Home > Detenuti protestano in Parlamento
Nelle carceri sciopero della fame
Se il parlamento non si occupa di loro, i detenuti (gli ex) vanno al
parlamento. Così è stato ieri a mezzogiorno, nel terzo giorno dello sciopero
della fame nelle carceri italiane, i detenuti sono arrivati a Palazzo
Madama. Sostenuti dal gruppo di Rifondazione comunista hanno consegnato ai
parlamentari i loro drammi, documentati e raccolti in un cd-rom girato
all’interno dell’infermeria del carcere dall’associazione culturale
Papillon-Rebibbia. Un documento che non lascia spazio ad equivoci: di
carcere si muore. Ogni giorno che passa porta con sé cattive notizie dal
pianeta penitenziario, dove i detenuti sono 58.000 di cui 56.000 uomini e
2.000 donne. I tossicodipendenti sono più di un terzo: 20.000 in tutto. Gli
stranieri arrivano a 17.500 e i malati di Aids sono 5.000. Si contano 10.500
reclusi affetti da epatite virale cronica Hcv e Hbv. In questo quadro da
"emergenza umanitaria" l’assistenza sanitaria è in condizioni precarie sia
per il sovraffollamento sia per i notevoli tagli effettuati dalla
Finanziaria 2002 per la spesa sanitaria. Diciamo che le modalità di cura e
l’eventuale stato di salute, in carcere non dipende tanto dal medico e dalle
patologie evidenti, ma dalla discrezionalità del giudice: «Il metodo lo
conosciamo benissimo noi malati, è sbrigativo, efficace, giustificato dal
principio della preservazione, delegata alla magistratura», denunciano
autori e attori del cd-rom distribuito ieri a Palzzo Madama. «Un’iniziativa
volta a ricordare, nel giorno in cui dovrebbe finalmente essere approvata al
Senato la legge sull’indultino, le pessime condizioni delle carceri
italiane», ha commentato il senatore di Rifondazione comunista Gigi
Malabarba. «Questo lavoro è una testimonianza reale e drammatica della
situazione sanitaria nelle carceri italiane», hanno ribadito gli ex detenuti
ricordando che «da tre giorni i detenuti di Rebibbia e di un’altra decina di
carceri stanno facendo lo sciopero della fame». I motivi della protesta li
lasciamo raccontare ai diretti interessati, attraverso le testimonianze
raccolte nel cd-rom dal titolo "Uno sguardo sulla sanità in carcere": M. S.
sieropositivo, 36 linfociti CD4, eroicamente e dignitosamente si trascina,
cercando di nascondere la sua stanchezza, è rassegnato al suo prossimo
destino. M. G., 86 linfociti, giovanissimo, armato della sua tenacia, non
vuole morire, specialmente in un carcere. Era agli arresti domiciliari, un
definitivo lo ha riportato qui. S. C. sdrammatizza, sostiene che si può
morire anche cadendo da cavallo, poi ci pensa, lui a cavallo non ci va. R.
G. non è sieropositivo, ma sta perdendo un occhio, tre ospedali con le scuse
del caso, lo rispediscono puntualmente al mittente, non vogliono pazienti
detenuti. Salva l’estetica, curata l’immagine. Poi è la volta di Nonno F.,
la sua cartella clinica è colma delle più variegate patologie: grave
insufficienza respiratoria, polmoni andati, 70 anni mal portati. E’ detenuto
per un definitivo risalente ad alcuni anni fa, piccole truffe. Non può più
firmare un assegno è anche un alzhemeir. A. N.. lui si può ritenere
fortunato. Nella cattiva sorte solo 200 linfociti. Una volta gli hanno fatto
credere anche in una involuzione della malattia, ha sperato. E’ stato un
abile raggiro quello di aumentargli i linfociti, respingendogli una istanza
e la famiglia che lo reclamava