Home > Chiusura di 1 altro giornale basco
Il "democratico" giudice Garzòn (eroe di Porto Alegre-1) cerca di chiudere 1 altro giornale basco: così dopo Egin, Ardi Beltza, Egunkari tocca a GARA.
Naturalmente di solidarietà o voglia di informarsi neanche a parlarne... ma si sa: Euskal Herria non è di moda!
Euskal Herria Aurrera! |
Il personale del quotidiano GARA annuncia che lotterà per il suo posto di lavoro.
Un presidio denuncerà, il 4 luglio prossimo, questo attacco "di carattere persecutorio".
I lavoratori di GARA definiscono "una sentenza di morte" la decisione trasmessa tramite la Sicurezza Sociale di esigere dalle società Baigorri (editrice di GARA, N.d.T.) e KIE il pagamento di 5,1 milioni di Euro per il debito della società Orain (editrice del quotidiano Egin, chiuso dal giudice Garzón, N.d.T.) e annunciano che lotteranno "fino alle estreme conseguenze per i nostri posti di lavoro".
Comunicato delle lavoratrici e dei lavoratori di GARA:
"Sentenza di morte contro il quotidiano GARA"
Il prossimo 5 luglio potrebbe essere l’ultimo giorno nel quale GARA uscirà.
La Segreteria Generale della Sicurezza Sociale, sulla base delle conclusioni ottenute dal giudice Baltasar Garzón, ha chiesto per quel giorno il pagamento del debito che l’impresa editrice di EGIN aveva nei confronti di detta istituzione (5,1 milioni di Euro), con un chiaro obiettivo: soffocare economicamente un mezzo di comunicazione scomodo affinché non esca in edicola.
La ragione della quale ci si avvale per compiere questa aggressione ad un mezzo di comunicazione basco
si basa sulla supposta successione di imprese, per la quale non esiste alcun ragionamento giuridico, non
essendovi stata alcuna trasmissione di beni o titolarità, condizioni indispensabili per assumere questa decisione.
Ciò è confermato da diverse sentenze giudiziarie, compreso il rapporto dello stesso Ministero del Lavoro; inoltre, non si è ancora liquidata l’impresa Orain S.A., editrice di Egin, che continua adesistere, oltretutto in amministrazione giudiziaria, pertanto, il debito del quale ora si esige il pagamento da GARA, avrebbe potuto essere saldato con i beni di Orain S.A.
Come lavoratrici e lavoratori di GARA vogliamo denunciare questa ingiustizia che assume la forma di una persecuzione, dato che sembra perpetrata da regimi dittatoriali e fascisti. Di fatto, oltre ad essere un’aggressione ai diritti fondamentali in uno Stato di diritto, come lo sono la libertà di espressione e di stampa, vi sono in gioco molti posti di lavoro e non siamo disposti a restarcene con le mani in mano. Per questo, vogliamo far sapere che porteremo fino alle estreme conseguenze la difesa del nostro lavoro e che vogliamo denunciare i responsabili di questa ingiustizia con tutti i mezzi possibili.
La prima misura sarà un presidio il 4 luglio prossimo, vigilia della scadenza fissata dalla Sicurezza Sociale, in luogo ed ora ancora da stabilirsi. Sono convocati tutti i mezzi di comunicazione e lì potranno ottenere maggiori informazioni su questa grave situazione.
Euskal Herria, 26 giugno 2003