, le cose sono più
complicate. Con in tasca un condono presidenziale, Josè Bovè può scegliere o
di accamparsi nella posizione politica del sindacalista oppresso da un
sistema repressivo, oppure di prendere appuntamento, come chiunque, con il
suo giudice di applicazione delle pene. La legge gli permette - e questo
punto è stato sottolineato ieri all’Eliseo - " di chiedere un regime di
semi-libertà, anche per delle attività sindacali a Montpellier o una
commutazione delle pene", addirittura una libertà condizionata alla fine di
due mesi e mezzo di detenzione.

François Roux, il suo avvocato, contesta questo calcolo: "Chirac non ha
regalato nulla. Josè bovè uscirà se tutto va bene il 22 dicembre. Per quanto
riguarda la semi libertà, immaginate che faccia 250 chilomtri andata/ritorno
ogni giorno per andare a Millau. Ieri il deputato verde della Gironda, Nöel
Mamère, ha stimato che Jacques Chirac " avrebbe potuto fare di più" e che
la sua decisione equivaleva a una "grazia al ribasso". Secondo lui,
"piuttosto che giocare con le mezze misure, [Chirac] avrebbe fatto meglio ad
andare fino in fondo e accordare la grazia totale. Il posto di Josè Bovè non
è assolutamente in prigione". Dalla parte del Partito socialista, Andrè
Vallini, segretario nazionale incaricato della giustizia, stima che "Jacques
Chirac non deve fare a Josè Bovè l’elemosina di qualche mese di condono di
pena, ma graziarlo totalmente". Per quanto riguarda la Confédération
Paysanne, questa denuncia "una politica di repressione sistematica degli
attori sociali che rifiutano mercificazione degli uomini e del loro
ambiente"

14 luglio. Una grazia totale era reclamata da una parte della sinistra e del
movimento sindacale, e auspicata, secondo i sondaggi, da qualcosa come il
60% dei francesi. Non è detto che questa mezza misura permetterà a Jacques
chirac di passare un 14 luglio tranquillo sugli Champs-Elysées. Delle
locandine gialle con scritto "Liberate Bovè", stampate in grande quantità,
sono state distribuite un po’ dappertutto a Parigi dai militanti di sinistra
vicini a Bovè che vorrebbero colorare la sfilata presidenziale del 14
luglio. I servizi di polizia d’altra parte saranno notevolmente rinforzati
in previsione di ogni manifestazione intempestiva. Nessuno dubita che, oltre
agli amici di Bovè, gli intermittents (???) dello spettacolo non mancheranno
per niente al mondo alla parata presidenziale sugli Champs.