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Documento di adesione per la manifestazione contadina...
Publie le giovedì 31 luglio 2003 par Open-PublishingDocumento di adesione per la manifestazione contadina del 2 Settembre.
L’accordo raggiunto in sede di Consiglio dei Ministri dell’UE delude le
aspettative di un sostanziale cambiamento di prospettiva per la Politica
Agricola Comunitaria, come da noi auspicato, verso la sicurezza e
la qualità degli alimenti, la difesa del reddito e del lavoro agricolo, la
tutela e la valorizzazione dell’ambiente rurale, il benessere degli animali.
La riforma di medio termine dalla PAC, approvata a Lussemburgo il 26 giugno
2003 evidenzia chiaramente che sono stati totalmente trascurati alcuni
settori agricoli, in particolar modo quello delle produzioni biologiche, il
cui sostegno e’ completamente delegato ai Piani di Sviluppo Rurale di
ciascuna Regione. Sarà importante vedere come le Regioni recepiranno questo
mandato. È ovvio che in Umbria è necessario un totale cambio di rotta
rispetto alle politiche agricole messe in campo fino ad oggi. In Umbria,
infatti, fare biologico, non è una scelta tecnica indirizzata dalla politica
di sviluppo rurale della Regione verso un’agricoltura ecocompatipibile, ma è
una questione di fortuna.
L"aiuto" economico, nato come contributo integrativo diretto dell’UE per
incrementare il reddito di tutti gli agricoltori che volessero intraprendere
un’azione di tutela ambientale, è stato gestito dall’Assessorato in maniera
diseguale dando tanto a pochi e poco a tanti. Considerando che, l’entità dei
premi per azienda è proporzionale alla superficie, anche se esistono
differenziazioni sensibili per coltura, non sbagliamo se affermiamo che nel
2002 poco meno del 40% delle risorse sono andate a meno del 6% dei
beneficiari. La sproporzione, già evidente, è più chiara se analizziamo la
superficie agricola utilizzata (SAU) che risulta essere di circa 33.000
ettari, pari ad oltre il 9% della superficie agricola totale. L’Umbria
viene così collocata nei primi posti tra le Regioni italiane per SAU bio, e
agli ultimi per quanto riguarda il numero di aziende agricole, infatti, i
produttori sono poco più di 1300. Il cerchio si chiude analizzando la
superficie media delle aziende biologiche umbre che è al di sopra di 20
ettari, circa tre volte superiore al corrispettivo per le aziende
convenzionali e comunque al di sopra della dimensione media delle aziende
biologiche a livello nazionale.
Il nuovo bando sulla misura 2.1.2 (f) Misure Agroambientali per le Azioni
("a.1" riduzione dell’uso di concimi , "a.3" Introduzione/mantenimento dei
metodi di agricoltura biologica, "a.4" conversione dei seminativi in prati e
recupero dei pascoli esistenti e "a.5" avvicendamento con colture
miglioratrici e con tecniche ecocompatibili) -annualità 2003- non cambia
direzione rispetto alla politica fino ad oggi intrapresa dall’Assessorato
competente.
E’ sconcertante, nel bando, la ripartizione dei fondi tra le varie Azioni,
in quanto su 2.335.000 Euro di risorse totali, 775.000 Euro sono destinate
all’"a.1", provando a far passare come ecocompatibile un’Azione che non ha
nulla a che vedere con la salubrità dei prodotti e con salvaguardia del
territorio, mentre i fondi destinati all’incentivazione del biologico
risultano essere di soli 1.200.000 Euro. Tant’è che le richieste di
contributo giunte all’ARUSIA, per l’Azione "a.3", sono state oltre 460 e il
50% circa delle aziende finanziabili non riceveranno il contributo, pur
svolgendo la stessa azione positiva per l’ambiente ed avendo assunto gli
stessi impegni. Invece, per le altre Azioni Agroambientali sono stati
previsti dei finanziamenti superiori alle richieste presentate dalle
aziende.
Noi crediamo che, chiunque in possesso di una sensibilità politica verso
un’agricoltura di qualità sposterebbe tutte le risorse inutilizzate
sull’azione "a.3". Inoltre cercherebbe ulteriori risorse per garantire
reddito a tutte le aziende biologiche e, nel caso non fosse possibile, di
ridurre i premi ad ettaro per tutte le annualità, accontentando il maggior
numero di aziende. Questo provvedimento contribuirebbe ad incrementare il
numero di aziende che rispettano l’ambiente e producono prodotti di qualità
all’interno di filiere tipiche dell’Umbria altrimenti non valorizzabili
(cerealicola, zootecnica, leguminose da granella, etc ) e che attualmente
trovano un interessante e sicuro mercato.
