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"ALBERI NON ANTENNE"
ELETTROSMOG A BOLOGNA:
I CITTADINI PROPONGONO
CHI SIAMO:
Rappresenta un sistema di collegamento informativo ed operativo tra i comitati contro
l’elettrosmog. Basato sul volontariato che cerca di attribuire un ruolo di scelta diretta e consapevole al
cittadino. Con possibilità di organizzare assemblee e convegni autogestiti, di individuare iniziative
che nascono dai bisogni reali, allargate a tutte le entità che intendo aderire ad un obiettivo
condiviso (comitati attivi contro l’elettrosmog, comitati costituiti o meno su altri temi ambientali,
associazioni, mondo della comunicazione alternativa ed indipendente).
Un gruppo che da alcuni anni garantisce una continuità di presenza, raccogliendo le esperienze
vissute dai singoli comitati locali, affiancandole a quelle di altri collocati in regioni diverse.
Comitati che abbinano alla protesta la proposta, che hanno tentato interventi presentando
emendamenti sulla normativa regionale e statale, coalizzandosi e facendo convergere le energie sciolte sul
territorio verso iniziative comuni e condivise. Firme raccolte in troppe petizioni unite ed inviate
in fascicoli voluminosi ai Ministri e agli Assessori competenti.
Quindi una forma nuova di "attivisti e ambientalisti" che opera in modo libero, democratico,
partecipativo, allargato, svincolati dal concetto che vede il comitato come bene di appartenenza e
limitato da soluzioni personali.
FINALITA’:
Orientamento generale è la considerazione della tutela della salute come diritto fondamentale
dell’individuo e come interesse della collettività, in base a quanto stabilito dall’art. 32 della
Costituzione.
Pertanto bisogna procedere all’immissione sul territorio di impianti tecnologici invasivi solo
dopo averne provato l’innocuità, effettuando valutazioni preventive che consentano l’applicazione del
principio di "inversione della prova" o in base a criteri di pianificazione condivisi.
Gli obiettivi di programma sono quelli individuati dall’art. 1 (Finalità) della Legge Quadro
sull’inquinamento elettromagnetico n. 36/2001, riassumibili come segue:
– applicazione del principio di precauzione sancito dall’art. 174, paragrafo 2, del Trattato
Istitutivo dell’Unione Europea che vede confermata la validità nel febbraio 2003 dall’O.M.S.
(Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’ICEMS;
– assicurazione della minimizzazione dell’esposizione della cittadinanza soggetta agli effetti
sanitari prodotti dalle fonti inquinanti.
PUNTIAMO AL CONSEGUIMENTO DI UN OBIETTIVO COMUNE E CONDIVISO:
Un problema come quello dell’elettrosmog non può essere affrontato solo localmente, magari
spostando un singolo impianto da un sito all’altro, senza regole di pianificazione generale, si cambia il
soggetto esposto all’inquinamento senza risolvere.
Un problema come quello dell’elettrosmog non può essere scisso dalle altre criticità ambientali
cittadine quali smog, rumore ecc., viste le possibili interazioni tra i diversi agenti inquinanti
con effetti e rischi sanitari che non si possono più trascurare.
Abbiamo condiviso con i comitati antismog la necessità di puntare e sensibilizzare i politici su
obiettivi voluti dai cittadini, costruendo insieme linee comuni basate su presupposti analoghi:
tutela della salute e principio di precauzione.
INIZIATIVA IN CORSO:
Un gruppo di 26 comitati promotori contro l’elettrosmog con l’adesione di 24 associazioni stanno
lavorando per un progetto di iniziativa popolare con la proposta di una delibera che impegni il
Consiglio comunale di Bologna a mettere in pratica regole di "buon senso" indicate dai cittadini.
Utilizzando il regolamento del Comune di Bologna sui diritti di partecipazione e di informazione
servono 2.000 firme autenticate per chiedere nuove linee di indirizzo di pianificazione territoriale
per le nuove installazioni di antenne per telefonia cellulare e di impianti tecnologicamente
invasivi. Si chiede di rendere attuativa la normativa regionale che prevede l’attribuzione ai Comuni
della capacità reale di coordinamento delle richieste di immissione sul territorio. Serve una
pianificazione territoriale preventiva che preveda una procedura partecipativa dei cittadini e l’attività
di coordinamento dei gestori. Siti più idonei con garanzia di equità distributiva, evitando
concentrazioni di impianti inquinanti che metterebbero a rischio indiscriminatamente parte della
popolazione, tenendo conto delle altre forme di inquinamento esistenti con possibili effetti di
interazione sulla salute pubblica (smog, rumore ecc.).
RICORSO AL TAR COLLETTIVO: PERMETTE LA SOSPENSIVA DELL’INTERO PIANO ANTENNE 2003 DEL COMUNE DI
BOLOGNA:
Risultato ottenuto da un significativo atto di fusione ed integrazione tra comitati propositivi ed
associazioni, per raggiungere obiettivi comuni. Una spinta univoca per costruire insieme possibili
proposte concrete che permettano di fare giungere gli effetti della normativa alle situazioni
reali dei cittadini. Dal "globale" al "locale" per sostenere le iniziative concrete.
