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Campagna Questo Mondo Non E’ In Vendita

Publie le venerdì 20 giugno 2003 par Open-Publishing

In corrispondenza del vertice dei ministri del commercio europei che si svolgerà il prossimo 6
luglio a Palermo, per discutere tra le altre cose della posizione europea in vista di Cancun, la
campagna ha preparato una fitta agenda di iniziative.

Il 25 giugno sara’ presentata a Palermo, con una conferenza stampa di ambito regionale, la
campagna di comunicazione e il calendario degli eventi.

Il 26 giugno e’ in programma a Palermo un seminario di approfondimento sui temi del commercio
internazionale, degli OGM e di altri punti direttamente collegati a quanto in agenda a Cancun; sara’
proiettato il video "serre", sulla realta’ produttiva agricola di una parte della Sicilia e sulle
conseguenze che la globalizzazione portera’ nei rapporti di produzione di queste aree. La serata si
concludera’ con una cena di autofinanziamento a base di prodotti tipici e biologici siciliani,
organizzato presso "le rose di atacama", bottega del commercio equo e solidale.

Il 4 Luglio d’accordo con le reti internazionali della società civile che si stanno muovendo in
vista di Cancun gli eventi si apriranno con azioni e conferenze stampa in molte capitali europee.

Il 5 Luglio si svolgerà all’università di Palermo una conferenza / seminario organizzata dalla
campagna, con la presenza di diversi relatori internazionali delle reti della società civile che da
anni lavorano sui temi del Wto e dell’agricoltura. La prima parte sarà dedicata alle minacce del
Wto in vista di Cancun, la seconda si focalizzerà sul problema dell’agricoltura.

Il 5 sera a Palermo, nell’ambito della festa della musica dell’ARCI, ci sarà un concerto in
Piazzetta Sant’Anna.

Il 6 mattina sempre a Palermo ci ritroveremo tutti in Piazza Indipendenza, per una festa di piazza
in corrispondenza dello svolgimento del vertice del Consiglio Europeo.

Per maggiori informazioni:
palermo@campagnawto.org
info@campagnawto.org

Evian: un buco... nell’acqua

L’acqua è essenziale alla vita e la mancanza d’acqua può minare i livelli di sicurezza. I G8 sono
partiti da questa evidenza lapalissiana per lanciare il loro Piano d’azione sull’acqua, che ha
ribadito punto per punto tutte le pericolose indicazioni politiche già denunciate dalle associazioni
e dai
movimenti per l’acqua nel corso del primo Forum alternativo mondiale dell’acqua di Firenze. Il
riferimento teorico è lo stesso documento, coordinato dall’ex direttore del FMI Michael Camdessus e
lanciato in vista del Forum mondiale dell’acqua di Kyoto, che raccomanda di usare fondi pubblici e
aiuti allo sviluppo per facilitare gli investimenti dei privati nel settore dei servizi idrici.

Consequenziali e obbedienti, i G8 si sono impegnati ad "assistere" prioritariamente "quei Paesi
che si ponessero come obiettivo politico di assicurare ai propri cittadini acqua sicura da bere e
servizi sanitari di base", e si sono offerti di mettere a disposizione "le proprie migliori
pratiche": al primo posto, naturalmente, le partnership publico-private, che hanno già ridotto sul
lastrico molte amministrazioni pubbliche, come nel famigerato caso di Cochabamba, colpevoli di aver
affidato alle corporations più accreditate lo svecchiamento e la gestione dei propri rubinetti.

Sbandierando qui e lì "interventi su base comunitaria" come anche il "coinvolgimento delle
comunità locali e della società civile", per rispondere ad accuse, dossier ed appelli lanciati in tutti i
Paesi dalle reti internazionali e dai movimenti, gli sfacciatissimi 8 Grandi si propongono di
"indurre gli investimenti del settore privato", promuovendo linee di credito, a breve e medio termine,
con il meccanismo del "full recovery cost" attraverso la lucrosa cogestione dei costruendi
"servizi idrici locali" e la protezione dei rischi degli investitori esteri.

