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Don Giorgio e don Francesco in catene davanti alla Questura

Publie le lunedì 9 giugno 2003 par Open-Publishing

Don Giorgio e don Francesco in catene davanti alla Questura: «Basta
caccia all’immigrato»
di Raffaele Sardo

CASERTA. Un ombrellone, un tavolino, una catena lunga almeno tre
metri e alcuni cartelli contro la Bossi-Fini. E’ l’armamentario che
due padri comboniani, Giorgio Poletti (62 anni, nato a Ferrara) e
Francesco Nascimbene (50 anni, di Varese) hanno portato da Castel
Volturno fino a Caserta, in Piazza Vanvitelli, davanti al palazzo
dove hanno sede la Prefettura e la Questura. E da mercoledì mattina
vivono in tre metri per tre, sul marciapiedi della Questura,
incatenati ad una finestra del palazzo.
Protestano così clamorosamente per richiamare l’attenzione delle
autorità e dell’opinione pubblica contro l’operazione "Alto impatto"
in cui sono impegnati in questi giorni le forze dell’ordine.
"Praticamente sono retate poliziesche indiscriminate ai danni degli
immigrati sul litorale Domizio e in particolare nel comune di
Castelvolturno", spiega padre Giorgio, che è anche parroco di Santa
Maria dell’Aiuto a Castelvolturno e da sette anni è impegnato con
altri tre confratelli e tre suore nigeriane nella pastorale a favore
di immigrati africani, polacchi e ucraini.
I due padri comboniani puntano il dito contro il sindaco di Castel
Voturno, Antonio Scalzone (FI), a capo di una giunta di centro
destra (il comune fu sciolto per condizionamenti di camorra) perché
sta spingendo molto per l’attuazione di misure repressive nei
confronti degli immigrati, soprattutto africani. "Il sindaco di
Castelvolturno - dice padre Giorgio - ha promesso di liberarsi degli
immigrati entro due anni ed a qualunque costo. Poco più di una
settimana fa in Consiglio comunale un esponente di Alleanza
nazionale dichiarò addirittura che gli immigrati andrebbero bruciati
vivi". Tra i primi ad accorrere sul posto il vescovo di Caserta,
monsignor Raffaele Nogaro, che ha subito detto: "L’azione dei due
missionari a difesa della vita umana ha qualcosa di evangelico. I
due religiosi mi avevavo informato della loro idea e avevano
concordato con me quanto avrebbero fatto. Mi dicevano che non c’era
altra soluzione per richiamare l’attenzione sulla situazione in cui
versa questa gente, la più povera tra i poveri. Le forze dell’ordine
- ha spiegato Nogaro - hanno fatto irruzione in alcuni palazzi ed
hanno compiuto rastrellamenti indiscriminati. C’è un gran bisogno di
azioni dimostrative come questa, che possano richiamare le autorità
ad una politica che sia realmente incentrata sull’integrazione e non
semplicemente sulla repressione. E’ evidente che non si può lasciare
libertà di intervento alle sole forze dell’ordine che svolgono
un’azione meramente repressiva. L’immigrazione è una grande risorsa
per il futuro del nostro paese, ma le autorità sembra che non
vogliano rendersene conto.".
Nella notte di mercoledì, è sceso a parlare con la piccola folla
radunata intorno ai due comboniani anche il questore di Caserta,
Vincenzo Roca. C’erano molti giovani del volontariato cattolico,
insieme alle suore di Casa Ruth, alcuni consiglieri comunali
dell’Ulivo e giovani dei centro sociali di Caserta a cantare e a
bere vino. Il questore non ha ottenuto l’effetto di fermare la
protesta. Anzi. I due religiosi ieri mattina alle 7.30 hanno
celebrato la santa messa normalmente, nel loro piccolo spazio
davanti alla Questura. Lo hanno fatto sempre incatenati, assistiti
da altri religiosi, con un altare improvvisato con il loro tavolino
di plastica. "C’erano le suore di Maria Riparatrice - racconta padre
Nascimbene - le Orsoline di Caserta e i Padri sacramentini che hanno
pregato con noi e molto probabilmente si uniranno alla nostra
protesta, così che si possa organizzare dei turni e darci il cambio
per stare qui incatenati. Così potremo resistere molto più a lungo".

Nella mattinata di ieri ancora una volta il Questore ha voluto
parlare con i due religiosi dopo che era arrivato anche il vescovo
Nogaro. "Abbiamo chiesto al questore - ci spiega padre Giorgio - di
fermare l’arresto indiscriminato degli immigrati - ma non abbiamo
avuto assicurazioni in proposito. Il questore si è trincerato dietro
la legge Bossi - Fini ed ha eluso le nostre richieste. Perciò da qui
non ce ne andremo".
Sempre nella mattinata di ieri a dar man forte ai due comboniani
sono arrivati molti giovani delle associazioni di volontariato,
diversi religiosi casertani, e tanti immigrati. E’ giunta la
solidarietà dell’assessore regionale alle politiche sociali, Adriana
Buffardi, e nel primo pomeriggio sono arrivati anche don Vitaliano
della Sala e Francesco Caruso, leader dei No global Campani. Don
Vitaliano si è incatenato alla finestra della questura e passerà la
notte con loro. "Noi non vogliamo fare la rivoluzione - dice ancora
padre Giorgio - chiediamo solo la fine della repressione verso gli
immigrati. Questa è gente che vuole solo rifarsi una vita, che cerca
un lavoro onesto. E’ gente che viene sistematicamente sfruttata e
malpagata. I problemi ci sono, ma non vanno affrontati con la forza.
Non vorremmo che dietro questa ondata repressiva ci fossero i soliti
poteri forti che aspettano la "bonifica del territorio" per
partecipare alla spartizione dei miliardi stanziati dalla Regione
per rilanciare il turismo sul litorale".