Home > Brasile Deriva social-liberista
Alla scadenza dei primi cento giorni di governo, Lula volta le spalle ai suoi impegni lanciando
una prima serie di riforme liberiste.
A quattro mesi dall’assunzione di Lula alla presidenza della Repubblica, alcuni si domandano se,
contrariamente allo slogan della campagna elettorale, che prometteva una vittoria della speranza
sulla paura, la paura non abbia già battuto la speranza.
La maggior parte degli osservatori è concorde: la continuità della politica di Lula rispetto a
quella, ieri molto criticata di Fernando Henrique Cardoso, prevale di gran lunga sulle velleità di
rottura. Se l’ostilità incontrata tra i parlamentari del Partito dei Lavoratori ha obbligato il
governo a differire l’autonomizzazione ufficiale della Banca centrale, il capitale finanziario ha
ottenuto l’esenziale con la nomina alla sua testa di Meireles, uomo di assoluta fiducia, e con
l’ortodossia finanziaria del ministro dell’economia, Palocci, ossessionato dall’obiettivo di una
inflazione all’8% qualunque sia il costo sociale di una tale politica. Il governo ha dunque ben
meritato gli elogi rivoltigli dalle autorità della Banca mondiale e del FMI, con il direttore di
quest’ultima, Horst Köhler, che si è lanciato a fare di Lula "l’uomo di Stato del 21° secolo"! Nei fatti,
il governo è oggi sostenuto da una specie di unità nazionale che si estende sulla destra ad
alleanze ancora più larghe di quelle strette durante la campagna elettorale.
Disuguaglianze
Sul piano sociale, le riforme sono oltremodo timide. Il programma "Zero fame" che fu il vessillo
del PT nel corso della campagna presidenziale è stato messo in sordina per mancanza di
finanziamenti. Lo stesso vale per le questioni salariali o della riforma agraria. Non è possibile
impegnarsi da un lato a liberare eccedenze finanziarie e commerciali per pagare sull’unghia il servizio del
debito e dall’altro a soddisfare le attese sociali di un paese con disuguaglianze sociali tra le
più grandi del mondo. Questa contraddizione esplosiva è illustrata da un progetto di riforma
delle pensioni la cui logica generale, oltre a misure tecniche o fiscali presentate, come in Francia,
in nome di una migliore equità tra settore pubblico e privato, è molto simile a quella della
riforma Raffarin-Fillon. In particolare, allunga di sette anni la durata del versamento dei contributi
per i dipendenti della funzione pubblica. Questa riforma che -fatto eccezionale- ha ricevuto
l’approvazione di tutti i governatori di Stato, tanto di sinistra che di destra, è del tipo di quelle
che in otto anni di mandato Cardoso si era sforzato invano di far passare. Scenario classico: il
centro sinistra è incaricato di applicare le misure di regressione sociale che provocherebbero una
esplosione sociale se fossero prese dalla destra.
Il corso come minimo apertamente social-liberale del governo in campo economico e sociale ha
prodotto delusioni e suscita evidentemente resistenze tanto nei movimenti sociali quanto nelle fila
del Partito dei Lavoratori. La Centrale unica de lavoratori (CUT) è chiaramente ostile alla riforma
delle pensioni. Il Movimento dei senza terra si mobilita e in alcuni Stati vi sono stati scontri
con gli sbirri armati dei grandi proprietari. Critiche sono state avanzate da ambienti
intellettuali, da economisti di sinistra, e tra i parlamentari del partito. Per imporre una simile svolta e
le misure antipopolari che questa implica, occorre far regnare l’ordine nelle fila dl partito e
trasformare questo in una cinghia di trasmissione della politica governativa. È questo il senso
delle misure disciplinari annunciate dalla direzione del PT che ha deciso a fine maggio, con 13 voti
a 7, di deferire tre parlamentari (la senatrice Héloïsa Helena della corrente Democrazia
Socialista, e i deputati Luciana Genro e Baba) ad una commissione di disciplina (battezzata conformemente
allo spirito del tempo, commissione di etica), poi di sospendere immediatamente dal gruppo
parlamentare Luciana Genro e un altro deputato per aver diffuso una registrazione del 1987 nella quale
Lula controbatteva punto su punto le misure che oggi applica.
Processo alle opinioni
Héloïsa Helena aveva già rifiutato di avallare con il suo voto l’elezione di Meireles alla testa
della Banca centrale e quella dell’oligarca Sarney, legato alla mafia del Nord-Est, alla
presidenza del Senato. I tre deputati incriminati hanno oggi dichiarato che il progetto di riforma delle
pensioni è contrario agli orientamenti dell’ultimo congresso del PT (dicembre 2001), contrario alla
politica seguita contro i progetti di Cardoso, e non votabile nella sua formulazione. La minaccia
di esclusione che pesa sui tre nella fase attuale ha i tratti di un puro processo alle opinioni e
alle intenzioni. Si tratta di sapere se il Partito dei Lavoratori può mantenere la sua libertà di
parola e di azione in quanto partito, distinto dal governo, o se diventerà il semplice tramite
nella società civile delle decisioni governative, al prezzo della sua credibilità sociale.
Numerose voci importanti si sono già levate contro il processo fatto ai "tre radicali", tra
queste quella del senatore Eduardo Supplicy, di Plinio Sampaïo, (rappresentativo di settori legati alla
Chiesa), del giornalista Emir Sader, del sociologo Chico de Oliveira o del filosofo Paolo Arantes.
Secondo un sondaggio realizzato dal grande giornale Folha de Saõ Paulo, (il 21 maggio), il 57%
delle persone interrogate giudicano la posizione dei "radicali" legittima e fedele a quella difesa da
Lula nel 1987; l’8% soltanto giudica che hanno passato i limiti. Parallelamente, economisti
famosi, come Maria de Conceiçaõ Tavares, prendono posizione contro la politica economica del governo e
varie personalità lo mettono in discussione rispetto al progetto di trattato di libero scambio
delle Americhe (ALCA).
Indignazione
In questo contesto, la procedura di esclusione intentata contro i tre assume il valore di una
verifica. La nostra compagna Héloïsa ha dichiarato recentemente che non intende abiurare la sua
posizione sulla riforma delle pensioni facendo parte -dice- "della tendenza Giovanna D’Arco piuttosto
che della tendenza Galileo". (vedi Le Monde del 25 maggio).
Tutti coloro che hanno visto nascere in Brasile un partito di classe e lo hanno sostenuto saranno
scioccati dalla velocità con la quale la sua direzione volta le spalle ai suoi principi e ai suoi
impegni. Sono decisamente indignati moralmente e politicamente per le minacce di purghe contro i
militanti radicali ai quali non mancheranno di manifestare la loro piena solidarietà.
Daniel Bensaïd e François Sabado
da Rouge 2019 - 29/05/2003