Home > Due anni dopo il G8, a Genova corteo senza incidenti

Due anni dopo il G8, a Genova corteo senza incidenti

Publie le martedì 22 luglio 2003 par Open-Publishing

da Il Secolo XIX

Due anni dopo il G8, a Genova corteo senza incidenti
Oltre diecimila per Giuliani

Genova. Oltre diecimila persone per ricordare Carlo Giuliani. Con un applauso interminabile, due
anni dopo, stessa ora, ancora in piazza Alimonda. Poi la marcia silenziosa, cerotto alla bocca, per
«non archiviare e non dimenticare» la tragedia del ragazzo ucciso durante gli sconto del G8
genovese. La mattinata dei no global era cominciata al piccolo trotto. Con qualche centinaia di persone
sedute tra girandole con i colori della pace e striscioni con il nome di "Carletto". Alla fine,
invece, il corteo si è gonfiato con un popolo composto e senza bandiere. Nessun incidente, pochi
vip. Alle 17 e 27 minuti, l’ora della tragedia, il momento più commovente: con don Andrea Gallo
stretto tra la famiglia Giuliani e gli amici del giovane a cantare Bella Ciao. Ma tra le decine di
anime del movimento noglobal, crescono le richieste di rinnovamento. Stremati alla meta, sul mare, il
concerto. Il corteo che è partito piccolo piccolo ed è arrivato gonfio. Negli occhi dei genitori
di Carlo Giuliani il segno di un risultato superiore alle aspettative. Questo li rende felici,
ancora una volta commossi. E rende meno amara la constatazione inevitabile: il movimento no global
arriva al secondo anniversario del G8 sull’orlo della crisi. Sgretolato nella sua composizione,
litigioso, con le varie anime a cercare di marcare - o smarcare - la propria presenza. C’è stato un
sentimento ancora condiviso, che ha portato tutti in piazza Alimonda: l’affetto sincero per quel
ragazzo ucciso mentre «si difendeva dall’assalto dei carabinieri». Ma la formula non piace più. Solo
l’ostinato lavoro della famiglia Giuliani e del suo Comitato ha portato la manifestazione fino in
fondo, ma il modello proposto non trova più quell’adesione che l’anno scorso aveva portato di nuovo
il movimento a trasformarsi in laboratorio.
Lo screzio più evidente, oppone il "Comitato Carlo Giuliani" ai Disobbedienti: con i ragazzi dei
centri sociali e dell’area a loro vicina qualcosa si è rotto. Per certi versi sono gli stessi
motivi che hanno tenuto lontano la grande massa cui avevano abituato i Cobas e la galassia delle mille
associazioni no global. Un segnale tangibile è stata la fuga, la notte tra sabato e domenica, di
80 Disobbedienti del nord-est. Luca Casarini in testa: assenza giustificata, c’era un’altra
manifestazione. Ma perché non a Genova, allora? Perché - e su questo si allineano, le associazioni -
l’anno scorso Genova e il popolo italiano no global si appropriavano di una città che solo 12 mesi
prima era stata ridotta a grande prigione, con barricate, rivolte, repressioni. C’era l’esigenza
impellente di riconquistarla, insieme ai genovesi tutti che in effetti si erano riversati in massa in
un corteo infinito. Queste stesse anime hanno visto il 20 luglio 2003 come una via crucis,
attraverso le stesse strade e gli stessi incroci camminati da "Carletto" due anni fa. Un funerale
silenzioso, commemorativo. Quasi in contraddizione con la filosofia che portò al successo le
manifestazioni 2002: «Non celebriamo un martire, chiediamo verità e giustizia per tutti i fatti di Genova».
Emerge invece che il movimento ha registrato oggi un passo indietro: «Ci siamo fermati mentre tutto
attorno a noi è cambiato». Perché Carlo Giuliani è nella loro memoria, fa parte della loro
identità, ma chiedono di «andare oltre», verso le migliala di sfide nuove che si sono presentate. Lo
scollamento si legge anche sul programma delle decine di iniziative della settimana appena passata.
Ciascuna sigla per conto suo, forum per forum, argomento per argomento. Se è vero che la
lottizzazione dei portavoce del Social Forum era palesemente ostentata, oggi la deflagrazione sfiora
l’incomunicabilità. Antonio Bruno, del Comitato,Verità e Giustizia, la vede così: «È finita la visione del
Forum come ombelico del mondo. Anime che lavorano su progetti diversi. A me pare una ricchezza».
Ed è forse grazie a Bruno che il calendario dell’anniversario ha guardato anche «oltre» quel
maledetto 20 luglio. Piero Bernocchi, tra i fedelissimi Cobas tornati a Genova, è diplomatico:
«Arriviamo stanchi dopo un anno micidiale. Ma emotivamente abbiamo assecondato la richiesta della famiglia
Giuliani». Giuliano Giuliani non si arrende: «Non dobbiamo stancarci mai di seminare la verità».
La sua forza è moltiplicata grazie alla moglie Heidi. Ma questo popolo che ancora una volta ha
risposto all’appello, silenziosamente e senza proclami annuncia" l’anno prossimo si cambia.

Giovanni Mari