Naturalmente gli 8 fingono di dimenticare che l’Europa, nel corso delle trattative per la
revisione del trattato GATS sui servizi, in vista del prossimo vertice mondiale del Wto a Cancun, ha
chiesto a ben 72 Paesi, tra i più poveri del mondo, di aprire al mercato i propri servizi idrici.

L’acqua è servita da merce di scambio per la risoluzione del conflitto Usa-Francia, scatenatosi
alla vigilia dello conflitto in Iraq: non è un caso infatti che proprio all’oro blu guardino Vivendi
e Suez, due multinazionali francesi tra le più forti del mondo, che insieme controllano il 70% di
tutti
i servizi idrici a gestione privata.

E la voce delle Nazioni Unite sembra non valga più nulla, a fronte degli interessi messi sul
tavolo dal club dei gentiluomini di Evian: pur ribadendo l’utilità del cofinanziamento
pubblico-privato, il direttore dell’Unep, il programma Onu sull’ambiente Klaus Toepfer, ha spiegato ai giornalisti
che
"il settore idrico non dovrebbe essere mai privatizzato, e le compagnie private dovrebbero
limitarsi a sostenere i programmi dei governi locali". Ma i G8, e ancor più i propri consulenti tecnici,
cresciuti alla scuola dell’efficienza corporativa, hanno fatto finta di non sentire.

Tra scadenze mancate e proteste globali: lo stato dei negoziati al Wto

In un continuo crescendo, dopo avere mancato le scadenze riguardo alle modalità in agricoltura,
all’accesso ai farmaci, al trattamento differenziato, all’"implementation", ai tessili, alle
richieste Gats, il Wto ed i suoi negoziatori hanno fallito anche le due ultime scadenze fissate per fine
maggio. La prima riguardava la decisione in merito a se e come rivedere il meccanismo di
risoluzione delle dispute (il famigerato tribunale internazionale del Wto, con potere di assumere decisioni
che possono modificare le leggi nazionali e locali, anche se prese a difesa dei diritti dei
cittadini, dell’ambiente e/o dei lavoratori). La seconda scadenza riguardava la bozza sulle modalità di
accordo sulle tariffe industriali e l’accesso al mercato per i prodotti non agricoli.

L’elenco degli appuntamenti mancati sta cosi diventando sempre più lungo all’avvicinarsi della
conferenza di Cancun, ed è sempre più difficile pensare che in Messico si potrà trovare un accordo su
tutte queste tematiche.

Anche se i negoziati in sede Wto trattano di materie molto diverse tra loro, secondo l’affermato
meccanismo dei "trade off", per raggiungere un accordo complessivo ogni paese deve fare delle
concessioni in alcuni negoziati per tentare di ottenere vantaggi in altri.

Per questo i paesi più ricchi sembrano cercare con sempre maggiore affanno le chiavi di volta per
ottenere dai paesi in via di sviluppo un accordo sulle tematiche che stanno più a cuore alle elite
del nord del mondo (l’ulteriore liberalizzazione dei servizi e le new issues, tra le quali spicca
un accordo sugli investimenti). In "cambio", i paesi occidentali potrebbero sbloccare il negoziato
sull’accesso ai farmaci, che allo stato attuale, in nome degli accordi sulla proprietà
intellettuale, impedisce ai paesi più poveri di potere tutelare la salute dei propri cittadini importando o
producendo i farmaci generici. Ricordiamo che già la scorsa conferenza di Doha aveva garantito
questo diritto ai paesi in via di sviluppo, ma i pochi risultati positivi contenuti nella
dichiarazione finale di Doha sono stati rimessi in discussione, e sono oggi utilizzati come merce di scambio
per forzare gli altri negoziati.

