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COMUNICATO STAMPA
1 luglio 2003
Da più parti è stata evidenziata l’inciviltà con cui milioni di cittadini
italiani sono stati sorpresi dal black-out elettrico nei giorni scorsi:
nessun preavviso, danni economici enormi per le imprese, disagi per i
cittadini.
Ma sono state fatte notare anche alcune strane coincidenze che fanno pensare
ad un black-out ricattatorio: la sospensione di corrente elettrica avviene
il giorno dopo le proteste dei cittadini sardi contro l’utilizzo del loro
territorio come deposito di scorie nucleari ("non avete voluto il nucleare
ed ora rimanete senza corrente!"); il giorno dopo che i Comitati per il no
al carbone di Civitavecchia riescono a far pubblicare sul Corriere della
Sera le motivazioni della loro ferma opposizione contro 12 centrali
elettriche che si vogliono costruire nel Lazio ("non volete le centrali ed
allora beccatevi il black-out"); quando i vari comitati contro l’
installazione delle centrali termoelettriche stanno conducendo in tutta
Italia una lotta civile affinché siano ascoltate le loro proposte per una
politica energetica intelligente e rispettosa dell’ambiente e della salute
dei cittadini, opposta a quella devastante del governo che viaggia sulla
moltiplicazione di nuove centrali a turbogas
con spiragli che si riaprono al carbone e al nucleare.
Un’altra coincidenza col black-out è quella dello sblocco - dopo un anno di
attesa per contrasti interni al governo e per l’opposizione dei cittadini -
del piano energetico di Marzano (il ministro della legge sblocca-centrali)
che prevede strappi alle leggi ambientali per far funzionare le centrali in
condizioni critiche e la possibilità per l’Enel di sforare il tetto fissato
dall’Antitrust. Il disegno di legge Marzano inserisce tra le fonti pulite i
residui di lavorazione delle raffinerie e riduce drasticamente la spinta
alla crescita del settore delle fonti rinnovabili fissando un obiettivo al
2010 pari alla metà di quello stabilito dal governo nel libro bianco
sull’energia e a un terzo degli obiettivi decisi dall’Unione europea.
In Italia ormai da anni vari organismi civici hanno più volte stigmatizzato
l’incapacità del governo nella programmazione energetica e, soprattutto, un’
arretratezza culturale che spinge a inseguire modelli vecchi senza
accorgersi delle straordinarie possibilità che avrebbe il sistema italiano
opportunamente stimolato. Un esempio che spesso viene citato è quello
californiano. Lo Stato americano venne colpito nel 2000 da una gravissima
crisi energetica: come ne uscì? Sfruttando le potenzialità del risparmio e
delle fonti rinnovabili. In California hanno investito un miliardo e 300
milioni di dollari per stimolare il risparmio: 10 dollari di sconto sulle
lampadine compatte fluorescenti, 125 dollari sui frigoriferi efficienti, 25
dollari per ogni albero piantato davanti a una casa. E chi è riuscito a
tagliare d’estate il 20 per cento dei consumi si è visto applicare come
bonus un altro 20 per cento di sconto. Tutto ciò ha portato a una
diminuzione di un quinto della potenza elettrica
richiesta nei mesi estivi.
Il disegno di legge Marzano invece dà un colpo mortale alle energie
rinnovabili e sfida il ridicolo inserendo tra le fonti pulite la combustione
delle farine animali e degli scarti di raffinazione, misure su cui c’è un
netto dissenso dell’Unione europea.
Pochi sanno che diverse centrali termoelettriche di proprietà dell’Enel e
non, funzionano ben al di sotto della loro potenzialità. Le centrali
inoltre, in questo periodo, a causa della siccità, non possono raffreddare a
sufficienza le macchine motrici (turbine), operatrici (compressori) e
relativi circuiti ausiliari, e soprattutto i condensatori, producendo
quindi un 30% in meno dell’energia che potrebbero erogare… ma più centrali
si costruiscono, maggiore è l’effetto serra, maggiore è il riscaldamento
della terra e maggiore sarà la corsa ai condizionatori… è il cane che si
morde la coda.
Le fonti rinnovabili potrebbero assicurare un contributo energetico
considerevole se stiamo a quanto accade nei Paesi vicini: la Danimarca ha il
15 per cento di elettricità che viene dal vento; la Germania ha già
realizzato 12 mila megawatt eolici, l’equivalente di 12 grandi centrali, e
punta a sostituire tutto il nucleare con il vento. In Italia siamo fermi a
poco più di 700 megawatt di eolico e abbiamo 15 volte meno pannelli solari
dell’Austria.
Il ricorso a tali fonti porterebbe inoltre all’impiego di nuove figure
professionali integrate nel tessuto sociale, contribuendo in maniera reale a
migliorare la situazione lavorativa del Paese, non in maniera fittizia, con
l’impiego di una ventina di persone, come si affermava per le centrali
termoelettriche.
COALIZIONE DEI COMITATI ITALIANI CONTRO LE CENTRALI TERMOELETTRICHE
Raffaella Pirini (Associazione Clan-Destino Forlì)
Giulio Ameglio (Comitato Rischio Energia Ambiente di Piossasco)
Nicola Catucci (Comitato contro la centrale di Modugno)
Mirella Canini Venturini (Comitato Cittadino Tutela Salute e Ambiente in
Valmarecchia)
Tonino D’Angelo (Coordinamento contro le centrali termoelettriche in
Capitanata)
Edoardo Massaro (Comitato irpino per la salute e l’ambiente)
Anna Rita Antonimi (Associazione per la tutela della salute e dell’ambiente
"Il futuro é anche di Lorenzo" di Velletri)
Massimiliano Perrello (Comitato cittadino di opposizione alla costruzione
della centrale termoelettrica in Valbasento)
Aldo Binosi (Comitato Salute e Ambiente sud est - Mola di Bari)
Giuseppina Negro (Comitato "Valle del Volturno")
Francesca Noceti (Comitato per una città sostenibile di Ferrara)