Home > Costituzione Europea: ecco perchè non ci piace
Il 4 di ottobre si riuniranno a Roma i capi di stato e di governo europei per avviare le
trattative in vista dell\’adozione del nuovo Trattato costituzionale dell\’Unione europea.
Il nuovo Trattato sancisce ancora una volta l\’esistenza di un profondo deficit democratico nel
processo di costruzione europea. Nei suoi contenuti economico-sociali, il Trattato attacca i diritti
dei cittadini europei negando agli Stati e alle istituzioni comunitarie un ruolo attivo
nell\’indirizzo delle politiche pubbliche e nell\’orientamento dei mercati, e rovesciando quindi tutti quei
valori che hanno permesso di combinare, a partire dal secondo dopoguerra, sviluppo sociale ed
espansione della partecipazione democratica.
Ma il Trattato attacca anche i diritti di tutti gli altri abitanti del pianeta, rinunciando a
delineare una credibile alternativa politica a quel modello di sviluppo che si è ormai dimostrato
incompatibile con la sostenibilità degli equilibri globali e con l\’equità nell\’accesso alle risorse
naturali.
Mentre nella prima parte il Trattato si limita a delineare in forma debole e contraddittoria
alcuni valori e principi, nella Terza parte, istituzionalizza l\’impianto rigidamente neoliberista e
monetarista del Trattato di Maastricht.
Il legame della costituzione con il trattato economico aiuta ad esprimere un giudizio sui grandi
temi pace, lavoro, cittadinanza e beni comuni.
Lavoro: il diritto al lavoro diventa \"diritto a lavorare\" legato alla persona, facoltà
individuale del cittadino che non è obbligatorio promuovere. La giurisprudenza del lavoro sposta il suo
campo di applicazione dalla prestazione al mercato del lavoro con un conseguente indebolimento delle
tutele al lavoratore.
Pace: la pace scompare come valore e diventa invece nella nuova costituzione europea un obiettivo.
L\’Europa può essere fattore di pace, soggetto attivo per il disarmo generalizzato, per le nuove
relazioni tra Nord e Sud del mondo, ma questa prospettiva, affermata dal movimento pacifista
mondiale, non viene fatta propria dalla Convenzione europea.
Cittadinanza: la cittadinanza viene riservata ai cittadini degli stati membri, i nativi sono
permanentemente distinti dai migranti e non esisterà in Europa il diritto di territorialità.
Servizi pubblici: già smantellati nel corso di questi anni dalle direttive dell\’Unione, si pensi
all\’elettricità e ai trasporti, all\’acqua e alla sanità - si ripete la dizione dell\’art. 16 del
trattato Ce (introdotto con il Trattato di Amsterdam), tutti i servizi, tranne per le fasce dei
veri indigenti, devono essere immessi sul mercato ed essere acquistati: siamo allo
Stato minimo.
I
servizi pubblici invece di essere garantiti a tutti/e in maniera egualitaria tramite la fiscalità
progressiva e generale, devono essere comprati sul mercato.
Per questo, il 4 di ottobre scenderemo in piazza per sviluppare un vasto movimento in Europa che
si batta per l\’introduzione di nuovi parametri in base ai quali giudicare le politiche pubbliche:
dalla qualità e universalità dello stato sociale, al miglioramento dell\’ambiente e della
vivibilità delle città, all\’ampliamento della partecipazione democratica.
Scenderemo in piazza per affermare, sostenere e rafforzare le nuove forme alternative di lavoro
cooperativo, che nel campo della produzione, del consumo e della finanza stanno concretamente
dimostrando che è possibile produrre, consumare e usare il potere del denaro secondo nuovi principi e
finalità.
Scenderemo in piazza per affermare la necessità di un\’Europa non solo per gli europei ma per il
mondo. La necessità di un\’Europa che ripudi la guerra e che basi le relazioni internazionali non
sulla violenza degli eserciti, ma sulla cooperazione per la realizzazione di giustizia sociale nel
mondo, un\’Europa che smetta di sostenere le attuali, inique regole del commercio internazionale,
che in nome del profitto continuano a minacciare la vita di centinaia di milioni di persone,
cancelli il debito che opprime interi popoli sulla strada del riscatto e della libertà.
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