Un ricorso al TAR collettivo per la sospensiva dell’intero piano antenne 2003 pubblicato sul Resto
del Carlino il 10-04-03. Un trafiletto invisibile che non ha permesso ai cittadini di essere
informati e quindi di presentare le osservazioni previste dalla Legge regionale e regolamentate dalla
delibera comunale del 31-03-03. Un forte atto di impegno anche economico dei cittadini che
intendono assumersi un onere sociale e svolgere un servizio all’intera città che permetta l’inserimento di
quelle regole tuttora mancanti dopo anni di assemblee e di firme raccolte in petizioni inutili e
non ascoltate. La difesa del territorio e della salute pubblica parte dai cittadini che chiedono
alle associazioni strutturalmente fornite di supporti legali di valutare le possibili soluzioni
praticabili e ai politici un supporto operativo che consenta l’utilizzo di norme e regolamenti per
soddisfare le esigenze reali della gente.
PERTANTO RIPORTIAMO LA SINTESI DELLE RICHIESTE DEI CITTADINI E DEI COMITATI RISULTANTI DALLE
MOLTEPLICI ASSEMBLEE VISSUTE SUL TERRITORIO IN MATERIA DI ELETTROSMOG:
– informare i cittadini dell’avvio delle procedure amministrative che possono avere effetti
modificativi dell’equilibrio dell’assetto urbano e sanitario. Quindi la possibilità effettiva di
intervenire nei procedimenti di autorizzazione vedendo concretizzarsi il diritto a presentare
osservazioni inserito nella Legge regionale in vigore in materia. Il sistema d’informazione deve individuare
con esattezza gli impianti in funzionamento correlati dai dati illustrativi, aggiornati, delle
aree coinvolte dall’inquinamento elettromagnetico con relative misurazioni dettagliate e
continuative. Deve prevedere la predisposizione di linee guida condivise da tutti i quartieri per consentire
una omogenea informazione e mettere a disposizione del cittadino modalità e tempi necessari per
potere esercitare il proprio diritto partecipativo. Deve garantire l’informazione alla popolazione
sugli eventuali rischi non preventivamente verificati;
– raccogliere pareri preventivi della popolazione interessata, anche attraverso l’incremento di
forme operative di decentramento nei quartieri;
– fare partecipare rappresentanti dei comitati di cittadini alle fasi dei procedimenti;
– l’individuazione di criteri di uguaglianza di trattamento che non privilegino alcune zone della
città a scapito di altre, prevedendo anche il riposizionamento delle antenne già installate;
– la salvaguardia di situazioni di particolare criticità ambientale con presenza di concentrazioni
di sistemi che producono emissioni invasive tenendo conto delle altre forme di inquinamento
concomitanti con possibili effetti di interazione;
– la salvaguardia dei siti sensibili (scuole, ospedali, case di cura ecc...) e dei luoghi comunque
destinati all’infanzia. L’attuale fascia di rispetto di 50 metri è ritenuta insufficiente per la
difesa da eventuali rischi sanitari. Ampliare tale fascia di rispetto, perlomeno nei casi in cui si
possono verificare esposizioni per tempi prolungati ai campi elettromagnetici;
– un’analisi preventiva dei piani annuale e pluriennale in concertazione con i gestori, l’Ausl,
l’Arpa ed i cittadini con pari dignità affinchè il Comune abbia la capacità reale, con il supporto
di una mappatura aggiornata, di coordinare le richieste di intervento dei gestori con
l’individuazione, attraverso la collaborazione con i quartieri, dei siti maggiormente idonei all’installazione
dei nuovi impianti e delle riconfigurazioni, garantendo equità distributiva (come zone aperte e
terreni il più lontano possibile dai luoghi di permanenza e di vita e rotonde mettendo in atto
soluzioni atte ad evitare il rischio di incidenti stradali con l’obbligo di assumere le utenze
necessarie a garantire l’allontanamento; collocazioni più alte rispetto all’abitato circostante, come nel
Comune di Venezia, verificando che i lobi non colpiscano le abitazioni circostanti, evitando
presenze combinate elettrodotti-antenne; cimiteri, ecc.);
– scelte coordinate e coerenti fra istituzioni (Regione, Provincia, Comune ed enti di controllo e
prevenzione) e garanzie sulla loro imparzialità;
– effettuare monitoraggi in continuo che garantiscano la credibilità delle rilevazioni, con
modalità di evidenza delle infrazioni che possano condurre ad operazioni di bonifica delle criticità
individuate nel territorio, in collaborazione con i cittadini. Deve essere realizzato un sistema di
misurazione e divulgazione dei valori di inquinamento elettromagnetico su tutto il territorio
attraverso apparecchiature di misurazione collocate direttamente su stazioni radiobase e su antenne
radio/TV congiuntamente all’impiego di apparecchiature mobili per il riscontro immediato a campione
dei valori effettivi sul territorio.
COMITATI CONTRO L’ELETTROSMOG
angela.mamma@libero.it alberi.non.antenne@katamail.com
10-07-03