Incomprensibile, da un punto di vista etico e politico, il taglio dei fondi
per le aziende di superficie inferiore ai 3 Ha, soprattutto alla luce del
notevole dinamismo e il ridotto assorbimento di risorse delle piccole
aziende.
Il tetto che limita il premio ad un massimo di 50 ettari, sarebbe
indirizzato verso la giusta strada se si trattasse di una regola valida per
tutti, vale a dire applicabile anche alle aziende che hanno cominciato a
ricevere i contributi nelle scorse annualità. Invece, si tratta di un
provvedimento che riguarda solo il bando del 2003 e che accentua le
condizioni di sperequazione tra aziende che fanno biologico e operano nelle
medesime condizioni strutturali, ma sono entrate nel sistema di controllo in
condizioni ed anni diversi.
Inoltre, nel bando in questione, la graduatoria per l’assegnazione dei fondi
prevede punteggi più alti per le aziende che vogliono convertire al
biologico. Paradossalmente, ci troviamo di fronte ad un’azione politica che
da un lato finanzia le aziende che entrano nel circuito, e dall’altro lascia
a sé stesse le aziende che hanno già intrapreso la via del biologico
costringendole, di fatto, a ritornare ai vecchi metodi di produzione.
Consideriamo, inoltre, il fatto che sono stati drasticamente tagliati i
fondi all’agroambientale per il 2005 e 2006 con la tabella finanziaria della
delibera della Giunta Regionale del 20.02.02 n.150 "modifiche al PSR
2000-2006", rispetto alla primitiva tabella finanziaria del "PSR 2000-2006"
della Giunta regionale n.1154 dell’11.10.2000. Per il 2005 si scende da €
12.112 a € 9.660 per l’agroambientale (Misura 2.1.2). Per il 2006 si scende
da € 12.026 a € 8.396 sulla medesima Misura.
Noi vogliamo un cambiamento di rotta nella logica concreta del PSR, che deve
favorire si l’azienda efficiente e produttiva ma secondo un concetto più
ampio dell’efficienza e produttività stessa, che implichi anche parametri
territoriali, ambientali, umani e lavorativi (secondo principi
di"multifunzionalità" sbandierati ampiamente nell’introduzione al PSR
stesso).
Ad esempio, significa prevedere anche per la piccola e media azienda
efficiente e produttiva l’accesso ai finanziamenti per gli investimenti
(Misura 1.1.1) il cui tetto massimo deve essere quindi ridotto da € 26.000 a
€ 10.000
Significa anche predisporre per il settore agricolo la possibilità di
autorizzare laboratori composti da un unico locale e polifunzionali, nonché
deroghe sui materiali di rivestimento, una delle formulazioni più concrete
per facilitare la pratica delle trasformazioni alimentari attuate dai
piccoli e medi agricoltori. Oggi, infatti, tramite una Legge (283/62)
nazionale vengono dettate le norme generali che regolano l’attività di
manipolazione dei prodotti alimentari. Questa Legge è esclusivamente
concepita per chi dispone di grandissime produzioni derivanti da monocolture
intensive, mentre penalizza chi diversifica la produzione disponendo di
quantità minori di prodotto. Accade quindi che, chi vuol imbottigliare il
suo olio, il suo vino e magari fare anche delle marmellate, deve disporre
almeno di tre laboratori comprensivi di bagno e antibagno!
Il Dpr 327/80, Decreto di attuazione della legge 283/62, stabilisce le
caratteristiche strutturali che devono avere i laboratori di trasformazione
dei prodotti e L’ art. 28, di detto decreto, prevede che le ASL, a loro
discrezione, possono concedere delle deroghe particolari. E’ proprio a
questo articolo che facciamo riferimento quando parliamo di laboratori
semplificati composti da un unico locale e polifunzionali. Vogliamo che
anche l’Umbria, come ad esempio la Toscana, si munisca di deroghe
appropriate che permettano anche ai piccoli e medi produttori di trasformare
i propri prodotti senza, per forza, rinunciare alla diversificazione della
produzione.
Noi crediamo che, una seria politica agroambientale deve porre al centro
della sua proposta il metodo di agricoltura biologica e la piccola e media
azienda come soggetto fondamentale per la tutela del territorio e della
biodiversità.
Per questo, contadini, braccianti, forze ambientaliste, partiti politici e
singoli cittadini t’invitano a partecipare alla manifestazione contadina del
2 Settembre 2003.
FORO CONTADINO-ALTRAGRICOLTURA, CANTIERE SOCIALE X-LAB, FED.VERDI