Analogamente la situazione nel negoziato sull’agricoltura sembra ancora in alto mare, in parte per
gli enormi sussidi con i quali Unione Europea e Stati Uniti in testa continuano a falsare il
mercato tramite pratiche di dumping, in parte per la decisione degli Stati Uniti di intentare un
procedimento all’interno del Wto contro la moratoria europea sugli Organismi Geneticamente Modificati
(OGM). Sulle decisioni agricole molto dipenderà anche dalla revisione della Politica Agricola
Comunitaria (PAC) in discussione in questi giorni tra i paesi dell’Unione Europea.

Per fare un esempio sullo stato dei negoziati, il calendario dell’accordo Gats (sui servizi)
prevedeva che entro la fine di marzo i paesi membri avrebbero dovuto rendere note le loro offerte,
ovvero quali servizi erano disposti a liberalizzare e ad aprire al mercato, e con quali modalità. A
quasi tre mesi da questa scadenza, solo 25 dei 145 paesi membri hanno pubblicato una prima versione
di queste offerte. Il dato più interessante è però che tra questi 25 paesi solo 5 sono paesi
asiatici (e sono quelli con un più alto livello di sviluppo come Hong Kong e Singapore) e soprattutto
non figura nessun paese africano, a testimonianza di come i ritmi imposti ai negoziati dai peasi
più industrializzati sono assolutamente incompatibili con le possibilità delle nazioni meno
sviluppate.

D’altra parte, per la prima volta sembra che molti paesi in via di sviluppo stiano alzando la
testa e fronteggiando lo strapotere e l’arroganza dei paesi occidentali: pochi giorni fa i ministri
dei paesi meno sviluppati, riuniti in Bangladesh, hanno apertamente rifiutato l’ipotesi di un lancio
dei negoziati denominati new issues, chiedendo di continuare a studiare le modalità ed il processo
con i quali si dovrebbero svolgere questi negoziati.

Mentre l’UE sta cercando una formula per lanciare almeno in parte questi negoziati, molti altri
paesi, India in testa, stanno frenando, sostenendo che non c’è nessuna fretta e che questi negoziati
non devono essere lanciati prima di raggiungere un accordo sulle modalità dei negoziati stessi.

Analogamente, in materia di brevetti, il gruppo di paesi africani che negoziano nel Wto ha
preparato un documento ufficiale sull’accordo TRIPs in vista di Cancun che afferma, tra le altre cose,
che "i brevetti sulle forme di vita sono contrari all’etica e l’accordo TRIPs dovrebbe proibirli".

Mentre quindi la macchina del Wto sembra volere continuare la sua folle corsa per ridurre i
servizi essenziali, il diritto al cibo, all’acqua, alla salute, a meri beni commerciali ad unico
vantaggio delle elite economiche e finanziarie del pianeta, in tutto il mondo si stanno levando, dalle
istituzioni, dalla società civile, dai semplici cittadini, sempre più forti le voci di protesta
contro questa istituzione ed i suoi obbiettivi.

Questo Mondo Non E’ In Vendita!

Materiali della campagna

Continua la vendita, nelle botteghe del mondo delle borse di Juta eque e solidali "NOT FOR SALE":
parte del ricavato andrà a finanziare direttamente le iniziative della campagna e dei gruppi
locali. Per informazioni od ordini: ROBA dell’Altro Mondo - 0185 54830 - info@roba.coop
http://inforoba.roba.coop/PDF/Modulo%20Borse%20WTO.pdf

E’ uscito il libellulo di Altreconomia: Questo mondo non è in vendita: Strategie di opposizione al
supermercato globale.

Il libellulo spiega i meccanismi del Wto e dei suoi diversi negoziati, e puo’ essere richiesto
scrivendo ad Altreconomia (segreteria@altreconomia.it) o a Roba (info@roba.coop) oltre ad essere
disponibile nelle librerie. Il prezzo di vendita (indicativo) è di 7,5 Euro per il libellulo +
Gatsopoli