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...CI MANCAVANO GLI IDIOTI DELL’ORRORE

par lucio galluzzi

Publie le domenica 9 agosto 2015 par lucio galluzzi - Open-Publishing
4 commenti

LETTERA APERTA
PER NULLA CARI AVVOLTOI FASCIO-XENOFOBI,


so che la fantasia non vi manca, soprattutto quando giornalmente spargete minchionate "cattura-voto/tessere/iscritti", quindi provate a superarvi e fate un passo oltre, attenti a non inciampare nella realtà quotidiana, vi fareste molto male; per tipi come voi, prendere coscienza della propria pochezza sarebbe devastante e letale.
Ok: inizio simulata.
Iniziate con calma a pensarvi a letto, in piena notte, che dormite, nella vostra casetta, villa, magione, unitamente a vostra moglie e bambini.
Voi non lo sapete, ma uno dei tanti generali neri, quello di Licio Gelli s’intende, da poco ha portato a termine il Colpo di Stato.
Nel mentre del vostro riposare sono state sospese tutte le libertà, cacellata la Costituzione, istituita la Legge Marziale, applicato il coprifuoco e le milizie fedeli al Capo sparpagliate in ogni punto strategico di Genova, Milano, Bergamo...
Emanate leggi speciali: 
via dall’Italia tutti quelli che hanno capelli lunghi, ricci e bianchi, se portano pure la barba allora verrano imprigionati in isolamento perpetuo fino ad esecuzione per decapitazione;
eliminazione dei sovrappeso/obesi, ordine ai cecchini del regime di sparare a vista;
processo per direttissima con condanna sicura capitale per chi ha contravvenuto al vincolo matrimoniale;
divieto assoluto di indossare felpe, indumenti di colore verde, pronunciare la parola "padania";
persecuzione, cattura e deportazione di figli e mogli dei colpevoli di cui ai reati sopra elencati;
incarceramento dei maschi con altezza inferiore al metro e ottantadue e non fisicati con consegiente istantaneo passaggio al plotone di fucilazione...
Intanto davanti casetta, villa, magione vostre ci sono già i blindati armati e la colpiscono, distruggendola, perché i vostri vicini di casa vi hanno denunciati, anonimamente, come illegali e cristiani non ortodossi.
Ora avete la certezza che rimanere in Italia, per voi, sarebbe la fine certa, vi organizzate veloci, raccattate soldi quanti più potete, chiedendo anche ad amici, che non vi aiuteranno perché di amici non ne avevate e non ne avete e i pochi con cui scambiavate qualche parola sono tutti dalla parte del Generale Nero.
Non potete neppure prendere documenti di ricoscimento, perché andati persi nel bombardamento.
Come perfetti sconosciuti dovete sbattervi per cercare qualcuno che vi faccia scappare, e in fretta, dall’Italia.
Di notte, da una certa zona della Liguria, partono barconi che portano i fuggiaschi come voi da qualche parte oltre il mare.
Eccovi a bordo.
Il peschereggio dove vi hanno messi può trasportare al massimo 50 persone, siete in 300.
Venite divisi, maschi da una parte, donne dall’altra, bambini in stiva.
Uno di voi prova a dire al traghettatore che suo figlio soffre di diabete grave e ha bisogno di insulina a ore precise, in risposta: un pugno in pieno stomaco, un colpo di calcio di fucile in testa e l’insulina buttata in mare.
Scelgono le donne che più piacciono all’equipaggio, legano, immbilizzandoli, i mariti, anche voi, e le stuprano, davanti ai vostri occhi, qualcuno dei traghettatori ordina che vegano portati su i bambini così possono vedere anche loro.
Se vuoi che non ti violentino più tua moglie devi dare altri soldi.
Non li hai: bastonate, calci in faccia e ti incidono con il coltello una strana sigla sulla testa.
Tutti quelli di voi che pregano il Signore vendono presi e chiusi nel locale macchine, la botola d’uscita tenuta chiusa con gli altri fuggiaschi seduti sopra, glielo ordinano, altrimenti fucilata in piena fronte.
Tuo figlio entra in coma diabetico,dopo qualche ora d’agonia ti muore tra le braccia, te lo buttano a mare.
Qualcuno tra voi sta asfissiando, altri urlano per le ustioni da carburante, troppe esalazioni dal motore, cominciano a morire.
Sono sempre vecchi e rattoppati i motori di quei pescherecci e il barcone si pianta così in alto mare.
Chiedete acqua: calci in bocca e bastonate in testa.
Chiedete pane: coltellata dove capita.
Fa caldo, insopportabile, la puzza dei cadaveri aumenta sempre di più, vivi e morti ammassati uno sull’altro.
Quelli dell’equipaggio si ubriacano, si fanno di sostanze, diventano sempre più feroci. botte e umiliazioni per tutti se non state zitti.
Una settimana intera così.
Sempre più cadaveri, fetore di putrefazione, i bimbi sono tra i primi che sono morti.
E finalmente una nave vi avvista ed è tanta la voglia di uscire dall’inferno che tutti gli ancora vivi corrono verso la fiancata del barcone.
Sbilanciamento improvviso dell’assetto, in pochi secondi siete in acqua, gli altri nella stiva e nel vano motore, vivi e morti, s’inabissano, per sempre.
Chi di voi sa nuotare ha ancora una speranza, gli altri ci mettono poco ad affogare.
Qualcuno di voi viene salvato.
Portati sulla nave dei soccorsi insieme ai cadaveri che galleggiavano, recuperati.
Non sapete nulla di vostra moglie, dei figli, dei parenti che erano con voi.
Non li vedete tra i fortunati.
Vi comunicano che vi porteranno in Libia che è la costa più vicina al naufragio.
Precisamente a Tripoli, tanto lì, vi dicono, gli italiani ci sono da sempre, dall’Impero Romano.
Ma tra il vostro Paese e Libia sono cambiati i trattati, dopo il Colpo di Stato in Italia: la Libia non può accettare clandestini che arrivino via mare, neppure via terra da Gibilterra.
E vi siete clandestini, non avete alcun documento di riconoscimento.
Non potete neppure chiedere asilo politico, non siete profughi, le nuove leggi del Governo Militare Italiano non lo prevedono.
Appello alla Comunità Internazionale? Quale?
Tripoli avverte che o la nave che vi porta esce dalle sue acque o vi bombarda.
E quelli lo fanno mica con le pallottole di gomma che vuole Borghezio.
Così inversione di rotta verso l’Italia con i miliziani già pronti ad accogliervi come si deve al porto dove attraccherete.
Ora, chi si prenderà cura di voi? Chi vi accoglierà? Il Vaticano, Bruxelles o Strasburgo?

Lucio Galluzzi

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  • Qui dentro sembra di tornare al paleozoico, puzza di antico, vecchio, rancido