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Energia,acqua ed amministrazione locale: qualche riflessione
Publie le giovedì 24 luglio 2003 par Open-PublishingEnergia, acqua ed amministrazione locale: qualche riflessione
I comitati contro la costruzione di una centrale termoelettrica nella
provincia di Bologna ricorderanno il nome Mirant, la multinazionale USA che
si proponeva di fare alcune decine di centrali termoelettriche nel nostro
Paese con l’aiuto del ministro Antonio Marzano che era disponibile a
concederne la costruzione collaborando alla distruzione del nostro Paese dal
punto di vista economico ed ambientale.
Alcuni giorni or sono sui giornali USA compariva la notizia della bancarotta
della Mirant, notizia che seguiva di poco quella rimbalzata sulla stampa
nazionale relativa all’arresto dei capi di EnelPower, suo partner in Italia.
Non si vuole qui entrare nel merito delle disavventure di Mirant ed
EnelPower ma si cercherà di far luce su alcune elementari nozioni economiche
che dimostrano quanto sbagliata è l’avventura di costruire nuove centrali
termoelettriche in Italia.
Sgombriamo prima di tutto il campo da ogni possibile dubbio di natura
ambientalista: il costruire una centrale nuova in luogo "vergine" significa
determinare un grave e sicuro impatto ambientale e le argomentazioni di
coloro che cercano di convincere che una centrale a metano è meno impattante
rispetto a quelle attuali è aria fritta, infatti ciò vale in caso di
ristrutturazione di centrale esistente, ma nel nostro caso anche
l’accensione di un cerino aumenta l’impatto ambientale, figuriamoci una
centrale da 800 MW.
Ma veniamo al punto, il Ministro Marzano, nella sua scarsità di idee, ha
pensato che collaborare ad attuare un piano di installazione di centrali
termoelettriche su scala nazionale fosse la via maestra per dare impulso
allo "sviluppo" del Paese che Berlusconi tanto ha decantato nel corso della
sua campagna elettorale.
Una centrale termoelettrica da 800 MW darebbe lavoro a meno di 100 persone e
la sua costruzione impegnerebbe circa 200 addetti per alcuni anni quindi la
creazione di posti lavoro è solo presunta ma avrebbe permesso a pochi di
arricchirsi secondo il sano principio consumistico dello sfruttamento da
parte della classe dirigente di tutte le risorse (anche quelle territoriali
ed ambientali) a dispetto di tutto e tutti.
E il famoso risparmio del 10% sulle bollette dell’energia elettrica? Pensate
che se il referendum per abrogare l’elettrodo coattivo fosse andato in porto
la società proprietaria della distribuzione dell’energia in Italia sarebbe
stata probabilmente costretta a mettere a punto un piano per
l’ammodernamento della rete (con cavi interrati ed altro) con il risultato
di recuperare quel 10% di energia che va sprecata nell’attuale distribuzione
risparmio che una oculata amministrazione pubblica avrebbe costretto il
concessionario a riversare sull’utente.
Ma così non è stato ed è inutile piangere sul latte versato e sulle
occasioni perdute, vediamo invece che si fa negli altri Paesi; in USA e nel
nord Europa sono in funzione da anni micro-cogeneratori di energia, cioè
generatori capaci di generare contemporaneamente energia termica ed
elettrica ad uso di piccoli e piccolissimi stabili (addirittura per nucleo
familiare), molti di questi sfruttano energia derivante dalla combustione di
metano ma la maggioranza sfruttano energie rinnovabili (sole, aria, acqua e
terra).
\a messa a punto di una strategia politico-economica-industriale per la
diffusione di codesti micro-cogeneratori non solo permetterebbe di
risparmiare adeguatamente in termini energetici (i micro-cogeneratori
potrebbero generare circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale) ma
darebbe impulso alla creazione di posti lavoro (solo in Emilia Romagna
potrebbero essere più di 10.000 gli addetti) con grande vantaggio per
l’ambiente e, quindi, la salute dei cittadini; questo però darebbe ricchezza
a tutti e forse alla classe dirigente non piace per cui ecco inventato il
balzello: sull’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili una tassa di
200 vecchie lire per Kw/h generato, inoltre l’obbligo di fare un contratto
capestro con il concessionario per vendere (a prezzi decisamente stracciati)
l’energia prodotta in esubero; tutto ciò ha scoraggiato il privato e, quindi
in Italia questo genere di impianti non ha avuto presa sul mercato.
Per fortuna c’è chi dice che questo è un Paese liberista: magari!
Acqua: il concessionario che dovrebbe garantirne la distribuzione (Hera ex
Seabo per intenderci) è un altro fautore per la costruzione di una centrale
termoelettrica nella Provincia di Bologna, viene da chiedersi perché l’ing.
Aldrovandi (grande elettore di Guazzaloca) e messo alla guida di Seabo e
quindi di Hera, dopo aver ricavato un ragno dal buco dalla sua prima
iniziativa di fare di Seabo un service provider di telefonia, stia cercando
di inserire l’azienda (che è di tutti noi, sue parole) in un business nuovo
invece che dedicarsi a quello che è da sempre il mandato di quell’azienda:
garantire a tutti la distribuzione dell’acqua a prezzo equo.
Da fonti attendibili risulta che per scarsa manutenzione degli impianti ci
sia una dispersione delle acque nella nostra Provincia in misura del 25-30%,
inoltre l’acqua da quando l’ing. Aldrovandi guida la Seabo è aumentata di
prezzo circa del 40%, che senso ha tutto questo?
La manutenzione delle strade di Bologna è miserevole, Seabo ha riparato in
zone del Centro storico tubazioni interrate e poi non ha rimesso a posto la
pavimentazione a regola d’arte per cui porfido o altre lastricature hanno
lasciato il posto a chiazze di asfalto mentre i sampietrini giacciono
accatastati ai bordi delle strade.
Hera con solerzia ha finanziato più di una iniziativa del sindaco Guazzaloca
anche le oramai famose "palle" hanno avuto un finanziamento da parte di
HERA di 300.000 €.
Ora codesti amministratori faranno una rincorsa per dare una riverniciatina
qua e là in occasione della campagna elettorale per le amministrative del
2004, insomma faranno come chi si pulisce le scarpe solo davanti "tanto"
dietro non si vede……..
Crediamo che solo un nuovo tipo di amministrazione veramente vicina ai
cittadini ed attenta ai loro bisogni che sono principalmente servizi sociali
e benessere distribuito possa dare una svolta a questa Città, l’impegno di
chi si accinge a candidarsi per amministrare Bologna deve essere vero e
sentito "dentro", Bologna ed i suoi cittadini meritano molto di più di
quanto non siano stati in grado di fare gli amministratori negli ultimi
anni.
Mario Alvisi
(anche ingegnere ma, soprattutto, cittadino stanco di essere preso in giro)