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Chi ha ordinato questo pestaggio cileno?
di Piero Sansonetti
Sappiamo, con ragionevole certezza, che la polizia italiana, nel luglio del
2001, torturò senza motivo alcune centinaia di persone - commettendo il
reato, finora inedito nel nostro Paese di «violazione dei diritti umani
fondamentali» - e fabbricò delle prove false per accusare molti innocenti.
Chi era a Genova in quei giorni aveva già maturato questa convinzione per
conto suo.
Adesso però è la magistratura (lo Stato) che conferma il comportamento
delittuoso della polizia (cioè dello Stato). Viene da sorridere amaramente
ripensando al dibattito politico di quelle settimane: tutti i partiti
chiedevano ai no-global e al feroce Luca Casarini di giustificarsi per le
violenze e di fare atto di abiura. Adesso un’autorità dello Stato ci informa
che svariati altissimi funzionari della polizia - questori, vicequestori,
ufficiali - organizzarono una vera e propria mattanza, ben studiata e
realizzata con atroce pignoleria. Proviamo a non farci trascinare dall’
indignazione e a ragionare sui problemi nuovi che questo atto giudiziario
apre di fronte alla nazione. E che vanno affrontati.
1)La giustizia camminerà per la sua strada. Nessuno deve essere considerato
colpevole prima delle sentenze. Bisogna aspettare il rinvio a giudizio e poi
il dibattimento. Ci vorranno mesi e anni. Però c’è una questione immediata,
che è davanti a noi e preme: la credibilità della Polizia si è sbriciolata.
Non è un problema rinviabile perché riguarda il corretto funzionamento di
una delle attività principali dello Stato: il controllo dell’ordine
pubblico. È evidente che una polizia accusata, ai suoi massimi livelli, di
avere permesso o forse progettato azioni di tortura, di calunnia e di
inquinamento delle prove, su un palcoscenico internazionale come era quello
di Genova 2001 (nel corso di una clamorosa riunione degli otto leader più
importanti del mondo ), è una polizia che ha perduto gran parte della
propria dignità. Come può assolvere al suo compito se non si prendono
provvedimenti immediati? Che fiducia può riscuotere dai cittadini? Provate a
immaginare questa situazione: manifestazione dei no-global, scontri,
arresti, accuse.
Chiunque avrà il diritto di non credere alla versione della
polizia e sospettare che le violenze siano state organizzate dallo Stato e
le accuse ai manifestanti siano prefabbricate. Come può lavorare con
tranquillità, in queste condizioni, il ministero dell’Interno? Qualcuno di
voi si sente tranquillo sapendo che oggi ai vertici dell’antiterrorismo c’è
un signore che la magistratura sospetta di avere organizzato sedute di
tortura e di avere costruito prove contro i torturati?
2)Perché la polizia torni a recuperare la sua credibilità occorrono
operazioni di risistemazione al suo interno. Possono i dirigenti operativi
che hanno agito a Genova e protagonisti di simili violenze restare al loro
posto?
3)I giudici di Genova hanno lavorato sul massacro alla scuola Diaz (la notte
tra sabato e domenica) e sulle successive violenze gratuite e vili nella
caserma di Bolzaneto. Dunque si sono occupati della polizia. A Genova però c
’erano anche i carabinieri e hanno avuto un ruolo piuttosto importante.
Forse hanno avuto il ruolo decisivo. Venerdì pomeriggio il 20 luglio del
2001 - i cordoni della polizia erano attestati a difesa della zona-rossa,
cioè del centro di Genova che era stato blindato per difendere i capi di
Stato del G8. Fino a lì il corteo dei no-global era legale. I carabinieri
scavalcarono i cordoni della polizia, si sistemarono trecento metri più
avanti, su via Tolemaide, e fecero partire una carica violentissima e
immotivata che probabilmente la polizia non prevedeva; poi continuarono per
tre ore a imperversare nel quartiere - che avevano completamente sotto
controllo - fino al momento in cui uccisero Carlo Giuliani con una
revolverata in faccia. Come mai i carabinieri si comportarono così? Come mai
nessuno di loro è stato chiamato a rispondere? Come mai l’inchiesta sul
carabiniere che ha ucciso Giuliani è stata archiviata? E poi altre due
domande.
Prima: qualcuno aveva spinto i carabinieri a tenere questo
comportamento? Seconda: si innescò a quel punto una gara tra carabinieri e
polizia a chi era più zelante, più violento diciamolo con una parola che è
tornata in voga in queste ore: più fascista per ragioni politiche oscure e
mai chiarite? E fu questa gara a provocare violenze, torture, pestaggi,
spari?
4)Non ci sono risposte sicure a tutte queste domande. Ci sono però degli
indizi. Uno, per esempio, che è sempre stato sottovalutato. Nella mattina
degli scontri più gravi (quelli che portarono alla morte di Carlo Giuliani)
nelle centrali operative dei carabinieri di Genova c’erano molti dirigenti
di An, da poche settimane partito di governo. Non è una cosa normale che i
politici si affianchino i carabinieri in servizio di ordine pubblico. In una
delle caserme, quella di Forte San Giuliano (la più importante) c’era un
parlamentare d’eccezione: Gianfranco Fini. Il vicepresidente del Consiglio.
Lui si giustificò dicendo che era lì a portare la solidarietà. Fini arrivò
in caserma alle 9 e mezzo del mattino, gli scontri iniziarono varie ore
dopo. Solidarietà preventiva? Oppure il vicepresidente del Consiglio era lì
per dare indicazioni, e in qualche modo ispirò il comportamento dei
carabinieri? È legittimo sospettarlo, anche se è un’ipotesi gravissima. Che
spiegherebbe però lo scavalcamento della polizia da parte dei carabinieri. E
questo mette in discussione anche la credibilità del vicepresidente del
Consiglio e il suo ruolo attuale.
5)Come si può pensare che il Parlamento non torni ad occuparsi della
vicenda? Sono in gioco aspetti decisivi della vita pubblica. Il Parlamento
deve accertare le responsabilità politiche e impegnarsi per assicurare al
paese che tutto quello che è avvenuto a Genova nel 2001 non potrà più
avvenire. Forse deve mettere mano ad una legge sulla tortura (che in Italia
non esiste), forse deve preparare norme che permettano sempre di riconoscere
i poliziotti in azione di ordine pubblico (come avviene in molti altri paesi
del mondo, con la targhetta identificativa ben esposta), forse deve
modificare le regole sui fermi e gli arresti e aumentare le garanzie per i
cittadini. Il ministro Pisanu ha dichiarato imbarazzato: "Chi ha sbagliato
pagherà". Non vuol dire niente. Noi sappiamo con certezza, ad esempio, che
il governo ha sbagliato. Pagherà?