Home > Dall’assemblea delle Rsu lombarde, un appello alla coerenza.
Dall’assemblea delle Rsu lombarde, un appello alla coerenza.
Publie le lunedì 5 maggio 2003 par Open-PublishingLiberazione 1.2.2003
Dall’assemblea delle Rsu lombarde, un appello alla coerenza. «Inaccettabile imbarazzo, vogliamo vincere»
«Referendum, la Cgil si schieri con il sì»
Fabio Sebastiani
Milano - nostro inviato
Quello del sindacato è un «inaccettabile imbarazzo», «se vogliamo vincere questo referendum bisogna cominciare a far partire la mobilitazione nei luoghi di lavoro». Circa 200 rappresentanti sindacali si sono dati appuntamento ieri a Milano per fare il punto sul referendum estensivo dell’art.18. Un’assemblea che per il momento nasce su base regionale ma che si è data subito l’obiettivo di costruire una scadenza nazionale entro il 10 marzo prossimo, «per dare espressione alla forte richiesta che la manifestazione del 15 si colleghi esplicitamente alla battaglia referendaria», come è scritto nell’appello. Nessuna volontà bellicosa verso Cgil, Cisl e Uil, sia chiaro. Ma l’idea di fare da pungolo e costringerle a schierarsi per il sì in nome della coerenza c’è tutta. Se con Pezzotta e Angeletti l’impresa appare decisamente ardua, con la Cgil qualcosa si può tentare. E i sindacalisti che si sono incontrati ieri pomeriggio alla Casa della Cultura vogliono cominciare subito, senza indugiare ulteriormente. Lunedì 3 febbraio Epifani sarà a Milano in un’assemblea di quadri e delegati Cgil. Non solo, il 15 marzo, sempre a Milano, è in programma la giornata dei diritti. Quale migliore occasione per trasformarla in un appuntamento in cui la battaglia per il referendum abbia la massima visibilità? «Al sindacato, e in particolare alla Cgil, chiediamo coerenza, è scritto nel documento finale approvato all’unanimità da una platea di rappresentanti sindacali della Cgil ma anche del sindacalismo di base (soprattutto Sin. Cobas). Insomma, l’agenda degli impegni è fitta di scadenze: il 5 sempre a Milano è in programma l’assemblea di Lavoro Società, l’area programmatica della Cgil che si è schierata a favore del referendum. Sarà anche quella una occasione per aprire nuovi percorsi di stimolo al dibattito dentro la Cgil.
Ma nel documento finale dell’assemblea dei delegati si parla anche di sciopero generale contro la guerra. Non poteva mancare in questo momento. E non poteva mancare perché il mondo del lavoro sente che è necessario andare oltre «il dissenso morale». La stessa partecipazione alla manifestazione pacifista del 15 febbraio sarà caratterizzata dallo slogan "No alla guerra, con o senza l’Onu". C’è un filo unico che lega la battaglia per i diritti di tutti e di tutte alla mobilitazione contro la guerra ed è un filo che passa proprio per la Lombardia, che sta vivendo una stagione di pesanti ristrutturazioni: da BancaIntesa alla Pirelli, dalla Postalmarket all’Alfa Romeo, tanto per fare qualche nome. «E’ una guerra per l’egemonia politica, territoriale ed economica a cui il mondo del lavoro si oppone fortemente - è scritto nel documento finale dal titolo "Fermare la guerra, estendere i diritti" - essa implica un’idea di subalternità alla logica del più forte, alla logica del profitto, alla logica imperiale. Non a caso il governo che è corso a prestare i suoi servizi a Bush, è lo stesso che sta conducendo un formidabile attacco ai diritti dei lavoratori».
La crisi della Lombardia è caratterizzata, manco a farlo apposta, dalla frammentazione in migliaia di piccole aziende sotto i 15 dipendenti. L’azienda non chiude ma si dissolve, licenziando. E’ per questo che l’assemblea dei delegati ha deciso di costruire una vertenza permanente proprio per individuare i "legami segreti" di queste "trasformazioni" di impresa. Opporsi alla guerra e far ripartire il protagonismo nei luoghi di lavoro, quindi. Non sono due fronti distinti. E questo è stato messo in evidenza in tutti gli interventi. «Anche perché solo la guerra, e le elezioni - dice un delegato - possono fermare il referendum». «Vincere non sarà semplice ma sappiamo che è direttamente proporzionale all’impegno che ci metteremo». L’obiettivo è quello di dar vita a comitati provinciali per il sì al referendum utili a far vivere il clima anche nelle aziende non raggiunte dal sindacato. «Presenteremo ordini del giorno nei luoghi di lavoro e nelle strutture sindacali», ribadiscono i delegati. L’ipotesi della legge estensiva dei diritti non viene certo sottovalutata. Ma l’idea è quella di costruire un rafforzamento reciproco con il referendum. «Quella della legge - dicono i delegati - è una soluzione che si può discutere ma - aggiungono - non siamo disponibili per norme pasticciate o non condivise». «L’atteggiamento catatonico del sindacato - dice Michele, del Sin. Cobas della regione Lombardia - può avere un contraccolpo negativo sui lavoratori. Può costituire un’autostrada per l’astensionismo». Come dargli torto? E’ per questo che bisogna fare in fretta per la battaglia dentro il sindacato. «Questo referendum si può vincere - dice Lorenzoni dello Spi Cgil - e l’obiettivo minimo deve essere il raggiungimento del quorum. Un chiaro avvertimento a chi dentro il sindacato sta pensando a "fughe" dalle urne.