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Dal no border camp di Frassanito

Publie le domenica 27 luglio 2003 par Open-Publishing

CRONACA DI UNA GIORNATA DI LOTTA

dal No Border Camp di Frassanito. 26 luglio 2003

La giornata inizia presto: alle 10 di mattina un gruppo di circa 40 compagni si muove da
Frassanito per raggiungere il Centro di identificazione "Don Tonino Bello" di Otranto a pochi kilometri dal
campeggio. Finora questo Centro è rimasto fuori dagli obiettivi dei mass media, più attenti a
quello che avveniva al Regina Pacis, l’altro CPT presente nella provincia di Lecce. L’assemblea del
Campeggio aveva deciso il giorno precedente che anche per questo Centro, il "Don Tonino Bello",
era necessario iniziare un lavoro di monitoraggio e denuncia perché da Centro di Accoglienza si è
trasformato, dal marzo del 2003, in un Centro di identificazione con un livello di
militarizzazione simile agli altri e più noti CPT.

L’obiettivo del presidio effettuato questa mattina al Centro "Don Tonino Bello" era quello di
provare a far entrare una delegazione, anche se si sapeva essere cosa abbastanza difficile, sia
perché nessun rappresentante istituzionale era presente sia per le norme ulteriormente restrittive
emanate dal ministero degli interni. Dopo una veloce trattativa con Prefettura e Questura di Lecce,
arriva l’autorizzazione a far entrare una delegazione composta da 5 persone. Mentre la delegazione
acquisisce informazioni sul Centro e sui migranti in esso detenuti (24 persone di cui 2
bambini), gli altri manifestanti ’no border’ improvvisano, sotto un implacabile sole, un blocco stradale
delle vie di accesso al centro, distribuendo volantini tra la gente e informando delle ragioni
dell’iniziativa.

Nel pomeriggio il Campeggio antirazzista alle 16,30 si avvia verso il luogo della manifestazione
conclusiva: San Foca. Alle 18,00 in una atmosfera ancora torrida, il corteo lentamente si muove.
Siamo oltre mille persone: i compagni del Lecce Social Forum aprono il corteo; seguono gli
striscioni della rete antirazzista campana, altri striscioni, le bandiere dei Cobas e il Sound System del
Coppola Rossa. Il corteo procede lentamente, si vuole approfittare della presenza ai lati del
corteo dei villeggianti per spiegare le ragioni della protesta, per fare interviste tra la gente, per
volantinare e scandire slogans. Finalmente arriviamo sotto le finestre e la rete metallica alta
oltre 4 metri del Regina Pacis; dalle strette feritorie delle finestre i migranti rinchiusi in quel
posto della vergogna si accalcano per salutarci. Il corteo sosta a lungo sotto le finestre; alcuni
compagni riescono a issare sulla rete metallica striscioni antirazzisti mentre, e questo è stato
uno dei momenti
più belli della manifestazione, parte dal corteo il lancio di decine di palloni con su scritte in
arabo e altre lingue che vengono lanciati oltre la rete e poi rilanciati da dentro il Regina Pacis
al corteo in una ideale partita di pallone che supera barriere e filo spinato. Il corteo sosta a
lungo, poi, davanti all’ingresso principale del Regina Pacis ed anche qui vi è un fitto scambio, da
lontano, di saluti e slogans con i migranti rinchiusi nel CPT.

Lecce, 26 luglio 2003 dal no border camp di Frassanito

Vedi le foto della manifestazione su:

http://www.triburibelli.org/sito/modules/news/article.php?storyid=372