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Berlusconi in difficoltà diventa sempre più pericoloso

Publie le sabato 11 ottobre 2003 par Open-Publishing

MANIFESTO 11-10

Allo sbando

Berlusconi in difficoltà diventa sempre più pericoloso,

VALENTINO PARLATO

Per Silvio Berlusconi questo ottobre si annuncia piuttosto difficile. La sua coalizione populista
non è più la legione tebana di un tempo: i ricatti interni diventano sempre più forti e la forza
centripeta del Cavaliere è piuttosto indebolita. Innanzitutto c’è l’economia che non va, anzi è in
declino. Come si dice a Roma non c’è trippa per gatti e quando manca la trippa i gatti diventano
più scontrosi. E poi già ci sono in calendario le elezioni di primavera e le singole lobby (assai
poco partiti) della coalizione debbono fare operazioni di marketing. Siamo cioè a una coincidenza
di conflitti socio economici e di ceti politici. Sul primo fronte, nonostante le prodezze di
Tremonti, il cavaliere deve registrare il fallimento del Patto per l’Italia e la sofferta perdita del
sostegno della Cisl: il 24 di ottobre sciopero generale unitario di quattro ore. Sul fronte opposto
a quello sindacale, ci sono i pesanti giudizi negativi sulla finanziaria e sulle pensioni del
governatore della Banca d’Italia, dell’attuale (ancorché in scadenza) presidente della Confindustra e
poi, addirittura, della Corte dei Conti.

Sul secondo fronte, quello degli equilibri tra le varie bande della Casa delle Libertà, il
continuo e tenace forcing di Bossi, che è forse l’alleato con più potere di ricatto, ha costretto gli
altri partner a darsi una mossa. Innanzitutto Fini, il quale con la sua buona proposta a sorpresa (ma
attenzione, bisognerà poi leggerne bene il merito) sul voto agli immigrati ha suscitato le furie
della Lega e una crisi di ansia in Berlusconi, che è arrivato a minacciare ai suoi alleati la
prospettiva di elezioni anticipate; quasi a dire: voglio vedere come ve la caverete senza di me. Ora
Fini non può ritirare la sua proposta - per quanto strumentale essa sia - a rischio di un suicidio
elettorale e nel suo stesso partito. Ma se si arrivasse all’approvazione della proposta di legge
con il sì di An, Udc e di tutta l’opposizione sarebbe una bomba senza kamikaze nella Casa delle
Libertà.

Per ultimo, ma niente affatto secondario, c’è la legge Gasparri: se al senato, al quale è stata
rinviata grazie ai risorti franchi tiratori, non sarà approvata entro il 31 dicembre, che cosa
accadrà per la Rete 4? Dovrà emigrare nel satellite o Berlusconi avrà la temerarietà di un decreto
legge, come quelli di tanti anni fa di Bettino Craxi? E per la Gasparri, che è diventata una legge di
rilevanza costituzionale, bisogna tener conto della probabilità, piuttosto probabile, che il
presidente della Repubblica non la firmi, senza affatto dimettersi ove l’attuale maggioranza
parlamentare riuscisse a riapprovarla (ma forse a quel punto i franchi tiratori aumenterebbero di numero).

Noi riteniamo di primaria importanza la caduta di Berlusconi, che - lo ripetiamo - in difficoltà
diventa sempre più pericoloso, ma siamo anche attenti al dopo Berlusconi, ove questo accadesse.
Nell’attesa, speriamo che la proposta di legge per il voto agli immigrati sia presentata davvero e
approvata. Sarebbe pur sempre un passo avanti, diverso da quello che Fazio ha chiesto per le
pensioni.